Traduzione di Mizushima76
Revisione di Polpa
136m
Kyoto, XVII sec.: Oharu è una giovane donna, figlia di un Samurai della piccola nobiltà, che trascorre le sue giornate fra il Tempio e la Corte Imperiale. Nonostante la distanza sociale che li separa, l'umile servo Katsunosuke l'ama segretamente. Da questo amore sincero e impossibile, Oharu comincerà una discesa materiale lungo tutti i gradini della scala sociale e una parallela discesa morale nell'abisso della disperazione...
"Nato da un progetto accarezzato a lungo, già dal 1949, e basato sull'opera dello scrittore Ihara Saikaku al quale si riferisce il titolo, questo film gode di una fortunata composizione stilistica, in un'attenta analisi di ogni percepibile movimento e senso, ed è giustamente tra le opere più note in occidente di Mizoguchi, quella che inaugura la serie di capolavori del regista e che ne consacra il definitivo successo in patria..."
"...Allo studio sul personaggio, davvero uno dei più totali della carriera del regista, Mizoguchi affianca un'estrema attenzione per ogni elemento dell'ambiente: recupera realisticamente ciascun particolare di quei luoghi del diciasettesimo secolo con la quasi maniacale fedeltà che già lo aveva distinto nel passato, ma filtra quella realtà con un gusto pittorico e una scelta di atmosfere che strappano la storia dall'unico limite temporale e la stilizzano in un universale ritratto. I movimenti leggiadri come passi di danza, i dialoghi soffusi di sentimenti eterni, gli ampi quadri in cui i personaggi si fondono con grandi seppur claustrofobiche strutture architettoniche, o viceversa si stemperano in scorci di natura selvaggia, di cui non si intravedono i limiti, sono il corollario al succedersi di "colpe" di cui la protagonista si macchia..."
"Oharu non è solo una donna, ma è la donna, l'incarnazione di una metafora, la solista di un coro, la scrittura di una lunga pagina di storia..."
Maria Grazia Novielli, Storia del Cinema Giapponese, Marsilio
I capolavori a cui la studiosa si riferisce sono ovviamente: "I racconti della luna pallida d'agosto (per il quale rimando alla splendida recensione del nostro Polpa)", premiato con il Leone d'argento a Venezia nel 1953 (così come Vita di Oharu che, l'anno prima, riceveva il premio internazionale della giuria), "L'intendente Sansho" e gli "Amanti crocifissi", considerato un vero e proprio testo di studio per l'arte cinematografica.
Vita di Oharu è un film di struggente drammaticità, che non indulge mai nel patetico, ma ci mostra con razionale e lucido determinismo (a volte impietosamente distaccato) l'inevitabile destino a cui la protagonista va incontro grazie alle sue "scelte".
I sentimenti e le passioni dell'eroine mizoguchiane sono spesso negate da una società maschilista e rigidamente gerarchizzata. La figura dell'uomo oscilla fra la violenza e il dispotismo da una parte e l'inazione o l'infantilismo dall'altra. Oharu è condannata alla vita e all'eterno rimpianto; la felicità è un miraggio irraggiungibile, non a causa di astratti ragionamenti esistenziali, bensì per colpa di un ordinamento sociale cristallizzato e decadente, impaurito dalla forza e dalla vitalità del femmineo.
Il volto di Oharu è quello di Tanaka Kinuyo, attrice feticcio del grande maestro, bravissima nel suo assolo recitativo, paradigma, come detto, della condizione universale della donna nella storia.
Mizoguchi aveva un profondo rispetto per il sesso femminile (tanto da essere considerato un vero e proprio femminista ante litteram) e aveva una singolare capacità (soprattutto se pensiamo all'epoca in cui erano girati i suoi film) di presentarne il punto di vista interno. La sua esperienza di vita (il padre, in crisi economica, aveva venduto la sorella a una casa da tè) gli aveva confermato la stima nelle donne e il disgusto nei confronti dell'autoritarismo patriarcale della società giapponese.
