Tutto lasciato a metà - LaQuiete
Mio diario inconcluso, è tempo di bruciare. Posso sognare, perché non sono niente. Lasciami morto sul tappeto, fammi morire ad occhi aperti, senza aspettare che sia buio. Liberami dalla mia attesa, respirerà lo stesso. Ma vivo ancora fra le ombre. Ho radici perse nella sabbia. Confondo il pianto dei colori con i gemiti del vento.
Recensione
"Portrait of the wind" non è sicuramente un film giapponese atipico.
Ritmi lenti, pensieri, domande senza risposte destinate allo scorrere del tempo, eventi ai quali rimaniamo impotenti e che per quanto ci sforziamo di farcene una ragione, restano più grandi di noi e ci consumano, piano piano.
Ci troviamo allora immersi nei nostri pensieri, con lo sguardo apparentemente rivolto al vuoto o verso qualcosa che ormai ha perso il suo significato. La vita. Perché da soli, non siamo completi.
Cosa significa quindi perdere qualcuno che si ama? Cosa significa ritrovarsi all'improvviso a convivere con l'assenza perenne di chi ti ha confessato di amarti. A letto. La notte prima.
Cosa diventano tutte le parole dette, le giornate passate insieme, le gioie e tutto il resto?
Diventano e restano ricordi che fomentano un urlo silenzioso che nasce e muore dentro al petto, un suono sordo che nessun' altro può veramente interpretare.
E intanto, là fuori il vento soffia, senza forma, senza colore e resta l'unica certezza che le cose, nonostante tutto, vanno avanti.
La vendetta verso qualcuno, per qualcuno (= "taga tame ni).
Ma è questa la vera soluzione a tutto il male?
Commento finale
Il film, che ricordare in certi attimi alcune cose di Kore-eda (Maboroshi, Distance), fa leva principalmente su quella maschera che è Tadanobu Asano che, benché coadiuvato da un ottimo cast, resta l'assoluto protagonista della pellicola.
Nessun particolare virtuosismo della regia che si "limita" a raccontare e osservare una storia che potrebbe essere tristemente reale.
Non un film da strapparsi i capelli, non un capolavoro, ma un ottima storia che vuol far riflettere su tante cose.
Personalmente ho trovato alcuni passaggi (a livello di sceneggiatura) che si sarebbero potuti trascurare oppure, paradossalmente, esprimere in maniera più ampia.
Una piccola nota : arbitrariamente ho tradotto "time capsule" come "macchina del tempo".
Sembra che i giapponesi abbiano molta simpatia di questi contenitori da sotterrare e riaprire decenni dopo.
Buona visione!
Allega File(s)
Messaggio modificato da Kiny0 il 17 October 2012 - 02:57 PM