[2CH-JJH / PostX]
Sang-yun, Jung-woo, Jae-young e Ha-yun sono killer di professione. Sang-yun è il leader del gruppo, Jung-woo lo specialista in esplosivi, Jae-young il tiratore scelto e Ha-yun il mago dei computer. Non sono proprio dei bravi ragazzi, ma hanno un cuore e fanno le cose per bene: con ogni cliente discutono i tempi, i luoghi e i metodi per portare a termine il contratto, e hanno anche una tariffa scontata per studenti. Ma un giorno fanno un passo falso e il detective Cho si mette sulle loro tracce. Un lavoro li aspetta durante la rappresentazione dell'Amleto. Riuscirà il detective a impedire l'ennessimo assassinio e a catturare i quattro simpatici killer? (cinemacoreano.it)
Regista: Jang Jin (장진)
Someone Special (아는여자 - 2004), The Big Scene (박수칠 때 떠나라 - 2005), If You Were Me 2 (다섯 개의 시선 - 2005), Righteous Ties (거룩한 계보 - 2006), A Day with My Son (아들 - 2007)]
Trasmesso in Corea del Sud il 12/10/2001
Produzione: Cinema Service (시네마서비스)
Distribuzione: Cinema Service (시네마서비스)
International Film Festivals: The Tiger Eye Firecracker Showcase (2006), Udine Far East Film Festival (2002).
TRAILER
L'ibridazione dei generi classici attraverso l'innesto di temi e motivi mutuati da altri generi è una delle pratiche più frequenti nel cinema popolare contemporaneo. Il genere gangster-noir appare come uno dei più disposti ad accogliere tale fenomeno di contaminazione. Genere postmoderno e postindustriale per eccellenza già in forma letteraria (più della fantascienza, la quale non è altro che un aggiornamento in chiave contemporanea della letteratura fantastica, presente sin dall' antichità, o della sua variante moderna, il romanzo gotico) esso sembra più di altri propenso a rispondere alle attuali istanze di rinnovamento in termini di immissione di elementi spuri all'interno di un testo standard. Il punto di non-ritorno in tal senso è rappresentato da Pulp Fiction, in cui il genere appare totalmente decostruito, frammentato, sparpagliato, confuso tra le scorie, i residui di un cinema che non c'è più. Senza raggiungere gli estremi di Tarantino, Guns & Talks si inscrive proprio in questa casistica: esattamente come in Pulp Fiction, il grimaldello utilizzato per penetrare clandestinamente all'interno di codici ben strutturati è la parola a raffica, la battuta veloce che sostituisce le pallottole e colpisce nel segno con il medesimo effetto dirompente. Più "Talks" che "Guns", dunque, per un regista come Jang Jin che viene dalla scrittura teatrale, e si vede. La brillantezza dei dialoghi, l'efficacia, la sagacia delle battute che i personaggi si rimandano vicendevolmente costituiscono l'arma in più del film, che sacrifica volentieri (e giustamente) l'azione agli arditi calembours di una sceneggiatura straripante; come se la secchezza e la laconicità del noir americano anni cinquanta incontrasse la logorrea incontenibile e l' umorismo amaro di Woody Allen. Guns & Talks si configura pertanto come un coacervo di monologhi, esternazioni, confessioni, discorsi iniziati, intrecciati, talvolta non finiti, in una sorta di smisurata seduta psicanalitica in cui i quattro assassini a pagamento protagonisti della pellicola calano le loro maschere e si svelano nella loro umanità, financo nella loro capacità di commuoversi. Il pubblico e il privato si confondono fino a divenire un tutt'uno, l'azione lascia il posto al racconto di un'azione, oppure funge da semplice accompagnamento al concerto polifonico per pistole (poche) e voci (sin troppe) orchestrato attorno al modello archetipico di partenza. Vivace e pungente, un film che diverte attraverso l'arma della raffinata affabulazione, senza però dimenticare il contesto mainstream e pop in cui essa è collocata. [Sergio Di Lino - cinemacoreano.it]
Ci sono quei film che guardi una sola volta ed è anche troppo e ci sono altri film, invece, che potresti guardare all'infinito e non ti stancherebbero mai. È proprio il caso di Guns & Talks.
Messaggio modificato da fabiojappo il 12 May 2017 - 12:34 PM