Vai al contenuto

IP.Board Style© Fisana
 

[RECE] Rashomon

Traduzione di Bedboi

25 risposte a questa discussione

#1 TheReal O

    Cameraman

  • Membro
  • 624 Messaggi:
  • Location:Batcaverna
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 02 October 2005 - 05:42 PM

Rashomon


Immagine inserita


Versione: vcdvault oppure yyddr


Prefazione
Cercando informazioni su questo film per la rece, mi sono reso conto di quanto questo titolo sia stato rilevante nella storia del Cinema, e tutto sommato dell'arte. Credo il più importante e influente di tutto il database di AsianWorld. Sapevo della grandezza dell'opera ma avevo sottovalutato l'impatto così gigante e imprescindibile dell'opera. Recensire un titolo del genere comporta forti responsabilità, soprattutto alla mia prima prova. Mi sono sforzato di fare una recensione compresibile a tutti, evitando riferimenti tecnici (a meno che necessari), ma senza essere superficiale. Scrivendo questa recensione capivo che volendo sarei potuto andare avanti all'infinito. Spero di non essere stato troppo noiso, perché ho tagliato tanto tanto, e per renderla fruibile l'ho divisa in sezioni, cosi ognuno leggerà la parte a cui è interessato. Buona lettura.
O


Immagine inserita



Il trionfo veneziano
Era il 1951 quando a Venezia venne premiato con il Leone d'Oro, Rashomon (1950). Questa data è importante non solo per il premio ricevuto dal regista, che diventarà il più famoso regista Asiatico dei successivi quaranta anni (forse lo è tuttora), ma anche e soprattutto perché grazie a questa vittoria si aprirono le porte dell'oriente al pubblico occidentale.
La strada che portò a questo risultato non è stata facile.
La Daiei, casa di produzione con ormai forti problemi economici (dovuti alla crisi del dopoguerra), fu una delle cooproduttrici del film. Il Festival di Venezia, che in passato aveva già ospitato altri film giapponesi, chiese al Giappone qualche titolo da inserire nella selezione. La produzione nazionale non sembrava per niente adatta a una distribuzione in occidente, i film erano molto "lontani", e di difficile lettura per un pubblico diverso da quello indigeno. Il film era visto con diffidenza dalla stessa casa di produzione fin dall'inizio: trovavano la sceneggiatura incompresibile. "Ma è il cuore umano a essere incompresibile" rispose Kurosawa. Fu grazie alle insistenze di Giuliana Stramigioli responsabile dell'Italia Film in Giappone, che il film partecipò. Aveva visionato l'anteprima della pellicola e ne rimase molto colpita, tanto che convinse il presidente della Daiei, che invece era molto scettico. Così il film fu inviato in Italia, nonostante i dirigenti della casa di produzione non fossero per niente convinti di questa scelta. Il successo del film fu tale da permettere all'azienda di riprendersi dalla crisi.
Nagata Masaichi presidente della Daiei che aveva sempre definito questo film "incomprensibile" si attribuirà in svariate interviste il merito di questo successo. Akira racconta che vedendolo vantarsi di questi meriti gli sembrava di rivivere le menzogne e i sentimenti da lui descritti nel film, portati al reale. Forte di questa vittoria, Masaichi cominciò a produrre e a promuvere la distribuzione in occidente di molti film jidaigeki (film in costume, storici), convinto che il carattere esotico di questo genere fosse l'elemento che destava l'interesse del pubblico occidentale. In questo periodo arrivarono dalle nostre parti nomi quali Mizoguchi e Kinugasa. Anche in virtù di questa sfiducia per gli altri generi considerati troppo "Giapponesi", molti registi (Ozu, Imamura e Naruse) che si cimentavano in opere gendaigeki (film di ambientazione contemporanea) non vennero inizialmente distribuiti all'estero, nonostante fossero le produzioni più numerose.
Akira Kurosawa, non poteva sospettare che il suo film avrebbe potuto vincere qualcosa perché non sapeva neanche che avrebbe partecipato al Festival di Venezia (nessuno l'aveva né avvertito, né invitato). Apprese la notizia durante un periodo di depressione, in conseguenza a forti problemi con la produzione per i tagli imposti sulla sua pellicola successiva (L'idiota, 1951).
Così commentò l'autore stesso: "il trionfo veneziano di Rashomon, fu l'evento provvidenziale che ha cambiato la mia vita, consentendomi di riprendere fiato e continuare per la mia strada"



