IN UN ABBRACCIO
(Embracing)
Titolo : Embracing
Titolo originale : Ni Tsutsumarete
Titolo Alternativo: Dans Ses Bras
Regia: Naomi Kawase
Interpreti : Naomi Kawase, Uno Kawase, Kiyonobu Yamashiro
Produzione: Giappone, 1992
Genere: Documentario/Drammatico
Durata: 40'
imdb: 7.1/10 (43 voti) http://www.imdb.com/title/tt0191310/
La ventitrenne Naomi Kawase decide di incontrare suo padre, che l'ha abbandonata sin dalla nascita. Nonostante i consigli incessanti dei prozii adottivi sul non incontrarlo, Naomi decide di rivederlo e, attraverso dei documenti riesce a giungere all'indirizzo di Kiyonobu Yamashiro, il padre assente che ha sempre desiderato...
Naomi continua il suo percorso creativo (dopo innumerevoli cortometraggi anni '80, purtroppo introvabili) e parla di sé.
Parla di sé con il suo solito estro creativo, con una capacità registica e creativa già matura e sincera nel 1992, quando la giovane Naomi Kawase aveva solo 23 anni e già un passato cinematografico vasto alle spalle. Naomi racconta miscelando suggestioni, ricordi, fotografie, immagini naturali, suoni, musica accennata, telefonate, conversazioni rubate alla realtà. Il risultato è eclettico e visivamente straordinario. Intimo non solo perchè racconta ciò che la regista ha provato sulla sua stessa pelle, ma perchè è un cinema capace di rendere i ricordi della protagonista ricordi dello stesso spettatore. Mai vista una tale capacità di coinvolgimento e di immedesimazione totale: questa è arte.
No, non è arte, è più : è vita. Un pezzo di vita destinato all'arte.
Desolazione, tormento, sincerità in un piccolo film assolutamente da recuperare. Il ripetersi continuo dell'indirizzo del padre, con voce sommessa, il suono incessante di un telefono che squilla a vuoto e soprattutto l'attesa riconciliazione con il padre negata allo spettatore perchè "durante quell'incontro non ero una regista, ero una figlia alla ricerca di una famiglia".
Bellissimo.
Le parole di Naomi:
Avevo deciso di pormi un fine e sonoq uindi partita alla ricerca di mio padre. Con Embracing, avevo capito che realizzare un film significa definire una sorta di cornice dai limiti ben definiti all'interno della vita, dello scorrere del tempo e della dimensione spaziale.
Per riuscirci, era necessiario lasciar filtrare in tale cornice una serie di esperienze attinte al quotidiano. Il centro di questo film, naturalmente, consiste nella ricerca di mio padre, ma non c'è una sola immagine che lo ritragga o mostri il momento del nostro incontro. Nonostante io fossi soprattutto una regista, nell'istante in cui gli sono andata incontro ero solo una figlia, e lui un padre.
Ero convinta del fatto che, se fossi andata lì da sola come persona, l'incontro con lui mi avrebbe permesso di immagazzinare una serie di ricordi che avrei potuto poi volgere in creazione cinematografica, come infatti è accaduto con Katasumori.
Il cinema non consiste, quindi, in una mera cornice atta a contenere ricordi conclusi in un dato spazio, ma piuttosto un'immagine dal cui interno diparta verso l'esterno una moltitudine di vettori e di forze, pronti a diffondersi nel mondo.
Compito del cinema è volgere lo sguardo in direzione di ciò che si è disperso intorno: nascerà, così, nella nostra realtà una nuova dimensione che chiameremo "film".
E con questo significato che utilizzo anche i suoni fuoricampo: nel corso di una telefonata, le inquadrature possono essere di qualsiasi tipo, per esempio di un albero dalle fronde agitate dal vento, oppure del sole intravisto attraverso una finestra, persino di una tazzina di caffè.
Un enorme grazie a Dan per la revisione.
Ricordo a tutti di votare in home il film una volta visto!
E nel frattempo...
Traduzione: battleroyale
Revisione: Dan
Versione: Allzine
BUONA VISIONE
Messaggio modificato da Kiny0 il 12 December 2020 - 01:49 PM