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[RECE][SUB] Black River

 foto Picchi 11 Mar 2011

BLACK RIVER

KUROI KAWA 黒い河

Aka: Rivière Noire

Versioni: 700 / 1,35


Immagine inserita




Regia: Masaki Kobayashi 小林 正樹


Anno: 1957


Nazione: Giappone


Genere: Drammatico


Durata: 114 min.


Colore: Bianco e nero





Cast:


Tatsuya Nakadai 仲代 達矢


Fumio Watanabe 渡辺文雄


Ineko Arima 有馬 稲子


Isuzu Yamada 山田五十鈴


Keiko Awaji 淡路 恵子


Seiji Miyaguchi 宮口 精二




"In ogni epoca, sono critico del potere autoritario." Masaki Kobayashi




TRAMA

Un giovane studente di nome Nishida (Fumio Watanabe) si trasferisce in una residenza malconcia e abitata da vivaci e caratteristici coinquilini per risparmiare il più possibile. Durante il trasloco fa la conoscenza della bella cameriera Shizuko (Ineko Arima) con la quale nasce subito un reciproco interessamento. Shizuko però è ancora ignara che il famigerato yakuza Jo (Tatsuya Nakadai) le ha messo gli occhi addosso e sta tramando per farla sua. Nel frattempo la proprietaria della residenza (Isuzu Yamada), sotto la spinta di "Killer Jo" e del suo acquirente, vuole vendere il terreno per farci costruire sopra un bagno pubblico.



"Un tipo di melodramma sociale raro e profondo." – Terrence Rafferty, The New York Times




Masaki Kobayashi è uno degli indiscussi maggiori registi giapponesi che, con sensibilità delicata e brutale verità, critica i risvolti sociali e storici del suo paese dal secondo conflitto fino agli anni successivi.

Il dramma noir è ambientato in una periferia povera del Giappone, come ce ne erano tante in quegli anni in cui l'Occupazione Americana ('45 - '52)[1] era sempre presente come un'ombra. Dalla base aerea alla musica americana anni cinquanta, insegne e bar in inglese, dai neri alla mania giappo-americana del senso di "proprietà". Un senso che si respira nella proprietaria della residenza-catapecchia, di Jo nei confronti della bella Shizuko, dei coinquilini sul pezzetto di terra davanti all'entrata, dell'orologio di Nishida e dell'ombrello di Shizuko.



La drammaticità del film è alleggerita grazie alla presenza dei coinquilini della "casa". Pseudo-parrucchiere, cuochi effemminati, madri, mariti lavoratori, finti studenti. Nonostante questi vivano sotto lo stesso tetto e subiscano senza disparità la stessa sorte tentando di sbarcare il lunario, ognuno pensa unicamente a sé stesso. Si spiano, si parlano alle spalle, ridono gli uni delle disgrazie degli altri, in scene a volte tragicomiche. Anche la brutta, avara vedova proprietaria della catapecchia, che tanto disprezza gli affituari, si rivela come loro, egoista e approfittatrice. Solo un coinquilino sembra veramente tenere alle sorti della casa e del destino degli altri coinquilini, cercando di incitarli alla lotta contro lo spietato nemico capitalista, è il cinese rosso Kin. Sicuramente la spiccata caratterizzazione del personaggio voluta dal regista, intende sottolinearne la differanza. L'unico non giapponese è anche l'unico che veramente vorrebbe fare qualcosa, che vorrebbe cambiare le cose, contrapponendolo così al poco senso morale e civile degli altri personaggi giapponesi.

A una prima occhiata la drammaticità del film sembra essere la sorte della povera Shizuko, aggredita e soggiogata dal perfido Jo. Sebbene questa vorrebbe fuggire da quest'uomo malvagio, consapevole che la sua sorte sarà quella di prostituirsi nei bordelli frequentati dagli americani, allo stesso tempo però ne è attratta. Ambientato in un periodo di occupazione, corruzione e lotta tra il bene e il male, il vero protagonista è proprio l'animo umano di ogni carattere (l'ingenua Shizuko, "Killer" Jo, i miseri affittuari, lo studente, le prostitute, ecc...). Preoccupato di mali sociali, povertà, oppressione, il peso della guerra persa, Black River segue il motif "nero" dei film umanistici giapponesi degli anni '50. Il fiume nero del cuore umano.



"Nakadai è convincentemente spaventoso in uno dei suoi primi ruoli. Avvincente dall'inizio alla fine."American Cinematheque





Uno dei primissimi ruoli di Tatsuya Nakadai che da qui in poi diventerà il pupillo di Masaki Kobayashi, interpretando anche magnifici ruoli come in Seppuku e in Ningen no Joken (Human Condition), l'epico capolavoro assoluto del regista.



