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[RECE][SUB] The Man From London (A londoni...

 foto elgrembiulon 30 May 2009

The Man From London

Immagine inserita

di

Béla Tarr

Regia: Béla Tarr, Ágnes Hranitzky
Sceneggiatura: Béla Tarr e László Krasznahorkai (dal romanzo di Georges Simenon)
Cast: Miroslav Krobot, Tilda Swinton, Ági Szirtes, János Derzsi, Erika Bók, Gyula Pauer, István Lénárt, Kati Lázár
Fotografia: Fred Kelemen
Montaggio: Ágnes Hranitzky
Musiche originali: Mihály Vig
Francia, Germania, Ungheria, 2007



Maloin conduce una vita semplice senza prospettive, al bordo di un mare infinito; nota a malapena il mondo attorno a sè, ed ha già accettato il lento ed inevitabile deteriorarsi della vita intorno a lui e la sua completa solitudine. Quando assiste ad un omicidio, la sua vita prende una svolta improvvisa.





Chiunque abbia letto Georges Simenon, creatore del Commissario Maigret, reca ben impresse nella mente le atmosfere che la sua penna riesce a creare, i suoi tempi narrativi, la galleria di personaggi che popolano i suoi libri.
The Man From London è un testo cupo, tutto racchiuso nel grigiore di una nebbia che tutto copre con il suo abbraccio. Bela Tar, superati i problemi (la morte del produttore Humbert Balsan) che avevano portato alla sospensione delle riprese nel 2005, porta in concorso il suo adattamento del romanzo, girato in un accattivante bianco e nero, con uno stile del tutto improntato alla staticità più assoluta.
Sin dall’inizio, lunghissimi piano-sequenza seguono come occhi impietosi azioni e personaggi, per poi risolversi nell’immobilità di un dettaglio che vede dilatarsi enormemente il suo ruolo sullo schermo, in modo non sempre del tutto giustificato. The Man From London è un film che la definire ’ostico’ rende solamente in parte una narrazione il cui incedere è appena percettibile.
Pur riconoscendo la bellezza di una soluzione registica come il piano-sequenza, sempre affascinante, va detto che una pellicola deve anche sapere mostrare altre qualità. Sbagliato sarebbe accontentarsi di un compiacimento visivo non accompagnato da una compiutezza che include anche narrazione e struttura. Bela Tar raccoglie l’invito insito nelle parole di Simenon a raccontare l’ineluttabilità e la drammaticità dell’essere umano nel confrontarsi con un destino che nessuna azione pare poter modificare. La scelta, quindi, di portare il ritmo della narrazione ad un livello bassissimo è celata dalla volontà di suggerire, attraverso la quasi totale assenza di movimenti di macchina, quella sospensione a metà tra realtà ed illusione in cui giacciono i suoi personaggi nel confronto insormontabile con la propria fine.
C’è, e si avverte tra le pieghe del film, il racconto di un continuo anelare verso una via di libertà e di giustizia, verso una rivalsa che prima appare possibile, ma che poi torna a naufragare. Noi spettatori siamo da subito messi a conoscenza delle colpe e delle virtù di ogni singolo personaggio ; altro implicito suggerimento del regista a concentrarsi su quello che la pellicola non mostra, ma incessantemente evoca.
The Man From London chiede un costante aiuto a chi lo guarda, chiede di essere tollerato ed interiorizzato per esplicare pienamente ciò di cui è costruito. Non c’è un giudizio applicabile, ma solo la necessità, probabilmente, di una seconda visione, inevitabilmente più consapevole. È un film che si può ammirare, ma assai difficile da amare.

di Salvatore Salviano Miceli da close-up.it







Il piano sequenza è la tecnica che più avvicina il cinema alla vita, nel senso che i nostri occhi inquadrano il mondo in piena continuità temporale (e quando li chiudiamo decidendo di privarci della visione non possiamo comunque fare nulla contro questa continuità, dato che il tempo e la vita continuano a fluire, ma solo sostituire l’immagine del mondo con l’immagine “nera”, o quella del sogno). Lo stacco di montaggio nel cinema di Béla Tarr ricorre raramente, e proprio per questo diventa importante, cruciale: l’inquadratura non va interrotta perché è come un’equazione danzante (lo stile di Tarr è una fusione tra danza e aritmetica) dentro la quale è l’esistenza stessa a muoversi. In alcune inquadrature di The man from London sembra addirittura che il tempo della vita si dilati, che il cinema non riesca ad abbandonare il presente, l’attimo in corso, per muoversi verso l’atto successivo. E Tarr ci fa respirare ogni attimo fin quando non ne abbiamo pieni i polmoni, solo allora si può finalmente “staccare”, e lo stacco è sempre un abbandono.
Inquadrature lunghe quelle di The man from London, talvolta eterne, in cui lo sguardo entra/esce frastornato, disorientato. L’impossibilità di cogliere ogni dettaglio della messa in quadro, di catalogare ogni finezza fotografica, di tracciare le coordinate della luce, è scombussolante, è come se nella perfezione chirurgica della fotografia (rigorosamente in bianco e nero) si nascondessero delle sfocature. Questa impossibilità fa confluire, seppur parzialmente, il fuori campo nel campo: c’è sempre qualcosa che non vediamo nel campo del visibile dato che possiamo concentrarci su pochi dettagli di un film che è un’esplosione di dettagli.
La prima inquadratura, assolutamente fetale (una “nascita”. Allo stesso modo il finale, la luce accecante, è una morte) ci porta fin sopra una nave, dal basso verso l’alto, una vera e propria iniziazione a quello che sarà il film (la prima inquadratura di ogni film di Béla Tarr da quasi sempre questa sensazione, basti pensare a quella, su alcune vacche, dell’epico, per durata e dimensioni, Satantango).
The man from London (si) gioca su due movimenti paralleli, da un lato la perlustrazione della superficie (questione prettamente contemporanea), dall’altro un movimento profondo all’interno delle superfici stesse. Potrebbe sembrare una presa di distanza, un’osservazione aritmetica delle forme ma è al contempo una osservazione partecipativa, pietosa e umanistica del profilmico, uno sforzo di riprendere la realtà in cui il cineasta ha già messo in conto il fallimento perché la realtà è più grande del quadro, solo parzialmente inquadrabile, vagamente osservabile.