Mizoguchi non amava la rassegnazione di alcune sue eroine. Egli simpatizzava per chi, anche a costo della vita, riusciva a combattere per la propria causa. Nel 1925, la sua amante e convivente, gelosa delle altre donne con le quali il maestro soleva accompagnarsi, aveva cercato di colpirlo alla schiena con un rasoio. Lungi da suscitare in lui odio per il genere femminile, questo episodio aveva rafforzato le sue convinzioni. Non poteva fare a meno di provare simpatia per il modo impulsivo ma sincero con cui una donna aveva manifestato i propri sentimenti.
Partendo da queste considerazioni, possiamo ritenere legittimamente che l'unica vera colpa imputabile a Oharu da parte del regista sia l'implicita accettazione di uno status quo disumano e alienante. La protagonista del romanzo di Saikaku Ihara, infatti, non oppone mai una resistenza veemente e convinta ai continui soprusi che è costretta a subire.
Il film merita una menzione speciale per la fotografia, come sempre pittorica ed elegantissima. E' utile ricordare che Mizoguchi, prima di diventare regista, aveva studiato pittura e che il suo primo lavoro era stato quello di disegnatore pubblicitario. L'interesse per questa forma d'arte è costante nella sua opera. Le sue due grandi passioni ritornano, esplicitate, nel famoso film: "Cinque donne intorno a Utamaro".
La splendida sceneggiatura di Yoda Yoshikata, a suo agio sia con i film di ambientazione moderna e di denuncia sociale, sia con quelli di ambientazione storica e di derivazione letteraria, completa il capolavoro.
Da segnalare, infine, la presenza di un giovane Mifune Toshiro nei panni del "puro" Katsunosuke.
Regia: Mizoguchi Kenji
Nazione: Giappone
Anno: 1952
Durata: 136m
Sceneggiatura: (dal romanzo di Ihara Saikaku: "Koshuku ichidai onna") Yoda Yoshikata, Mizoguchi Kenji
Prodotto da: Koi Hideo, Mizoguchi kenji
Musiche originali: Saito Ichiro
Fotografia: Hiramo Yoshimi, Kono Yoshimi
Montaggio: Goto Toshio
Scenografia: Mizutani Hiroshi
Consulente storico: Yoshi Isamu
Interpreti: Tanaka Kinuyo (Oharu), Matsura Tsukie (Madre di Oharu), Sugaro Ichiro (Padre di Oharu), Mifune Toshiro (Katsunosuke)
Approfitto di questo piccolo spazio di celebrità datomi dalla mia prima recensione per ringraziare un po' di persone che mi hanno dato il loro aiuto e spesso anche qualcosa di più:
ringrazio:
Polpa per la sua splendida revisione (senza la quale la traduzione avrebbe lasciato molto a desiderare) e per l'amicizia dimostratami;
Kornnet per l'impagabile grafica;
Marco per la correzione della recensione;
Kar-Wai, Magse, Monana per la simpatia e il calore umano;
Miki: una ragazza giapponese che mi ha aiutato a tradurre i titoli di testa;
Hansi, Gits per i preziosi consigli, senza i quali, un niubbo come me avrebbe avuto serie difficoltà ad orientarsi nel vasto e labirintico mondo di Internet;
Gacchan, Stevet, Orfeo per il meraviglioso lavoro che svolgete;
Tutti i membri, moderatori, supermoderatori, editor ecc.. di AW/Jappop per essere così simpatici, intelligenti, competenti e appassionati: mi avete fatto passare un sacco di belle ore in vostra compagnia!!!!!!!!!!!!
Un caro abbraccio a tutti voi! :flow: :flow:
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Per questo motivo i sottotitoli relativi a questo film sono stati ritirati.
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Vita di Oharu, donna galante
Messaggio modificato da Kiny0 il 17 October 2012 - 01:17 PM