Black Robe / Manto nero
di Bruce Beresford, 1991
Regia: Bruce Beresford
Sceneggiatura: Brian Moore, tratta dal romanzo dello stesso autore
Uscita: 5 settembre 1991
Durata: 101 minuti
Distributore: Samuel Goldwyn Company
Lingua: Inglese + Latino, Cree, Mohawak, Algonquin
Nazione: Australia - Canada
Cast:
Lothaire Bluteau
Aden Young
Sandrine Holt
Tantoo Cardinal
Gordon Tootoosis
August Schellenberg
Musica: Georges Delerue
Il film ha vinto il 'Genie Award' come Best Canadian Film.
Trama
Ambientato in Canada nel 1634, il film ha inizio nel piccolo insediamento francese che in seguito diventerà la città di Quebec. Gli indiani Algonquin subiscono i tentativi di evangelizzazione da parte dei missionari gesuiti, che loro chiamano 'Manti neri'. Samuel de Champlain, fondatore dell'insediamento, invia padre Laforgue, un giovane prete gesuita, a raggiungere la missione cattolica in un lontano villaggio Huron.
Commento
A meno che non si abbia qualche conoscenza del periodo di storia coinvolto o di cosa sia stata quella terra e la sua gente, guardare questo film ripaga le aspettative man mano che la narrazione si snoda su per il San Lorenzo. La storia infatti si srotola lentamente sulla corrente del grande fiume canadese, che scava il suo corso nella terra degli Uroni e degli altri popoli che vivono lungo le sue rive.
Gratificati fin dall'inizio dalla notevole fotografia e dalla qualità dei personaggi, appare chiaro come non siano quasi riscontrabili influenze della onnipresente politica del cinema hollywoodiano, intervenendo al contrario solo uno scarno intreccio romantico tra due co-protagonisti ad alleggerire una altrimenti spietata sequenza di eventi lungo l'imponente fiume, incupita da un ferocemente ostile - ma spettacolare – paesaggio, coperto di una neve accecante.
L'approccio "realistico" e obiettivo alla vita di quei popoli restituisce uno sguardo graffiante su quelle terre a quei tempi ed è già di per sé un risultato encomiabile.
Nessuno dei molti films sulle popolazioni indigene del Nord America riesce come questo a definire un pathos solido, palpabile, che viene avvertito perfino a livello fisico quando sopraggiungono le sopracitate sequenze, e tutto è avvolto in una corposa, avvincente colonna sonora, la sola cosa, insieme alla suddetta perigliosa vicenda sessuale, che addolcisce e rende "epica" accompagnandola, la risalita del poderoso fiume. Un approccio simile forse è presente solo in un altro film sulla materia, questa volta - e coraggiosamente - hollywoodiano: "Ulzana's Raid", un western revisionista, estremamente crudo, ispirato ad un fatto reale, un'incursione nel territorio dei “bianchi” capeggiata da Ulzana, apache Chiricahua che fuoriuscito dalla riserva semina morte insieme a un piccolo gruppo di Apaches. Un memorabile Burt Lancaster, guida assunta dall'esercito, alla domanda: "... Come può non odiare persone che fanno cose come queste?" risponde: "...no... sarebbe come odiare il deserto perché non c'è acqua".
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Messaggio modificato da Shimamura81 il 26 January 2013 - 05:47 PM