Regia: Jesper Ganslandt
Paese: Danimarca
Anno: 2006
Durata: 91'
Sceneggiatura: Jesper Ganslandt, Fredrik Wenzel
Fotografia: Fredrik Wenzel
Montaggio: Jesper Ganslandt, Michal Leszczylowski
Musiche: Erik Enockssonproduzione: Memfis Film, Film i Väst, Zentropa Entertainments24, SVT
Interpreti: Holger Eriksson (Holger), David Jonsson (David),
John Eriksson (John), Jesper Ganslandt (Jesper), Jörgen Svensson (Jörgen)
Trama
Holger, Jesper, David, John, Jörgen sono cinque ragazzi che vivono a Falkenberg, un piccolo paese svedese che, nel corso del tempo, non sembra aver subito nessuna modificazione e contaminazione. Tuttavia, questa purezza dell'ambiente non può in alcun modo preservare i ragazzi dalle modificazioni che necessariamente avvengono dentro di loro. Sono in un'età di grandi cambiamenti, sono consapevoli che quest'estate sarà l'ultima che passeranno insieme, poi ognuno prenderà una strada diversa e ciò che è stato non potrà più essere recuperato se non nella memoria.
(trama desunta e riassunta dal catalogo delle Giornate degli Autori – Venezia 2006)
Che Gus Van Sant (quello da Gerry in poi) sia in qualche modo il padre putativo di Farval Falkenberg, non c'è dubbio. Basta vedere come Jesper Ganslandt riesce, in questo esordio semi-autobiografico, a rendere espressivi gli ambienti, la natura, l'erba e il cielo, prima ancora che i personaggi, per accorgersene. Ciò che siamo stati passa attraverso a delle sensazioni, a dei dettagli che rimangono impressi in maniera inspiegabile equanto indelebile.
La memoria vissuta come fosse il presente. Il presente che è già passato, un passato immutabile nei fatti, ma modificato in qualche modo dalla memoria. Un circolo vizioso, che è poi quello della malinconia: parola certamente banale e insufficiente a racchiudere certe emozioni che si provano nei confronti della propria storia, di chi e di come eravamo, in un dato posto e con delle date persone. Memoria, cambiamento…
E' un film che sussurra, senza mai gridare e anche solo per questo merita rispetto, in un'epoca grdata e fracassona come la nostra. Ma pur sussurrando, pur non dicendo nulla di nuovo, risulta a suo modo vitale e profondo. L'uso delle voci off, la cui pregnanza viene stabilita solo nel corso della visione, è lungi dall'essere pleonastico o didascalico e così la musica: entrambi sono colonne portanti del senso del film.
Un film da vedere, per ricordare o per sentire qualcosa che forse non tutti sentiranno.
Ma può valer la pena tentare.
*Una bella recensione: Frame on line
Traduzione: polpa
SOTTOTITOLI
(Versione: JESS)
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Messaggio modificato da JulesJT il 23 May 2014 - 07:40 AM
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