Female Convict Scorpion: Beast Stable
Joshuu Sasori, Kemono Beya
Titolo: Female Convict Scorpion: Beast Stable
Titolo Originale: Joshuu sasori: Kemono-beya
Paese: Giappone
Anno: 1973
Regia: Ito Shunya
Cast: Kaji Meiko, Narita Mikio, Lee Reisen, Watanabe Yayoi, Nambara Koji, Fujiki Takashi
Durata: 87'
Genere: Drammatico
Sinossi
Dopo essere fuggita dal Detective Kondo, Nami trova temporaneo rifugio in un bordello dove conosce Yuki.
Yuki ha una vita difficile, prostituta, nascondendo il proprio fratello malato di mente in un armadio per evitare che combini guai.
Nami trova lavoro come sarta, ma gli yakuza ricompaiono subito con intenzioni poco piacevoli...
Commento
La serie dei Joshuu Sasori, pietra angolare del cinema exploitation nipponico, conta una dozzina di film (6 fino al 1977 poi una ripersa negli anni '90). Ito innaugura la serie dirigendo i primi tre capitoli. I tre capolavori di Ito Shunya ci conducono ai confini di un cinema estremamente livero ed innovatore nel modi di affrontare i generi a priori codificati.
Ricordiamo un attimo il punto di partenza: Matsu è in prigione, dopo essere stata tradita dal suo amante. Nell'inferno del carcere, la giovane ferita diviene un animale selvaggio e ribelle, al punto di venir soprannominata Sasori, lo Scorpione. Libertà e vendetta sono i suoi principali obiettivi, ed ciascun episodio non sarà che una variazione su questi due temi.
Sarebbe troppo semplice descrivere l'evoluzione della serie come una negazione progressiva dei codici del cinema d'exploitation. In effetti, se la prima opera si ricollega al genere WIP - Woman In Prison - (ed anche al Rape and Revenge, un'introduzione perfetta per i neofiti del bis asiatico), i capitoli successivi se ne allontanano progressivamente.
Nonostante una sceneggiatura ricca di elementi sulfurei (un'immersione lugubre nel mondo della prostituzione), questo terzo episodio intitolato Beast Stable, è letteralmente trasceso dalla regia di Ito Shunya, che gli insuffla una libertà dal tono assoluto. Nonostante la storia si ambienti in un Giappone urbano abbastanza realista e profondamente depressivo, l'evocazione di stile eleva il film ben oltre la semplice polemica sociale nello stesso modo in cui ciascun genere citato (il WIP, il western, il polar, il manga, il gore, il fantastico) e ciascuna influenza (Ito aveva sicuramente visto i film di Suzuki Seijun, poteva aver visto quelli di Mario Bava?) vengono assimilitati, rivitalizzati, sublimati. Oltrepassa lo stadio di semplice collage pop: tutto il film è attraversato da un soffio onirico e barocco assolutamente straordinario.
La regia esplode nell'utilizzo brillante dello Scope, un senso dell'inquadratura e del montaggio notevolmente inventivo e poetico. La linearità della storia è sconquassato dall'irruzione improvvisa del grottesco (le braccia tagliate del poliziotto all'inizio che risbucano in modo quantomeno inatteso) o di un surrealismo stupefacente, un'incredibile capacità di creare delle immagini di una bellezza grafica profondamente importante, vicino ad un Dario Argento nella sua vena più astratta e più poetica. Non sarà facile da dimenticare il momento in cui Sasori emerge dalla fiamme in mezzo alle fogne o il piano finale che termina sullo sguardo intenso e potente di Kaji Meiko, il genere di sguardo nero ebano che non rinnegherebbe un Sergio Leone. Kaji Meiko, d'altronde. Come non parlarne? L'attrice del mitico Lady Snowblood, che ha trovato qui il suo altro grande ruolo cult. Creatura sublime dalla bellezza glaciale, dagli occhi penetranti, permea il film del suo carisma.
Si vocifera che sia stata lei che suggerì a Ito di limitare il numero dei suo dialoghi, rendendo il suo personaggio ancora più opaco e fascinoso. Si sa anche che gli eccessi scabrosi del cinema d'exploitation non la tentarono molto (lasciò la Nikkatsu che all'epoca era specializzato nei roman-porno) e rimpianse l'uscita di scena di Ito Shunya al punto di abbandonare la saga dopo il quarto episodio. La sua aura luccicante è indissociabile dall'impatto che può avere il film sullo spettatore. E' senza dubbio una delle più belle icone femminili del cinema bis, incarnazione potente e radicale della rivolta.
Qui il trailer del film:
.:Buona Visione:.
Messaggio modificato da Kiny0 il 22 October 2012 - 10:50 AM