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[CINEMA] Città Dolenti

metropoli disgregazione e contatti

3 risposte a questa discussione

#1 monogatari

    Microfonista

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Inviato 10 July 2005 - 07:10 AM

Città dolenti.

Uno spunto di riflessione sul ruolo della metropoli nel cinema asiatico contemporaneo.

Insicuri e perduti, gli angeli delle capitali asiatiche si aggirano come ombre alla ricerca di qualcosa che non c'è più, che sfugge da sotto le dita, che scompare come il battere delle ciglia. Città dolenti. Agglomerati umani fuori controllo. Sembra ci sia un filo rosso che collega molti registi, molte opere nell'Asia (ahimè) solo vista da molti di noi. Amata. Perchè? Lametropoli come spazio assoluto. Foglio cancellato. Sguardo claustrofobico. Ancora una volta la Taipei gigante e silenziosa di Tsai Ming-Liang. Pioggia e vita senza speranza. Rapporti umani impossibili, quasi una critica alla perdita di anima(lità) tra gli esseri umani (The Hole) fino ad un drastico ritrovarsi, ancora una volta, animali, peggio, insetti, ma in contatto con altri. Insetti. E Hong-Kong? La metropoli per eccellenza, con Tokyo. Il senso della velocità e al tempo stesso della piccolezza infinta delle vite, dei respiri, dei corpi. Una città incredibilmente variopinta, sinuosa, perversa. La città di tutti gli "angeli" del vostro amato Wong Kar-Wai (adesso sì da accostare a Wenders molto più di quanto non possa sembrare opportuno), creature in fondo buone, ma costrette a menare esistenza grama, spesso ai limiti della legalità. Oriente ed occidente che si incontrano. Che sono costrette a convivere e che si allontanano o si allontaneranno in un periodo prossimo. E quell'incertezza, quella paura e quella nostalgia per una Cina grande e madre sono così svelate, così coerentemente rincorse nei film di Fruit Chan o anche (non tanto) inaspettatamente in John Woo e un pò in tutti i film ivi ambientati. Sarà un fatto. Probabilmente qualcosa che si respira nell'aria. Però Hong-Kong dà l'idea di essere un'oasi di frenesia e inquinamento, frastuono e caos, estremamente dolce e amata, nella sua umanità. Nel suo saper esserci. Il contrario di Tokyo. Bellissima e altera. Assolutamente fuori da ogni schema. Fatta di migliaia di vite che non si relazionano tra loro se non attraverso mezzi "meccanici": cellulari, computer, messaggerie... Una città che ha rinunciato alla sua umanità per cercare uno stato extracorporeo. Tokyo è metafisica. La città di super-eroi biomeccanici, Tetsuo, Electric Dragon, Cutie Honey. La città ossessionata dal sesso ma refrattaria al corpo. Spietata e altera diventa impalpabile, una città di fantasmi. Ma Tokyo, in effetti chiama a memoria la fantascienza, tra tutti i luoghi del mondo è quello che più si proietta verso il futuro, verso lo spazio, l'impalpabile comunicazione. Verso il cielo.
E per ultima Seul. Il contrario di Tokyo. Rappresenta la perdita dell'innocenza e al tempo stesso l'infinita tristezza della storia. Un peso difficile da cancellare. Le vite che si incontrano. Calore umano. E soprattutto amore. Un amore dolente e infinito. Solo sognato (Failan) e lontano (Peppermint Candy, Windstruck), violento e consapevole (Old-Boy, Oasis). Un amore che è speranza appena sussurrata, costretto a subire ogni tipo di umiliazione, ma forte e corporeo. Adulto e umano.

mono
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Ogni uomo e ogni donna é una stella. (A.Crowley)

#2 TheReal O

    Cameraman

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Inviato 11 July 2005 - 02:22 PM

Caro mono, quando tu chiama all'appello con riflessioni così... diciamo particolari, non posso esimermi dal risponderti. Come sai bene sono le discussione che preferisco. Forse piacciono solo a noi (perché di solito le portiamo avanti in 2), ma va bene così, il forum è democratico non credo ce ne vorrà ^^