Breve contesto storico
Dopo la sconfitta subìta in seguito alle due bombe atomiche, le forze americane, sotto la gestione del generale Mac Arthur, fondarano lo SCAP (Commando Supremo delle Forze Alleate). Il Giappone così diventava l'avamposto asiatico anticomunista per eccellenza, ruolo di non poca rilevanza nei giochi della guerra fredda tra USA e URSS. Il commando esercitava una forte pressione anche nelle produzioni cinematografiche. Molti film furono censurati o messi al rogo in nome della civilizzazione, e le produzioni contemporanee dovevano rispondere a determinati valori democratici (i diritti della donna, la lotta contro il militarismo, l'antifeudalesimo), senza però cadere in ideologie "troppo" rivoluzionarie che potevano ritorcersi contro.
In virtù di questo clima politico/sociale furono molte le critiche mosse al regista nonostante la prestigiosa vittoria veneziana. Fu accusato infatti di essere un autore molto occidentalizzato (confondendo quella che invece era una forte conoscenza della nostra migliore cultura), di aver dato un'immagine troppo esotica del Giappone (senza compredere che in nessuno modo il Maestro rinunciava alle tradizioni e ai costumi della sua nazione), e di aver raggiunto risultati solo grazie alla supervisione dei coloni americani (cosa del tutto lontana dalla realtà). Non sapevano quanto errate fossero queste conclusioni completamente smentite con il passare degli anni. Non a caso questo il film continuò ricevere riconoscimenti, a Hollywood (un Oscar), a Cannes e a Berlino. Come la storia dimostrerà quella fu la vittoria, sì di un artista capace di sintetizzare le migliori tecniche cinematografiche (apportandone un enorme contributo) con la poesia e la tradizione di un nazione sconosciuta al mondo. Fu la vittoria quindi di un paese intero, una botta d'orgoglio per una nazione messa in ginocchio dalla guerra, un'ottima presentazione all'Occidente della loro cinematografia, dei loro modi e dei loro costumi.



Immagine inserita



"L'egoismo è il peccato originale dell'uomo. Gli esseri umani sono incapaci di essere onesti con sé stessi, non sanno parlare di sé stessi senza abbellirsi."
Akira Kurosawa



Recensione
(ATTENZIONE CONTIENE SPOILER SPARSI)
Nel Giappone del XII secolo, quattro diversi narratori offrono la propria versione dello stesso incidente: una donna viene violentata e suo marito ucciso in un bosco. I narratori sono il bandito, la moglie, il marito morto (che parlerà attraverso una medium), e un boscaiolo testimone oculare.

Il film è tratto da due romanzi di Ryunosuke Akutagawa, "Nel Bosco" (1921) e "Rashomon" (1927). Dal primo il Maestro ha preso la trama e dal secondo l'ambientazione (Rashomon significa, La Porta di Rasho) in cui avviene l'incontro del viandante con il monaco e il boscaiolo e lo spunto del finale anche se ne stravolgerà completamente il senso. Non manca un fortissimo apporto personale, infatti la quarta testimonianza non appare nel libro, e il finale viene radicalmente cambiato rispetto alla concezione fortemente nichilista di Akutagawa. Il film mette in scena tutta la cinicità (sarebbe meglio dire obbiettività) nel descrivere la vanità dell'uomo, quella che gli fa dire bugie su bugie per apparire migliore di quello che è (in fondo ogni racconto a questo porta) agli occhi degli altri, ma anche e soprattutto a sé stesso. Di conseguenza la bassezza del genere umano. Seguendo gli intenti del racconto originale, tutta la pellicola è permeata di questo sentimento, talmente umano che resiste anche alla morte (anche il morto darà la versione che lo farà apparire come uomo d'onore e di valori). La perdita di fiducia nel genere umano è sottilineata dai commenti del monaco e del viandante, che descrivono il mondo come un inferno in cui vivere, pieno di cadaveri (a quanto pare intorno alla porta di Rasho prolificano cadaveri non seppelliti) e senza speranze. In forte contrapposizione a questo pessimismo, il finale. È uno dei momenti più tipici ed eloquenti per quanto riguarda la visione morale di Akira di quel periodo (infatti non previsto nel racconto originale che rimaneva molto più pessimista e buio, non a caso lo scrittore si suiciderà a trentacinque anni nel 1927). Il boscaiolo, umiliato dal viandante perché accusato del furto del prezioso pugnale della donna violentata. La vergogna lo fa cadere in un lungo silenzio, anche il saggio monaco, con in braccio il bimbo abbandonato non sa cosa dire, la sua sfiducia nei confronti dell'uomo è aumentata. Finalmente il boscaiolo si riscatta, decide di salvare il bambino adottandolo: "ho sei figli, uno in più non fa la differenza". In risposta a questo gesto di infinita generosità, il monaco illuminato di speranza riaquista la fiducia nell'uomo. Un momento estremamente universale (senza confini) ed eterno (senza tempo) toccante quanto poetico e preciso nella sua rappresentazione.



