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[RECE][SUB] Desert Dream aka Hyazgar

Traduzione di princerick

8 risposte a questa discussione

#1 princerick

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Inviato 05 February 2009 - 03:49 AM



La gente continua ad abbandonare la steppa. Persino la moglie di Hyungai, a causa della malattia della figlia, decide di andarsene. Una notte, mentre Hyungai beve avvolto dalla sua solitudine, bussano alla sua porta due profughi Nord Coreani, madre e figlio. Sono solo loro tre nei paraggi, e dovranno aiutarsi a vicenda per difendersi dall'ostilita' del deserto che avanza imperterrito. I tre, pur non parlando la stessa lingua, si conosceranno meglio instaurando un rapporto che va al di la delle parole.

Titolo: Desert Dream / Hyazgar
Genere: Drammatico
Nazione: Cina, Corea, Mongolia, Francia
Lingua: Mongolo, Coreano

Regia: Zhang Lu
Attori: Seo Jung ("l'isola"), Bat Ulzii

Attenzione, durante tutto il film le lingue usate sono il Mongolo ed il Coreano, spesso quindi i personaggi parlandosi a vicenda non si capiscono. All'inizio, ho marcato i primi dialoghi con le stringhe (Mongolo) (Coreano) per rendere l'idea, va da se che quei personaggi poi per tutta la durata del film parleranno la propria lingua senza bisogno di inserire ogni volta le sopracitate stringhe.




Commento di Massimo Tria (fonte: www.nonosolocinema.com) "[...] Zhang Lu è un regista cinese nato nel 1962. Il suo terzo lungometraggio, questo Hyazgar (titolo internazionale Desert Dream) è una coproduzione franco-coreana ambientata nelle steppe della Mongolia: in breve, una sorta di triangolazione fra tre diversi mondi dell’Estremo Oriente che ad un pubblico europeo può rimanere piuttosto indigesta proprio in virtù delle prevedibili difficoltà di comprensione estetico-culturale. Non per abusare del luoghi comuni sull’aspetto meditativo delle culture tradizionali asiatiche, sui controversi rapporti fra città e campagna, o sulla poca spettacolarità di centoventitré minuti di pellicola che si snoda lentamente attorno ad una iurta mongola, ma corrisponde al vero che il nostro Zhang Lu mette a dura prova la pazienza cinematografica anche dei più scafati cinefili: i due personaggi principali parlano due lingue diverse (quelle poche volte che si esprimono a parole), le tradizioni agrarie delle steppe sono piuttosto ignote a chi scrive, e in fondo l’intero film si basa su una presunzione di probabilità piuttosto remota, probabilmente dovuta a ragioni di coproduzione internazionale, ovvero che una donna in fuga dalla Corea del Nord riesca ad attraversare in un lasso di tempo non troppo lungo tutta la Cina a piedi, per poter così giungere, quasi come in una favola, alle porte dell’umile abitazione del nostro gentile pastore...

Questo valga per quel che concerne la verosimiglianza della storia; che poi la pellicola nel complesso esprima dei valori artistici ed umani non è però affatto escluso. Se si dimentica per un attimo la stravaganza della situazione di partenza (o forse meglio, se ci si fa completamente assorbire da essa), ne esce in fondo un film straniato ma coerente sull’ostinazione dell’essere umano e sulle sue capacità di adeguamento: il pastore Hangai è ostinatamente legato alla sua terra ed è l’unico che si incaponisce a piantare alberelli nelle distese desertiche che lo circondano; la madre coreana, Choi Soon-hee, per difendere suo figlio si imbarca in una spedizione che ha dell’incredibile e riesce ad adeguarsi alla situazione d’emergenza.

Da un punto di vista antropologico è poi proprio questa capacità di adeguarsi che porta i fuoi frutti migliori: l’elemento estraneo (la coreana) accetta la particolare declinazione di “follia” dell’elemento autoctono, e si mette anch’essa a disseminare il deserto di alberelli. Da un punto di vista etnografico poi la innegabile difficoltà a sintonizzarsi con la diegesi (abbastanza debole e frammentaria) è ripagata da uno sguardo semi-documentaristico su usi e costumi della steppa mongola, immortalati con un approccio fra l’enigmatico ed il poetico (non siamo certo su toni divulgativi da National Geographic). Insomma, il tipico esempio di cinematografia “orientale” fatta di vuoti narrativi e pieni semantici che può piacere al cinefilo paziente."