Anche se con angolazioni diverse anche io guardando questi film, ho sviluppato vari pensieri sul ruolo della metropoli. Arrivando alla conclusione, esattamente 2 settimane fa, che io amo la città. Adoro la metropoli, gli spazi che crea e il modo in cui si sviluppano i rapporti umani all'interno di questa. Credo che sia una caratteristica unica e imprescindibile di questo secolo nascente. La strada era già stata intravista dal pluriosannato Blade Runner, che nonostante non è un film asiatico, è stato fortemente premonitore, donando a Los Angeles quella caratteristica atmosfera che oggi solo città quali Tokyo o Hk possono "vantare". Mi distacco da te quando insisti su un'accezzione negativa di questo, soprattutto riguardo Tokyo. Io credo che l'amore verso la metropoli sia il filo conduttore di tutto questo. Ricordiamoci che la città è sinonimo anche di denaro, di ricchezza e prosperità per molti (per assurdo anche i meno adagiati, i senzatetto in città riescono a condurre una vita più meno dignitosa, proprio grazie agli eccessi e agli sprechi che la città crea). Lo sviluppo, la capitalizzazione sono mezzi necessari per il sostentamento del cinema (se non ci fosse da mangiara chi spenderebbe milioni di Yen, Dollari o euri per un film), il cinema è un surplus. Il cinema è un eccesso spontaneo della nostra società. Società che ha il cuore nelle metropoli. Le metropoli sono il simbolo di tutto, di oggi e di domani. I piccoli centri stanno scomparendo, tu che sei siciliano lo sai bene. Gli attentati, si fanno nel cuore delle metropoli, qualsiasi evento mediatico, ha la sua città alle spalle. Oggi Woodstock non si fa più su un'isola come fu a suo tempo, si fa nelle 8 metropoli più ricche al mondo (live8).
Io trovo nel cinema asiatico una forte devozione nei confronti di queste città, giustamente Dolenti, come ogni amore che si rispetti (avete mai visto una storia d'amore in un film dove tuttto va bene e nessuno soffre?). Honk Kong, questa città stato, che solo ora è diventata maggiorene, con questa spada di damocle sulla testa (2046) ha ricevuto delle spendide dichiarazioni di amore (almeno io le ho lette così) da parte di tutti i registi che noi amiamo (da Woo a Kar-Wai a To a Lam, a Hark), allo stesso modo Tokyo (Ozu, Iwai, Miike etc.) forse un po' meno Seul, ma ritorno alla mia ignoranza sul cinema Coreano e non insisto su questo.
Ho capito che questo è un passaggio obbligatorio per il Cinema, non per il cinema asiatico ma per il cinema tutto. Se ci pensi ogni cinematografia che si rispetti ha portato ad una devozione quasi divina per la città in cui nasce. Gli esempi sono infiniti: La New York di Allen, la Parigi della Nouvelle Vogue, Roma, o Milano o Napoli nel neorealismo e negli anni a seguire, ma anche Londra Berlino, Madrid. Il cinema sa di avere di un debito nei confronti della metropoli senza la quale, ripeto, non potrebbe esistere. Di conseguenza lo sanno anche gli autori (ormai come abbiamo assodato parliamo di autori), che hanno esperienze, sentimenti, pensieri, ormai imprescindibilmente intrecciati con la loro rispettiva città. Ed è per questo che ogni città appare comunque diversa (come è giusto che sia) a seconda dell'occhio che la guarda. Perché ognuno vive la città a suo modo (io, per esempio, amo con tutto il cuore Roma, mi ritrovo spesso a girara da solo in macchina senza meta, solo per godermela) la Tokyo di Iwai è sicuramente più umana e meno fredda di quella di Miike e non è solo una questone di genere. Non credo la comunicazione con cellulari e-mail e simili sia un discriminante per fare di Tokyo una città fredda e metafisca. Al di la del mezzo in uso, la comunicazione implica sempre 2 (come minimo) esseri umani, e come tali portatori naturali di sani e giustamente umani sentimenti. Ora questi sentimenti possono viaggiare per il filo di un telefono, per il monitor di un computere, per radio, per televisione, sms, satellite, pellicola, ascensori, scale mobili, treni, navi aerei, ponti, vicoli buoi, puttane di lusso, puttane di strada, ma anche per dvd, iPod, nastro, automobili, metropolitane, Cd, lettere di carta o segnali di fumo, sempre sentimenti umani sono. La città, li guarda, li modella a suo modo, ci gioca possiamo dire, li accetta, ne scandisce i tempi, possiamo dire che ne cura la regia e la scengrafia, ma anche le luci, li monta e li smonta, ma di base sentimenti umani rimangono.
Ecco qual'è secondo me il ruolo della Città (più meno Dolente) nel cinama asiatico ma anche in tutto il cinema: la città è la mamma/amante/amica/sorella del cinema e io la amo, come amo il cinema stesso!
Cordialmente
O

Messaggio modificato da TheReal O il 11 July 2005 - 02:30 PM


#3 polpa

    It’s Suntory Time!

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Inviato 11 July 2005 - 03:18 PM

Molto belle, ispirate e interessanti le vostre riflessioni :)

#4 monogatari

    Microfonista

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Inviato 11 July 2005 - 08:26 PM

Se la città fosse solo luogo di perdita l'analisi sarebbe stata più diretta, scarna. Invece cerdo anch'io nella fondamentale ambiguità madre\puttana che riveste in quanto ventre, loculo, alcova di vite e sentimenti. Non sono un nostalgico. non auspico un ritorno alle origini campagnole o feudali. Solo puntualizzerei sul ruolo, spesso accusatorio, spesso "morale" di tanti film che tradiscono un approccio territoriale piuttosto che temporale. Ho omesso volontariamente Hou Hsiao Hsien se non come riferimento al titolo della discussione. In lui (ben più che in WKW, non me ne vogliate) la città ha un peso storico che rasenta l'ossessione. Perchè non esistono i luoghi senza le grandi storie, quelle delle guerre e delle conquiste, e soprattutto senza le piccole storie. Non si può solo stare a guardare. Perchè ogni città ha un anima, un respiro. E la bellezza altera e impersonalmente avanguardistica di Tokyo è ormai topos innegabile.
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