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[RECE][SUB] Radiance

 foto JulesJT 07 May 2018

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Titolo originale: Hikari ()
Regia: Naomi Kawase
Paese: Giappone
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata: 101'
Lingua: Giapponese
Interpreti: Masatoshi Nagase (sig. Nakamori), Ayame Misaki (Misako Ozaki), Tatsuya Fuji (Kitabayashi / Juzo)


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Sinossi

Misako lavora come audio-descrittrice dei film. Durante una proiezione incontra un celebre fotografo che ormai non ci vede quasi per niente. E tra loro nasce un forte sentimento che li unisce.

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I volti, i luoghi. Con le soggettive di chi cattura dettagli. Con gli occhi dell’osservatore, del fotografo, del cineasta. Vers la lumière (in originale Hikari) si apre proprio nella spinta a catturare dettagli. Gli sguardi sulla città. Persone che aspettano l’autobus. Lo scuolabus. Il taxi. E ancora, la stazione, la banca.
Con questo inizio, il cinema di Naomi Kawase sembra nuovamente ispirato dopo il passo falso di Le ricette della signora Toku, presentato proprio a Cannes nel 2015 a Un certain regard.
Ma quella costruzione artificiale prima impensabile nell’opera della regista giapponese ritorna e, peggio, si amplifica ulteriormente in questo nuovo film.
Misako rappresenta in pieno quello che è diventato il cinema di Naomi Kawase oggi. Non si fida più delle sue suggestioni, delle sue immagini. Ma ha bisogno di spiegarle, di renderle chiare a un pubblico più ampio.
Forse in attesa di quella Palma d’oro che aspetta a Cannes da anni, dopo essere già stata in competizione al festival quattro volte.
Sì, è vero. Vers la lumière contiene tutto il suo cinema: la transitorietà della vita, il rapporto con la natura ed elementi che ritornano come il vento, il mare. Qui in più, anche nella dichiarata programmaticità del cinema, c’è soprattutto la luce.
Quella che si infiltra nelle immagini e sembra tagliarle e separare la protagonista con il fotografo. Ma soprattutto quella del cinema, che permette di reinventare ancora i volti e i luoghi. Di catturare le emozioni dei visi, anche con dettagli ravvicinatissimi. Di attraversare la città.
Con le luce della notte e i grigi del giorno. Poi c’è il cinema. Nel suo hikai naomi kawase dichiarato potere evocativo anche senza immagini. Con il potere della parola che evoca nella testa altre immagini.
Ed è qui che c’è proprio la separazione netta, lo scarto tra quelle immagini nate dalla scrittura e quello che vede lo spettatore. Attraverso l’uso insistito della musica del pianoforte. Dichiarando, in un certo senso, che quelle parole e quelle immagini non bastano più.
Sembra una dimostrazione di forza. Invece è una resa. Dove in ogni inquadratura, dalla caduta del fotografo per strada con il furto della sua macchinetta alla macchina a mano che lo segue alle spalle, fino alla ritorno di Misako nei luoghi e nelle voci dell’infanzia, si sente tutto il peso di una costruzione che prima era impensabile.
Dallo smarrimento di The Mourning Forest, al lavoro sul cinema che attende la perdita del bellissimo Still the Water, presentato in competizione a Cannes nel 2014. Anche Vers la lumière è un film sulla morte. La perdita della vista corrisponde a quella della vita.
Le soggettive sfocate, indistinguibili del fotografo, sono come una lenta agonia. La stessa di un cinema che non cerca più l’essenza della sua luce, ma lo utilizza some elemento primario per il suo manualetto sulle emozioni di uno sguardo che ora si sta sgretolando come la statua della donna di sabbia. [fonte: Simone Emiliani per sentieriselvaggi.it]

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Traduzione: JulesJT


SOTTOTITOLI
(Versione: Blu-ray)






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Messaggio modificato da JulesJT il 08 May 2018 - 12:06 AM
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 foto François Truffaut 07 May 2018

Inutile dirti Jules che volevo vederlo, meglio se con i tuoi subs! Grazie!
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 foto Woody 07 May 2018

Mamma mia, mi hai letto nel pensiero! Grazie mille!!!!!!
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 foto JulesJT 08 May 2018

Visualizza MessaggioFrançois Truffaut, il 07 May 2018 - 05:49 PM, ha scritto:

Inutile dirti Jules che volevo vederlo, meglio se con i tuoi subs! Grazie!

Visualizza MessaggioWoody, il 07 May 2018 - 09:57 PM, ha scritto:

Mamma mia, mi hai letto nel pensiero! Grazie mille!!!!!!

Di niente. :em69: E ricordatevi di votare, thanks.
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 foto neodago 08 May 2018

Grazie mille!
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 foto François Truffaut 08 May 2018

Visualizza MessaggioJulesJT, il 08 May 2018 - 12:08 AM, ha scritto:

Di niente. :em69: E ricordatevi di votare, thanks.

Hai ragione... Ormai mi dimentico sempre di votare ciò che vedo.
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 foto fabiojappo 09 May 2018

A me è piaciuto, almeno abbastanza. Troppo cattiva la recensione di presentazione, anche se capisco l'osservazione sul suo cinema diventato meno radicale, più costruito e narrativo, rispetto a quello del passato. Qua, comunque, c'è tanto di più rispetto al precedente "Le ricette della signora Toku". Debole e salvato soltanto dal buon cast, guidato da Kirin Kiki. C'era anche Masatoshi Nagase che in questo film ho apprezzato molto per come è riuscito a rappresentare il personaggio del fotografo che sta diventanto cieco.
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 foto JulesJT 09 May 2018

Visualizza Messaggiofabiojappo, il 09 May 2018 - 10:04 AM, ha scritto:

Troppo cattiva la recensione di presentazione...

In effetti... :em89:

Visualizza Messaggiofabiojappo, il 09 May 2018 - 10:04 AM, ha scritto:

(...) Masatoshi Nagase che in questo film ho apprezzato molto per come è riuscito a rappresentare il personaggio del fotografo che sta diventanto cieco.

Lui è stato bravissimo. Standing ovation.
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 foto Iloveasia 16 May 2018

Sono d’accordo con Fabio quando dice che questo film è meglio de “Le ricette della signora Toku”, così dolciastro da risultare stucchevole (e pure molto commerciale). Però, come da recensione, è vero che il cinema della Kawase pare aver subìto una svolta importante, in senso negativo: le sue tematiche restano nobili, ma là dove si limitava a suggerire lavorando essenzialmente per sottrazione, qui come nel precedente tende a sottolineare troppo, diventando anche sottilmente ricattatoria nella ricerca della facile commozione. E finisce paradossalmente per ripetere lo spunto del film: “spiegare” il proprio cinema ai ciechi. Laddove i ciechi saremmo noi spettatori. Che invece ricordiamo benissimo (e con un certo rimpianto) il suo modo di far cinema - unico - di una volta.
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