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[RECE][SUB] The Most Distant Course

 foto François Truffaut 26 Feb 2008

The Most Distant Course


Immagine inserita


Zui yaoyuan de juli
Taiwan, 2007

Regia: Lin Jing-jie
Produzione: Lin Jing-jie per Qixia Films.
Interpreti: Kwai Lun-mei, Mo Zi-yi, Jia Xiao-guo
Sceneggiatura: Lin Jing-jie
Fotografia: Yang Wei-han e Song Wen-zhong
Scenografia: Wu Ruo-yun
Musica: Zheng Jie-ren
Montaggio:Liao Quing-song e Chen Xiao-dong
Durata: 113'



Trama. Tang, un giovane recordista, vive un momento difficile: dopo essere stato lasciato da Yazhu, con la quale ha avuto una relazione durata cinque anni, viene licenziato in tronco a causa dei suoi continui ritardi sul set di un film. In preda allo sconforto, il ragazzo abbandona tutto e tutti ed intraprende un viaggio senza una meta precisa. Nel corso del suo peregrinare inizia a spedire all’ex fidanzata una serie di lettere contenenti le audiocassette con le registrazioni della sua voce e dei rumori dei luoghi in cui si ferma, nella speranza di poter risvegliare in lei l’amore che un tempo li univa. Non sa che Yazhu ha cambiato indirizzo e che perciò i suoi nastri vengono recapitati alla persona sbagliata, Yun, una ragazza afflitta da problemi sentimentali, dovuti ad una liaison con un uomo sposato. Incuriosita dal contenuto delle buste che a poco a poco le arrivano, Yun non esita ad aprirle, una dopo l’altra. Si ritrova così ad ascoltare in continuazione le audiocassette di Tang, provando un inaspettato interesse. Finché un giorno non cede alla curiosità di conoscere il misterioso mittente: decide così di partire per mettersi sulle sue tracce e scoprire i luoghi che ha attraversato. Nel frattempo Tang incontra A-Cai, uno psichiatra disperato, anch’egli reduce da una delusione amorosa. Tra sbandamenti affettivi e difficoltà di comunicare, Tang, Yun e A-Cai finiscono per incrociare i loro destini nella maniera più insolita, in un breve arco di tempo che potrebbe cambiare per sempre le loro vite.

Commento. E’ la sensibilità nel proporre la frammentazione dell’unità degli spazi, dei luoghi e dei tempi del racconto a rendere The Most Distant Course, esordio nel lungometraggio del promettente Lin Jing-jie, premiato come miglior film della Settimana Internazionale della Critica alla 64esima Mostra del Cinema di Venezia, un raro esempio di equilibrio tra pulsioni multiformi dentro ai labirinti del desiderio, del corpo, della memoria del vissuto amoroso. Più che una semplice storia di sentimenti, il film è un insolito viaggio dell’anima, scandito in tre blocchi invisibili (pre, durante e post elaborazione del distacco/abbandono della persona amata), divisi l’uno dall’altro, ma perfettamente dialoganti: una prima parte malinconica che raccoglie i cocci dell’amore nel momento in cui esso non è più ricambiato; una seconda parte rarefatta (quasi antoniana per l’uso degli scenari) nel mettere in scena l’amore che separa, si consuma e diventa infine incancellabile nostalgia; una terza parte puntellata dai temi di un’incomunicabilità struggente (suggellata dal frangente nel quale lo psichiatra cammina per strada, nella più totale indifferenza degli automobilisti in transito, indossando un equipaggiamento da sub - muta, pinne e maschera - che quasi lo soffoca: una scena che sa di cult, nel bene e nel male), un'incomunicabilità che sfocia nella voglia di voltare pagina nella propria esistenza. Il film si fa così un interessante discorso sull’intreccio tra amore e memoria, tra metabolizzazione del passato ed apertura al presente e, in primis, tra distanza emotiva e geografica, sullo sfondo di una girandola dell’aspettarsi, perdersi, e magari ritrovarsi. Ma The Most Distant Course è anche un modello riuscito (e talvolta imperfetto: non si perdona al regista qualche didascalismo di troppo, come quando indugia eccessivamente sulla sofferenza dei volti dei personaggi nei momenti di maggiore acme drammatico) di messinscena che sa filmare e cristallizzare l’invisibile delle emozioni, usufruendo del potere mimetizzante di immagini e suoni propri di un cinema che lascia respiro per una riflessione extra-narrativa.
Nel cast troviamo una bravissima Kwai Lun-mei (quella di Secret), astro nascente del cinema taiwanese.

Note biografiche del regista. Lin Jing-jie è nato a Kaohsiung, Taiwan, nel 1967. Scrittore, regista teatrale, televisivo e cinematografico, ha vinto diversi premi letterari ed è considerato uno dei più promettenti filmmakers taiwanesi. Ha realizzato diversi documentari, mediometraggi e lavori televisivi. Zui yaoyuan de juli è il suo primo lungometraggio di finzione.

