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[CINEMA] I film che avete visto di recente (2016 - 2019)


62 risposte a questa discussione

#10 Blindevil

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Inviato 09 January 2015 - 02:29 PM

Visualizza MessaggioJulesJT, il 08 January 2015 - 08:47 PM, ha scritto:

Mi riprometto sempre di vedere qualcosa di questo fantomatico Dolan ma finisco sempre per dimenticarmene. :em05:
C'è chi lo considera un genio e chi lo odia più di Gargamella. Ammetto che sono un po' curioso...

Di Dolan mi manca solo Mommy. I primi quattro li ho visti tutti e li trovo uno più bello dell'altro, ha le potenzialità di diventare uno dei più grandi di tutti i tempi. Comincia in ordine cronologico così ne noti l'evoluzione :)
Noi samurai,siamo come il vento che passa veloce sulla terra,ma la terra rimane e appartiene ai contadini.

#11 François Truffaut

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Inviato 09 January 2015 - 03:23 PM

Dolan è uno dei più grandi bluff degli ultimi anni. Non ho visto il tanto acclamato Mommy, ma gli altri film che ha girato sono tutto fuorché frutto di un enfant prodige.
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#12 fabiojappo

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Inviato 10 January 2015 - 12:19 PM

Visualizza MessaggioBlindevil, il 09 January 2015 - 02:29 PM, ha scritto:

Di Dolan mi manca solo Mommy. I primi quattro li ho visti tutti e li trovo uno più bello dell'altro, ha le potenzialità di diventare uno dei più grandi di tutti i tempi. Comincia in ordine cronologico così ne noti l'evoluzione :)

Visualizza MessaggioFrançois Truffaut, il 09 January 2015 - 03:23 PM, ha scritto:

Dolan è uno dei più grandi bluff degli ultimi anni. Non ho visto il tanto acclamato Mommy, ma gli altri film che ha girato sono tutto fuorché frutto di un enfant prodige.

Io sto un po' in mezzo, da buon ex centrocampista :em89: Devo dire che i primi mi sono piaciuti abbastanza, Tom à la ferme invece no. Mommy anche io non l'ho visto. Vedremo...

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Passando da un canadese a un altro, segnalo l'ultimo di Egoyan

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The Captive di Atom Egoyan (2014) - con Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson, Kevin Durand
Sono passati otto anni da quando Cass, la bambina di Matthew e Tina Lane, è stata rapita. Da allora suo padre non ha mai smesso di cercarla. Schiacciato dal senso di colpa di una distrazione fatale e dal dolore della compagna, Matthew percorre ostinato le strade bianche di neve che hanno inghiottito la sua bambina. Mentre la polizia indaga, provando a infiltrarsi in una sofisticata rete di pedofili.

Massacrato da gran parte della critica, ingiustamente a mio avviso. Non è un capolavoro, ma meglio di tanti altri thriller che si vedono in giro... La prima ora è molto buona, poi in effetti cala e il finale poteva essere orchestrato in modo più efficace. Del cast il migliore è l'orco Kevin Durand.

Messaggio modificato da fabiojappo il 10 January 2015 - 12:39 PM


#13 Blindevil

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Inviato 12 January 2015 - 11:08 PM

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L'unico gioco in città, di George Stevens. Con Elizabeth Taylor, Warren Beatty, Charles Braswell, Hank Henry. Lei è una ballerina che vive una turbolenta relazione a distanza con un uomo sposato, lui un suonatore di pianoforte dedito al vizio del gioco. Si incontrano, si amano, si odiano e... Grande saluto di un grande regista come Stevens alla Settima Arte con un ultimo film che tra melodramma dal sapore classico e istinti New Hollywood si rivela passionale e appassionante. Dialoghi strepitosi (la sceneggiatura è curata da Frank Gilroy, già autore del romanzo al quale la pellicola è ispirata), un ritmo torbido e a tratti incandescente che non risente dell'eccessiva verbosità e un duo di star protagoniste in splendida forma: i duetti tra la Taylor e Beatty strappano applausi a scena aperta. Da riscoprire.
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#14 Blindevil

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Inviato 13 January 2015 - 04:23 PM