[1] Negli anni dell'occupazione americana qualsiasi opera, evento o fatto richiamasse in qualche modo a vecchi valori tradizionali compresa la religione Shintō 神道 veniva censurato dallo SCAP (Supreme Commander of theAlliedPowers). Molti artisti e famosi registi ne subirono le conseguenze, come Akira Kurosawa 黒澤明con il film "Gli uomini che camminavano sulla coda della tigre" (虎の尾を踏む男達) del 1945, che fu distribuito solamente nel 1952.

- Buona visione -




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Messaggio modificato da fabiojappo il 31 January 2015 - 02:04 PM
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 foto fabiojappo 11 Mar 2011

Kobayashi :em41:

Grazie Picchi !
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 foto battleroyale 11 Mar 2011

Grazieeeeeeeeee :em41: :em41: :em41: :em41:

GODURIA! :em41: :em41:
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 foto Cignoman 11 Mar 2011

Lo aspettavo con impazienza, grazie alla fantastica Picchi, tutta la mia stima come sempre e molto di più che non posso esprimere a parole. Grazie anche a Ronnydica il revisore!
Oggi, visto quello che è successo in Giappone, abbiamo tutti la mente altrove, non viene voglia certamente di parlare di cinema, ma al contempo so che l'interesse per la cinematografia asiatica e la cultura giapponese in particolare ci fanno sentire più partecipi e vicini a tutti coloro che laggiù stanno soffrendo. Nel nostro piccolo quaggiù abbiamo un pezzo del nostro cuore là e idealmente il nostro sguardo raggiunge quella terra devastata e ci stringiamo a quell'umanità afflitta.
Messaggio modificato da Cignoman il 11 March 2011 - 02:58 PM
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 foto Tsui Hark 11 Mar 2011

 Cignoman, il 11 March 2011 - 01:45 PM, ha scritto:

Lo aspettavo con impazienza, grazie alla fantastica Picchi, tutta la mia stima come sempre e molto di più che non posso esprimere a parole.
Oggi, visto quello che è successo in Giappone, abbiamo tutti la mente altrove, non viene voglia certamente di parlare di cinema, ma al contempo so che l'interesse per la cinematografia asiatica e la cultura giapponese in particolare ci fanno sentire più partecipi e vicini a tutti coloro che laggiù stanno soffrendo. Nel nostro piccolo quaggiù abbiamo un pezzo del nostro cuore là e idealmente il nostro sguardo raggiunge quella terra devastata e ci stringiamo a quell'umanità afflitta.
:em41:
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 foto ronnydaca 11 Mar 2011

Grazie Picchi, vederlo è stato piacevole.
Ottima recensione ;-)
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 foto Tyto 21 Mar 2011

Grazie Picchi, il film mi è piaciuto molto. Nonostante si noti una certa influenza di film dell'epoca tipo "Gioventù bruciata" (Nakadai non è forse un perfetto James Dean giapponese?), il film brilla comunque di luce propria ed ha un fascino particolare. I personaggi sono tutti curatissimi e ottimi, l'atmosfera del Giappone occupato e un po' stuprato dagli americani, è resa benissimo. Ancora grazie.
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 foto Cignoman 28 Mar 2011

Tatsuya Nakadai è il bello e dannato perfetto, buca lo schermo. Il punto forte di questo film credo sia la resa dell'ambiente, il duro e grigio dopoguerra nella "Tokyo Occupata" (il titolo di un romanzo di David Peace che guarda caso ho letto da poco...); il microcosmo di precarie e grottesche esistenze che si muovono nella catapecchia mi hanno fatto pensare a "Humanity and Paper Balloons" di Sadao Yamanaka (imprescindibile) per quelle scene corali nel corridoio in cui i vari personaggi si affacciano dalle loro stanze, ma ho ripensato molto anche a "Street of Shame" di Kenji Mizoguchi (che non per niente è stato prodotto l'anno prima) che comunque resta una spanna sopra. Perde qualche colpo nella seconda parte quando il ritmo è meno incalzante e prevalgono i toni del melodramma puro, il finale è un po' troppo telefonato. In ogni caso questo genere di pellicole non mi stanca mai, quindi grazie ancora alla nostra Picchi, spero continui per sempre a tirar fuori dalle nebbie del tempo queste perle di storia del cinema giapponese.
Messaggio modificato da Cignoman il 28 March 2011 - 01:35 AM
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 foto Tsui Hark 28 Mar 2011

Boh a me non é piaciuto (ma non l'ho votato). Ma non sono
Forse, anzi sicuramente l'aspetto più interessante é quello che dice Cignoman, "il microcosmo di precarie e grottesche esistenze che si muovono nella catapecchia". Tutto il resto é stato noia, ma in definitiva non sono uno da film d'autore (tranne eccezioni)
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