Godiamoci le bellissime immagini di una Mongolia da sogno




















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#2 princerick

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Inviato 05 February 2009 - 04:05 AM

Allora innanzitutto non sapevo se inserire la rece in Corea o in Altra Asia, visto che la produzione e' Franco-Coreana ma il tutto e' girato in Mongolia, parlato per lo piu' in Mongolo, ed il regista e' Cinese. Un bellissimo esempio di collaborazione Asiatica. Il film e' lento e statico, lo dico fin da subito. La regia e' come un occhio sulla capanna di Hyungai, esposta ai venti e alle intemperie di un deserto che avanza e cerca di mangiarsi la poca steppa che rimane. Hyungai e' un sognatore, uno di quei sognatori che ormai non esistono piu'. Pianta alberi in un deserto troppo piu' grande di lui, cercando di frenarne l'avanzata. Gli alberi che non riescono a sopravvivere in quelle condizioni, come gli esseri umani del resto. E queste 3 vite, che si incontrano per caso, un rapporto fatto di sguardi e gesti, l'essere umano messo a nudo. Il film e' assolutamente minimalista. I dialoghi sono ridotti al minimo, anche a causa della differenza di linguaggio tra i protagonisti. Io l'ho trovato un film splendido a dir poco, un film che spoglia l'essere umano e lo riporta alle origini, in un bellissimo contrasto tra un Hyungai nel deserto, e un Hyungai in citta' che fa molto riflettere. Non e' un film di marmocchi, non fatevi ingannare dal trailer, sono semplicemente 2 ore di Mongolia allo stato puro, un posto che nel mondo moderno puo' sembrare ancora qualcosa di raro e incredibile.

#3 BOKE

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Inviato 05 February 2009 - 10:21 AM

umilmente ringrazio
;)
AsaNisiMasa

#4 chibi

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Inviato 05 February 2009 - 01:46 PM

:em41:
chibi sta traducendo: [url="http://www.asianworld.it/forum/index.php?showtopic=3457&st=0" target="_blank""]A Love to Kill[/url] ep.13 ( 80% ) - [url="http://www.asianworld.it/forum/index.php?showtopic=3232&st=0" target="_blank""]1% of Anything[/url] ep.18 ( 70%)
chibi ha tradotto: [url=""http://www.asianworld.it/forum/index.php?act=ST&f=38&t=4045&st=0#entry77614" target="_blank""]Now & Forever[/url] (100%) - [url="http://www.asianworld.it/forum/index.php?showtopic=4739&hl=" target="_blank""]Ad-lib Night[/url](con princerick) (100%) - [url="http://www.asianworld.it/forum/index.php?showtopic=7317&hl=" target="_blank">Guns & Talks"]Guns & Talks[/url] (100%)

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"Da te, gli uomini", disse il piccolo principe, "coltivano cinquemila rose nello stesso giardino...e non trovano quello che cercano...E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua...Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore". da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry
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#5 asturianito

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Inviato 05 February 2009 - 06:05 PM

Visualizza Messaggioprincerick, il Feb 5 2009, 04:05 AM, ha scritto:

Il film e' lento e statico

Visualizza Messaggioprincerick, il Feb 5 2009, 04:05 AM, ha scritto:

I dialoghi sono ridotti al minimo
Sei stato molto convincente, e anche questo prima o poi lo guarderò...
Grazie principe!
Non si possono prendere quattro gol contro aversari
che passano tre volte nostra metà campo. (V. Boskov)


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#6 suiseki

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Inviato 05 February 2009 - 08:28 PM

:em28:
grazie rick
:em41: :em10: :em16:

:em28:
grazie rick
:em16: :em41: :em41:

Suntoryzzata ufficialmente in data 27/01/2007 Aisssshipal!!!!

"In viaggio il primo giorno ci si chiede perchè si è partiti, chi ce l'ha fatto fare. I giorni successivi ci si domanda come si farà a tornare indietro."

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#7 Cignoman

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Inviato 06 February 2009 - 01:32 AM

Grazie infinite per i SUB ! ! ! Questo devo vederlo ! ! !

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#8 creep

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Inviato 08 March 2009 - 07:49 AM

Bel film sugli sforzi inutili nella preservazione della steppa, che è anche metafora della vanità della protezione in senso lato. Un incrocio tra le dilatazioni spazio-temporali di Zhang Ke Jia e la Joan Chen di Xiu-Xiu, solo che in questo caso il dramma viene completamente metabolizzato, nullificato, si scende quasi a patti, è inutile resistere. Tanto il deserto avanza e non resta che lasciare l'oasi e prendere la strada che porta in città.

Messaggio modificato da creep il 10 March 2009 - 09:19 AM

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#9 asturianito

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Inviato 03 September 2009 - 08:42 PM

Il film è senz'altro minimale, ma vengono toccati molti temi: la difficoltà di vivere in un ambiente estremo, di difendere la propria identità, con tutte le esperienze, i ricordi, l'atteggiamento che ciascuno ha, di rinunciare alle comodità e i servizi di una vita moderna, di proteggere se stessi dalle forze che ci cambiano fuori e dentro.
La madre che chiede al figlio di non dimenticare, e poi finisce lei stessa, messa alla prova, per cedere al nemico, è uno dei pezzi più forti del film.
Peccato che mettere tante cose insieme abbia richiesto, oltre che di forzare la storia, anche di costruire un po' troppo il film, che spesso perde di naturalezza; lo stesso movimento di macchina alla lunga diventa meccanico e non aiuta.

Gli scenari sono da mozzare il fiato!
Non si possono prendere quattro gol contro aversari
che passano tre volte nostra metà campo. (V. Boskov)


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