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[RECE][SUB] Hahithalfut

 foto gattamatta 04 Aug 2013

THE EXCHANGE



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Titolo originale: Hahithalfut
Nazione: Israele
Anno: 2011
Genere: Drama
Durata: 94 Min.
Regia: Eran Kolirin
Cast:
Rotem Keinan, Sharon Tal and Dov Navon

Traduzione: alakirti

Revisione: Shimamura



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IMDb: 6.3/10 from 97 users (1 win & 10 nominations)


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Trama


Un uomo torna a casa in un orario in cui di solito è via, un orario in cui la luce è diversa e in cui si sente solo il rumore del frigo. A quell'ora del giorno così insolita, gli sembra di essere capitato nella casa di uno sconosciuto, vuota, silenziosa e desolata. A quel punto inizia a vedere cose che non aveva mai notato, quasi come se fosse un turista in casa sua: polvere che danza nei raggi di luce bianchi, sua moglie addormentata nel loro letto. L'uomo inizia ad osservare la sua vita in una nuova prospettiva, senza essere del tutto certo che questa sia davvero la sua vita.



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Recensione


Quando Sigmund Freud scrisse Das Unheimliche, cioè uno dei saggi più celebrati del suo percorso ricerca, probabilmente non immaginava che sarebbe stato oggetto di ripetute attenzioni da parte del Cinema. Quella forma di grande intrattenimento popolare che nell’anno della pubblicazione del saggio (il 1919) non veniva nemmeno riconosciuta come arte, ma che condivideva con la “sua” psicanalisi l’anno di nascita. Non poteva immaginarlo perché non pensava che due fenomeni apparentemente così distanti in realtà fossero l’espressione della medesima Rivoluzione: quella dello sguardo. È con l’ausilio del Cinema e della Psicanalisi infatti, che l’uomo novecentesco si distanzia radicalmente da quello del secolo precedente. Proprio perché inizia a guardare in un altro modo: osservando se stesso da fuori (con il primo) e scrutandosi dentro (con la seconda).

Esattamente come quello dell’uomo novecentesco, anche l’itinerario di Oded, il dottore di ricerca in Fisica dell’Università di Tel Aviv protagonista di Hahithalfut (The Exchange), allo stesso modo: guardando le cose diversamente. Tanto che si può interpretare il suo percorso come una grande metafora di quello intrapreso dall’Uomo moderno, pronto a mutare il rapporto con la realtà che lo circonda proprio in virtù di uno sguardo differente. Il percorso di Oded infatti, inizia proprio quando, tornando a casa in un orario inusuale, si trova costretto a osservare gli oggetti del proprio quotidiano, oggetti familiari dunque, sotto una diversa luce. Facendoli sembrare diversi, appunto. È proprio questa irruzione del perturbante – definizione del “non noto, non familiare” (Unheimlich) che Freud deriva dalla stessa etimologia di casa (in tedesco: Heim), cioè luogo della familiarità – a sconvolgere la vita del ricercatore. Il quale progressivamente inizia a comportarsi stranamente, a modificare le proprie abitudini, i propri rapporti, le proprie relazioni. Un percorso a tappe in cui dall’osservazione degli oggetti, passa a quella di se stesso in luoghi non abituali (ad esempio denudandosi davanti allo specchio del pianerottolo condominiale) e poi a quella delle persone che lo circondano, a cominciare da Tami, sua moglie.
La ricerca di punti di vista inconsueti porta inevitabilmente a traiettorie nuove: emblematica in tal senso è la sequenza in cui, nel cortile del palazzo in cui vivono i due giovani coniugi, Tami passa accanto a Oded senza accorgersi della sua presenza, solo perché lui occupa una posizione non abituale in un orario non abituale, visto che a quell’ora si dovrebbe trovare all’Università. Ben presto a lui si unisce un vicino di casa (Yoav), con il quale inizia a sperimentare un diverso modo di rapportarsi allo spazio che li circonda. I due si mettono a urlare agli appartamenti vuoti, oppure si nascondono nel rifugio antiatomico alla ricerca di nuovi punti di osservazione. Grazie a Yoav, il ricercatore prende coscienza della forza dello sguardo, della sua capacità di “ferire” (come evidenzia una battuta della moglie di Yoav, ignara del fatto che Oded sia stato mandato nel suo ufficio dal marito, che lo anche informato della “debolezza” della donna). Tappa che prelude a un ulteriore cambiamento, quello che coincide con la presa di distanza dalla realtà, della pura osservazione. Un distacco favorito da uno sguardo privo di empatia, attraverso il quale la realtà viene semplicemente osservata, senza intervenirvi. Neppure quando il padre di Yoav, i movimenti del quale sono seguiti a distanza da una panchina dai due vicini complici, ha un infarto e cade a terra. La rottura di questo progressivo percorso di astrazione avviene quando la moglie di Oded, incuriosita dal mutato comportamento del marito, inizia a seguirlo. Anch’essa dunque inizia a osservarlo da lontano, generando di conseguenza un ribaltamento del punto di vista che inevitabilmente porta a modificare il rapporto creato dal compagno con la realtà. A questo punto a Oded non resta che compiere l’ultima tappa. Prendendo il solito autobus che ogni mattina lo porta all’Università decide di non scendere alla solita fermata, di proseguire oltre. Arriva al capolinea e si trova di fronte il mare, sulla battigia due uomini che giocano a racchettoni. Quando la pallina scagliata da uno di questi gli finisce accanto al piede, Oded capisce che il suo percorso contemplativo è giunto alla fine. Si china, raccoglie la pallina e la rilancia. Decidendo così di intervenire nuovamente nella realtà. Un finale che sembra il ribaltamento di Blow-up. Non a caso Antonioni (l’ombra del quale sembra aleggiare per tutto il film), non a caso un altro film sullo sguardo e sulla (im)potenza.
(Francesco Crispino - Venezia, 10-09-2011)