Adattamento di un romanzo di Simenon questo film rappresenta una comunione tra il cinema di Tarr e le atmosfere tipicamente noir (in cui quindi il porto, il molo, il tracciare le coordinate ambientali sono importanti almeno quanto i personaggi) ed è pieno di zone d’ombra (in tutti i sensi), zone in cui il mistero e lo spaesamento confluiscono. Maloin, il protagonista del film, è l’uomo al cui lo sguardo pietoso di Tarr, letteralmente, si piega. Maloin è elemento estraneo (e dunque straniante), in aperto conflitto con l’ambiente, in piena deteriorazione interiore, uomo la cui moralità viene misurata con la moralità dello stile bélatarriano.
The man from London è un film che sprigiona un calore devastante e inesauribile, di un cineasta che sembra appartenere ad un’altra dimensione spazio-temporale, un combattente del cinema la cui arte si piega solo davanti all’uomo e a nessun’altra esigenza. Cinema come poesia cristallina, cinema vergine che lotta a denti stretti contro ogni tentativo di deflorazione.

Fonte: un lento apprendistato







Questi sottotitoli sono per la versione in due volumi AEN o per quella in un solo volume NON hardsubbata. I sottotitoli erano solo per le parti non in inglese, io li ho integrati aggiungendo ex novo i sub per le parti in inglese prendendoli dalla vecchia versione hardsubbata di pessima qualità.

ATTENZIONE, a meno che non sia già troppo tardi NON GUARDATE ASSOLUTAMENTE LA VERSIONE HARDSUBBATA perchè, oltrechè di qualità video molto scadente (e guardare bela tarr in quel modo è come guardare, chessò, miyazaki in bianco e nero), manca di un paio di sequenze, una della quali piuttosto importante per rendere intelligibile la trama.



A quanto pare questo dovrebbe essere il 200mo sottotitolo per altrocinema...un buon modo per festeggiare...e grazie a tutti i numerosi subber che hanno contribuito al raggiungimento di questo notevole traguardo em41.gif



SOTTOTITOLI
Allega file  The.Man.From.London.sub.ita.zip (20.96K)
Numero di downloads: 545


Messaggio modificato da JulesJT il 20 December 2014 - 09:29 PM
Motivo della modifica: : Riordino RECE
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 foto mariolini 30 May 2009

Che graditissima sorpresa elgre :em10: :em41: :em41:
l'ho visto un mesetto fa, lo rivedrò al più presto con i sub italiani...
grazie ancora!
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 foto _Benares_ 30 May 2009

Io ce l'ho parcheggiato da tempo ma non sono ancora riuscito a vederlo. :em10:

Bel titolo, comunque. :em41:
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 foto elgrembiulon 31 May 2009

Visualizza Messaggio_Benares_, il May 31 2009, 12:01 AM, ha scritto:

Bel titolo, comunque. :em41:

:em41:

Visualizza Messaggiomariolini, il May 30 2009, 11:30 PM, ha scritto:

l'ho visto un mesetto fa, lo rivedrò al più presto con i sub italiani...

sì, riguardalo assolutamente :em10:
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 foto Sazuke 31 May 2009

Che regalone!!!! :em10:
Elgre, è il destino che ti ha mandato... mi è appena arrivato il dvd dall'uk!
Grazie. :em41:
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 foto *StevE* 31 May 2009

uahuuuu!!! :em10: Grazie mille!!!
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 foto elgrembiulon 31 May 2009

Visualizza MessaggioSazuke, il May 31 2009, 11:24 AM, ha scritto:

Elgre, è il destino che ti ha mandato... mi è appena arrivato il dvd dall'uk!

hai visto!


ah, per l'appunto, mentre la versione hardsubbatamerdosa era tutta in ungherese, questa è doppiata in inglese e francese (come è giusto che sia, svolgendosi la vicenda in francia con alcuni personaggi inglesi).
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 foto François Truffaut 31 May 2009

Elgre, ti adoro.
Gran bella sorpresa: era da tanto tempo che volevo vederlo. :em10:
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 foto elgrembiulon 31 May 2009

guarda, direi che non è certo il lavoro migliore di BT, visto che forse in questo più che in altri affiora un certo autocompiacimento. ma se non si è disposti a sopportare certe cose, è meglio che si lasci perdere il regista ungherese, no?
comunque è uno splendido noir, più sulla scia di Karhozat che di Werckmeister...
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