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Breakfast Club, di John Hughes. Con Emilio Estevez, Anthony Michael Hall, Judd Nelson, Molly Ringwald, Ally Sheedy, Paul Gleason, John Kapelos. Cinque ragazzi di diversa estrazione sociale e dai caratteri contrapposti sono costretti per puniziore a trascorre un sabato pomeriggio all'interno della scuola. Dopo le iniziali incomprensioni, tra il gruppo comincerà a formarsi una sincera amicizia. Cult generazionale che ben rispecchia il periodo raccontando una storia semplice ma genuina che mette a nudo problemi familiari e un'imperante solitudine che, in modo diverso, attanagliava i personaggi, specchio realistico di una buona parte della gioventù ottantiana. Con una colonna sonora doc piena di classici del tempo e scene cult che rimangono piacevolmente impresse, Hughes gestisce al meglio il cast di giovani interpreti (tra i quali future meteore star come Estevez, la Ringwald e Hall) in questa pagina di formazione sulla difficoltà di crescere. (Oggi) malinconico.
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#15 Blindevil

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Inviato 20 January 2015 - 02:41 AM

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Barfly, di Barbet Schroeder. Con Mickey Rourke, Faye Dunaway, Alice Krige, Stacey Pickren, Frank Stallone. Henry Chinaski è un aspirante scrittore alcolizzato, che trascorre le sue giornate nei bar tra sbronze e risse. Quando conosce Wanda, bella donna che beve per dimenticare una vita infelice, le cose sembrano destinate a cambiare... Charles Bukowski (che appare anche in un breve ma gustoso cameo) sceneggia uno dei suoi libri autobiografici regalando a Schroeder un materiale narrativo di prim'ordine. Il registra francese dirige di par suo con una giusta attenzione per l'eccesso e il paradosso, affidandosi ad un cast preparato nel quale brilla sontuosa la performance di Rourke, calatosi con perfezione mimetica nei panni del decadente protagonista. Vorace.
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#16 Blindevil

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Sette giorni a maggio, di John Frankenheimer. Con Fredric March, Martin Balsam, Edmond O'Brien, Burt Lancaster, Kirk Douglas, Ava Gardner. Un colonnello (Douglas) scopre un tentativo di colpo di stato da parte del generale Scott (Lancaster), idolatrato da buona parte dell'opinione pubblica, per podestare il presidente degli Stati Uniti Lyman (March), prossimo ad uno storico accordo di pace con la Russia. Sulla scia del precedente, bellissimo, Va' e uccidi, Frankenheimer continua col suo percorso di cinema fantapolitico con questo teso film di spionaggio fatto di grandi nomi (in ruoli secondari la Gardner, Balsam e O'Brien) e di grandi contenuti, che sfrutta magnificamente l'implacabile sceneggiatura e la sottigliezza dei dialoghi. Un film pacifista con stile che evita la retorica e scandaglia con perizia nelle psicologie dei protagonisti, mettendo a confronto due modi di pensare antitetici ma entrambi mirati, seppur da un verso in maniera ben più che controversa, al benessere della patria. Brillante.
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#17 Blindevil

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Inviato 21 January 2015 - 11:12 PM

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Gli occhi della notte, di Terence Young. Con Richard Crenna, Alan Arkin, Audrey Hepburn, Efrem Zimbalist jr., Jack Weston, Samantha Jones. La moglie cieca di un fotografo, entrato per caso in possesso di una bambola con al suo interno un ingente quantitativo di droga, è costretta a difendersi da sola in casa da tre furfanti ai quali fa gola il "carico". Titolo seminale del sottofilone thriller in cui la protagonista è una donna non vedente, il film di Young è un puro concentrato di tensione (che sale enormemente nella parte finale) che paga qualche forzatura narrativa ma che può contare su un cast d'eccellenza, e se la Hepburn, meritatamente qui candidata all'Oscar, è sublime, il diabolico villain di un giovane Arkin non è certo da meno. Florido.
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#18 Blindevil

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Inviato 22 January 2015 - 11:13 PM

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La spia che venne dal freddo, di Martin Ritt. Con Richard Burton, Claire Bloom, Peter Van Eyck, Oskar Werner, Robert Hardy. Una spia britannica si finge un alcolizzato dismesso dai suoi superiori per potersi infiltrare tra le fila del partito comunista e mettere l'uno contro l'altro i due più potendi leader dell'organizzazione. Ma la sua relazione con una ragazza rischia di mettere a rischio l'intera missione... Tratto dal bel romanzo di Le Carré, un film secco e sporco, giocato quasi interamente sulla dialettica (sfruttando al meglio le performance degli interpreti, a cominciare proprio da Burton) che mette a nudo la sporcizia morale che abita nelle organizzazioni spionistiche. Ritt dirige con una costante attenzione per i personaggi, sempre sobriamente al centro della scena, e riesce a tratteggiare nel migliore dei modi, con un'oculata gestione degli efficaci colpi di scena, la disillusione di questa sporca guerra "sotterranea". Amaro.
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