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Periodo Heian (794-1185), Kyoto, 1137: Taira Tadamori e suo figlio Kiyomori tornano da una spedizione vittoriosa contro alcuni pirati dei mari occidentali. I due sono a capo di una delle più importanti famiglie della classe emergente dei samurai. L'impero è diviso in diverse fazioni: l'ex-Imperatore Toba (diventato tale dopo la morte del grande Imperatore Shirakawa), i nobili della corte con il giovane Imperatore e i monaci guerrieri. Nonostante i ripetuti successi militari dei Taira, la corte, impaurita dalla vertiginosa ascesa della classe guerriera, rifiuta di concedergli qualsivoglia onorificenza, causando rabbia e frustrazione all'interno dei membri del clan. Siamo a un punto di svolta: accetteranno i samurai di continuare a essere semplici servitori dell'Impero oppure rivendicheranno un posto fra la classe dirigente con la forza delle loro armi?
Uno dei film meno convincenti del maestro che mi sia capitato di vedere. Mizoguchi dimostra una volta di più di non essere a proprio agio con il registro epico e con il jidaigeki tradizionale. Un esempio l'avevamo già visto con Genroku Chushingura dove, refrattario all'azione, aveva deciso di incentrare la narrazione attorno alla psicologia del protagonista e ai dialoghi. Grazie all'incredibile sensibilità del regista e a una sceneggiatura mirabilmente concepita, era uscito comunque il capolavoro. Qui l'operazione non riesce del tutto. Nonostante la mano sapiente di Yoda Yoshikata e i grandiosi mezzi con i quali è stato girato (per la prima volta Mizoguchi si avvale di espedienti tecnici mutuati dal cinema hollywoodiano), il film risente di una certa stanchezza creativa, alla vigilia, fortunatamente, dell'ultimo suo grandioso film, la strada della vergogna. Anche qui non mancano i marchi di fabbrica di Mizoguchi, come l'indagine dei problematici rapporti familiari (anche in un contesto che non si prestava affatto) e l'intenso studio della psicologia del protagonista, Kiyomori, figura mitica della storia giapponese troppe volte ritratta unidimensionalmente, così come non si esime dal criticare ferocemente i valori della frangia più retriva della società giapponese. Per una volta però, anche il nostro beneamato, non riesce a fuggire del tutto dalla trappola della retorica (intesa nel senso deteriore del termine) che queste tematiche inevitabilmente portano con sé.
Insomma, un film sicuramente da vedere (è pur sempre un Mizoguchi!), se non altro per l'accurata ricostruzione storica (per gli amanti della storia giapponese è un must!) e per l'alta qualità dei mezzi tecnici impiegati, ma che, all'interno della adamantina filmografia del regista giapponese, è sicuramente prescindibile.
Da segnalare, infine, la presenza di Ichikawa Raizo (nei panni di Kiyomori), destinato a diventare una delle star del cinema giapponese degli anni '60.
Titolo originale: Shin Eike Monogatari
Regia: Mizoguchi Kenji
Anno: 1955
Nazione: Giappone
Genere: Storico
Durata: 108'
Sceneggiatura: (da un'opera di Yoshikawa Eiji), Narusawa Masashige, Yoda Yoshikata, Tsuji Kyûchi
Prodotto da: Nagata Masaichi
Musiche originali: Hayasaka Fumio, Mochizuki Tamekichi, Satô Masaru
Fotografia: Miyagawa Kazuo, Sugiyama Kôhei
Scenografia: Naito Akira
Interpreti:Ichikawa Raizo (Taira Kiyomori), Kuga Yoshiko (Tokiko), Nakamura Tamao (Shigeko), Oya Ichijiro (Taira Tadamori), Natsume Shunji (Imperatore Toba), Shindo Eitaro (Banboku il mercante)
Un grande ringraziamento (come al solito) a polpa per essersi accollato questo ennesimo quality check. Come farei senza di lui? Il mio nume tutelare fin dagli inizi!
Importante: In alcuni punti (non moltissimi, per la verità) i sottotitoli inglesi non erano perfettamente sincronizzati con l'audio (si tratta di qualche decimo di secondo) e alcune battute (soprattutto quelle del "coro" o di saluto) non sono state tradotte. Si prega di non prendersela con il malcapitato subber .
Messaggio modificato da Kiny0 il 17 October 2012 - 01:22 PM