Incontro con Lin Jing-Jie (di Mariella Cruciali)

Nel suo film, il suono è un elemento fondamentale della storia: perché questa scelta?
Il suono, nel mio film, non è semplicemente suono: è quasi un personaggio. Contemporaneamente, il suono, però, è anche qualcosa che accompagna sempre le nostre vite ma, in certi momenti, la nostra sensibilità è accentuata e anche il suono emerge ulteriormente. Tutto ciò che riguarda la nostra interiorità è, secondo me, legato ad un suono universale, celeste. Durante questo lavoro, il suono è stato una scoperta anche per i miei attori che impersonavano i personaggi: attraverso il suono, l’ascolto, essi riescono ad avanzare. Un discorso a parte va fatto per il personaggio dello psichiatra che, ad un certo punto, vive in un mondo diverso da quello reale e, quindi, finisce per percepire voci e suoni diversi rispetto a quelli oggettivi.

Nella scena ambientata al mercato del pesce, c’è, ancora una volta, una distanza tra ciò che la ragazza sente e ciò che, nella realtà, vede. E’ molto importante, per lei, questo aspetto?
Quando ascoltiamo un suono, esso ci porta lontano, anche se ci troviamo in una determinata realtà. C’è sempre distanza tra ciò che si sente e la vita reale, per vivere è necessario un continuo aggiustamento tra ciò che si percepisce e la realtà oggettiva.

Nel suo film, come in Tsai Ming- Liang, sono frequenti le scene di pianto. Perché?
Nei film taiwanesi si piange tanto forse perché a Taiwan le persone vere piangono poco. Detto questo, va aggiunto che per un regista non è facile controllare il pianto: c’è sempre il rischio di perdere il controllo della situazione.

Accanto ai due protagonisti, fondamentale è la figura dello psichiatra…
Il mio film è dedicato a Chen Ming Tsai, un attore taiwanese che non c’è più, un mio grande amico. Nell’agosto del 2003, andò da solo nella baia di Dulan e si tolse la vita. Durante la sua esistenza ha avuto contatti con psicologi, psichiatri, forse, per questo, ho sentito il bisogno di inserire un personaggio di questo tipo.

Ha inserito, nel suo film, anche i canti degli aborigeni. Perché?
La questione delle minoranze etniche a Taiwan è molto complessa e conferma la ricchezza della cultura taiwanese stessa. Secondo me, tutte le minoranze, in modo diverso, hanno una grande forza vitale che, a volte, non si trova nella vita quotidiana di Taiwan.

The Most Distant Course, in certi momenti, oltre che a Tsai Ming- Liang, fa pensare ad Antonioni…
Ricevere l’influenza di due maestri del genere è un onore: io, da sempre, apprezzo e ammiro questi due autori anche se ho cercato, con questo film, di fare qualcosa di mio!


Spero che vi piaccia.
Buona visione!

P.S. Un grazie a Dan per la revisione.






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Messaggio modificato da François Truffaut il 18 November 2015 - 03:44 PM
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 foto elgrembiulon 26 Feb 2008

Grazie Franc!!!! :em31: :D :D

ma quindi è l'esordio??
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 foto polpa 26 Feb 2008

Grande Franzuà!!! :em31:
Mi ispira di brutto, lo vedro a.s.a.p. :D
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 foto koroshiya 1 26 Feb 2008

Grazie Frà
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 foto François Truffaut 26 Feb 2008

Visualizza Messaggioelgrembiulon, il Feb 26 2008, 10:00 AM, ha scritto:

ma quindi è l'esordio??

Esatto. :em31:
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 foto Dan 26 Feb 2008

Bravo Francois! A me non è piaciuta molto anche l'inserimento della canzone finale, piuttosto pleonastica. Ma anche su questo eravamo d'accordo, mi pare! La protagonista è stupenda nella recitazione, vi avviso. È sempre contenuta, persino nei pianti.
Mi è piaciuta molto questa risposta:

Citazione

Nel suo film, come in Tsai Ming- Liang, sono frequenti le scene di pianto. Perché?
per un regista non è facile controllare il pianto: c’è sempre il rischio di perdere il controllo della situazione.
Con una perifrasi ha ammesso il didascalismo su cui io e Francois siamo pienamente d'accordo

Citazione

talvolta imperfetto: non si perdona al regista qualche didascalismo di troppo, come quando indugia eccessivamente sulla sofferenza dei volti dei personaggi nei momenti di maggiore acme drammatico
È sintomo di conoscere il propio mestiere.

Francois, alla prossima proposta!
Taiwan forever!
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 foto Siwolae 26 Feb 2008

Ma questo è turbo pucci sicuramente!!!!
Una specie di incrocio tra "one fine spring day", "siwolae" e tanta bella robetta TURBO-MALINKONIA-PUCCIOSAAAAA!!! :em69: :em72: :em73:
;)
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 foto anneyuu 26 Feb 2008

mio! ;)
grazie fra e dan!!! :em69:
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