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BUONA VISIONE!


SOTTOTITOLI

Allega file  The Exchange.AsianWorld.zip (12.29K)
Numero di downloads: 56


(Vers. HORiZON)


Messaggio modificato da Shimamura il 05 August 2013 - 02:20 PM
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 foto Shimamura 05 Aug 2013

Grazie mille gattaccia, a te e al traduttore alakirti.

Sottotitoli caricati :em69:
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 foto JulesJT 05 Aug 2013

Grazie a tutti per il lavoro svolto.
Un altro titolozzo aggiunto in archivio...... siamo vicini alle 400 candeline! :em72:
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 foto Re Nah Toh 09 Aug 2013

Grazie mille!!
Messaggio modificato da Re Nah Toh il 09 August 2013 - 08:06 PM
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 foto Alakirti 14 Aug 2013

Dipende da che dipende... Da che punto guardi il mondo... Tutto dipende... così cantava Jarabe De Palo,
riferendosi alla percezione e osservazione del mondo visibile.
Figuriamoci se passiamo il (non) tempo ad osservare "contesti" che riguardano sfere della conoscenza
che includono neuroni,microtubuli,subparticelle atomiche,quark,neutrini, il Nulla...

Siamo proprio convinti di conoscere Colui che osserva? E se invece le nostre certezze su ciò che siamo sono solo
fondate su "personaggi in uso" o io illusori creati dall'essere stesso o da altri lontano/i dalla Realtà con la r maiuscola...
Chi osserva Chi?
Detto questo... tutto dipende (in questo caso) da chi guarda un film. Ci sono pellicole che per tematiche contestualizzate permettono e facilitano vari livelli di fruizioni più o meno complessi e così sottili per questo molto semplici...
Questo film inizia citando il paradosso di E.P.R. e quindi il Principio d'Indeterminazione di Heisenberg,
l'Esperimento di Aspect, l'Entanglment e la Non Localita', il Gatto di Schrodinger...

Se si parte da questo tipo di fruizione che film diciamo di aver visto/percepito?
Un po' più di Noi stessi...?
Se invece siamo a digiuno di queste ipotesi, teorie, conoscenze, consapevolezze, intuizioni... può accadere di sentir dire in una sala: "ma che film è questo, boh... parla di un uomo o più uomini un po' matti, di gelosia, di ossessioni, ma che stronzo lui...
di Parmenide,Cechov, Pirandello, ha preso da Antonioni..."
e via dicendo... limitando-ci/si forse... ma è giusto così...



Alcuni intenti espressi (poco pretestuosi e pretenziosi nonostante il film inizia, si sviluppa e finisce con la fisica quantistica..)
del regista presente anche al 7° Pitigliani Kolno'a Festival di Roma 2012
“Questo film è figlio di una riflessione, seguita al successo del mio precedente La banda: ho viaggiato molto, soprattutto per frequentare luoghi come questo, fuori dai soliti contesti abituali. La sensazione più evidente è quella di un vuoto, strano e al tempo stesso piacevole: non si fa nulla di speciale, in realtà, e questo ti permette di guardare molto. Si apre un mondo nuovo,
e proprio questa è la sensazione che ho voluto continuare ad esplorare nel film”.


BomBòn aka El Perro 2004 Carlo Sorin... Immagine inserita

by Alakirti
Messaggio modificato da Dariani il 15 August 2013 - 08:23 PM
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 foto Alakirti 23 Aug 2013

...forse qualcuno/a ha "rifiutato" di vedere questo film
per il mio "spocchioso, insulso e contaminante" punto di svista...
ma la pellicola seppur "stranina" fa sor Immagine inserita


...- Dormiro' sul tavolo della cucina.
- E sul pianoforte!
- Camminero' nel bagno con le mie scarpe.
- E sulle piastrelle del soggiorno!...

Roba da matti, eh! Immagine inserita
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