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[RECE][SUB] The Elephant And The Sea

 foto can tak 15 Nov 2011

THE ELEPHANT AND THE SEA

Versione 0,97



Immagine inserita




Regia: Woo Ming Jin

Sceneggiatura: Woo Ming Jin

Nazione: Malesia

Anno: 2007

Cast: Berg Lee, Chung Kok Keong, Ng Meng Hui, Cheong Wai Loon, Tan Chui Mui, Beatle Yap





Recensione di Nosferatu
Un isolato e sonnolento villaggio di pescatori della Malesia viene colpito da una misteriosa epidemia arrivata dal mare, che non solo attacca il principale mezzo di sostentamento locale (il pesce), ma sembra insinuarsi sottilmente nelle pieghe più nascoste dell'animo umano mettendone a nudo tutta la fragilità, enfatizzando un disagio sociale già presente, concretizzando la necessità di trovare negli altri quel calore umano che la natura o gli oggetti non possono darci, ma di cui abbiamo un disperato bisogno per sopravvivere.
Yun Ding è un giovane sfaccendato che passa le sue giornate in compagnia dell'amico Long Chai piazzando oggetti appuntiti per la strada e offrendo le proprie prestazioni agli ignari passanti che si ritrovano improvvisamente con le ruote forate. Ah Ngau è un uomo di mezza età, pescatore che passa intere giornate in mare aperto e che da esso riceve il necessario per sostenere se stesso e la propria moglie. Entrambi vengono colpiti duramente da questa misteriosa epidemia, della quale non ci è dato sapere praticamente nulla (poiché non è certo questo l'obbiettivo che il film si prepone), quando l'amico di uno e la moglie dell'altro muoiono improvvisamente. Il dolore, il peso dell'assenza, iniziano così a manifestarsi, non con le stereotipate e banali rappresentazioni del lutto alle quali certo cinema ci ha abituati, ma con un tormento interiore che le parole non possono descrivere, con un ristagno, una sorta di galleggiamento esistenziale, un torpore ben rappresentato dalle immagini e dai silenzi più che dalle parole, un decadente e degradante, se vogliamo, tentativo di dare un significato alle proprie azioni. E così Yun Ding prova a cercarsi un lavoro e si dimostra disposto a tutto, anche a "vendere" il corpo della sorella dell'amico defunto (che di lui è innamorata) per mantenerlo, mentre Ah Ngau crede di aver ritrovato nella carnalità del sesso gli stimoli necessari per tornare a vivere ma si rende presto e impietosamente conto che il suo è soltanto un palliativo sotto al quale si nasconde la necessità di affetto resa evidente dal suo attaccamento per una ragazza squillo.


Due uomini, due storie di solitudine e di lutto, che non si incrociano mai, ma che condividono lo stesso dolore fra il cielo e il mare della Malesia. Il mare, appunto, elemento primordiale che è datore di vita e di morte è il terzo protagonista di questo bel film di Woo Ming Jin del 2007. è in questa dicotomia che rappresenta la continua lotta fra uomo e natura, fra il desiderio di lasciarsi soccombere, di sprofondare (come del resto sembrano voler fare i due protagonisti ad un certo punto del racconto) e la necessità di riemergere ed affrontare il mal vivere cercando di dare un peso alla propria quotidianità che The Elephant and the Sea trova il suo senso più profondo di appagamento. Ed è grazie sopratutto all'uso intelligente della fotografia paesaggistica che contrappone in continuazione elementi disturbanti tanto nella forma quanto nel contenuto a immagini di una natura bellissima e spietata, dura ma riconciliatoria che l'eccellente risultato viene ottenuto.
Apprezzato dalla critica internazionale, vincitore di svariati premi presso i festival di tutto il mondo (fra i quali ricordiamo il premio speciale della giuria al 25° Torino Film Festival), The Elephant and the Sea è stato spesso accostato al cinema del ben più noto Tsai Ming Liang (anch'esso originario della Malesia), per le atmosfere sospese e l'assenza di dialoghi, per l'epidemia inspiegabile e misteriosa che forse ci ricorda quella del bellissimo The Hole, per la rappresentazione del sesso come strumento effimero di fuga da una realtà inaccettabile. Senz'altro i punti in comune ci sono, ma ciò non toglie che i meriti del film di Woo Ming Jin vadano al di la della semplice scopiazzatura, perché The Elephant and the Sea trova gli spunti per vivere di vita propria, lo fa con una forza sottile ma innegabile, e acquista un identità ben precisa nel porre la dualità di una natura (che nel cinema di Tsai Ming Liang non è mai stata un elemento così preponderante), quella bellissima, ancestrale, selvaggia e affascinante del paesaggio Malese, che mette a nudo le debolezze insite nell'uomo e nella società ma che infine diventa anche elemento catartico, purificatore (emblematico il contatto con il mare, quello puramente contemplativo di Ah Ngau e quello selvaggio, quasi sacrificale di Yun Ding) attraverso il quale, a volte, è necessario passare per ritrovare se stessi.



SOTTOTITOLI

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Traduzione di can tak





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Messaggio modificato da fabiojappo il 17 October 2014 - 08:26 PM
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 foto Umberto D. 15 Nov 2011

grande, il cinema malesiano merita più considerazione. Finalmente negli ultimi 2 anni si sta facendo notare :)
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 foto fabiojappo 15 Nov 2011

Grazie ! Sembra molto interessante.

Mi aiuti a recuperarlo?
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 foto Cignoman 15 Nov 2011

Quoto Fabio, apprezzamento senza riserve per la traduzione e per la recensione accompagnato da una richiesta di aiuto. HELP!
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 foto Kiny0 30 Nov 2011

Sembra davvero interessante!

Io quoto fabiojappo, dove si può recuperare? :em07:
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 foto poison 05 Dec 2011

Film interessante, peccato che nella mia edicola il film è terminato :( Help :em07:
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 foto battleroyale 07 Dec 2011

Anche io necessito di Help! :(
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 foto fabiojappo 11 Dec 2011

Certo non "facile", ma bello. L'accostamento con Tsai Ming Liang, come fa notare Nosferatu nell'ottima recensione, ci sta. Dialoghi rarefatti, inquadrature fisse e lunghe, immagini intense.

Di cinema malese non abbiamo molto in archivio, ma è tutta roba buona !
Messaggio modificato da fabiojappo il 11 December 2011 - 11:22 AM
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 foto Umberto D. 12 Dec 2011

sono daccordo, la recensione di Nosferatu è davvero ben fatta, complimenti! :)
vero, i film malesiani in archivio meritano, me li vedrò tutti a parte My Daughter che mi sembra l'unico scarso.
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