"L'egoismo è un difetto che ci portiamo dietro dalla nascita, il più difficile da estirpare. Questo film è una pergamena, la pergamena dell'Io, che si srotola davanti ai nostri occhi."
Akira Kurosawa



Immagine inserita
(Akira Kurosawa durante le riprese del film)



Tre è il numero ricorrente della narrazione, tre sono le voci del coro (composto da tre figure simbolo: l'idealista –il monaco-, l'uomo semplice e ignorante che non si capacita del misfatto –il boscaiolo-, il pragmatico che commenta e detta opinioni –il viandante-). Tre ambienti (Rashomon, il tribunale, il bosco), tre protagonisti (il bandito, il marito e moglie), tre testimoni (il boscaiolo, il poliziotto che cattura il bandito e il monaco). In questo incastro quasi geometrico la musica propone delle variazioni sul tema del Bolero di Ravel, composte da Fumio Hayasaka. Contrariamente a quanto può sembrare, da questa bizzara combinazione scaturisce l'elemento sonoro ideale per la scansione del testo, ripetitivo (ogni volta si racconta lo stesso episodio anche se da versioni diverse) e costante.
Da abile conoscitore della cultura occidentale, Kurosawa mette in piedi il film utilizzando la tecnica del flashback, e montando di seguito i vari racconti dei personaggi. Come in Quarto Potere, per ogni personaggio narrante, viene messo in scena il flashback della vicenda narrata. Nonostante l'uso del flashback fosse ormai assodato nelle produzione hollywoodiane (questa su tutte), Akira va oltre, creando flashback "illusori", "finti", "spiazzanti". Il traguardo guadagnato è tanto importante che si può parlare di un utilizzo di questa tecnica "prima o dopo" Akira Kurosawa.



"...una miserabile imitazione di Rashomon"
Ingmar Bergman (definendo un suo film, La fontana della vergine)



Come in Welles, è evidente il forte uso del grandangolo con una profonda messa a fuoco, utilizzato soprattutto per le scene del presente, quelle di Rashomon (così è chiamato il luogo dov'è incentrato l'incontro dei narratori) appunto. Mentre per le scene del processo la macchina da presa diventa la giuria, quindi l'interlocutore a cui i testimoni si rivolgono di volta in volta. Ferma, fissa davanti a loro. Piatta su una scenografia spoglia. I flashback infine sono rappresentati da un forte dinamismo, macchina in movimento in mezzo alla natura (elemento fondamentale e vivo), lunghi carrelli (memorabile la corsa del bandito verso i due sposi). La decisa e differenziata demarcazione stilistica di questi tre "momenti temporali", aiutano una esposizione comprensibile allo spettatore, ma non per questo chiara nella realtà dell'accaduto. Come in Paisà (opera di Rossellini allora già celeberrima in Giappone), Kurosawa non da una verità assoluta, ma tante verità relative, senza cercare di raccontare e svelare tutto.
Una nota aggiuntiva (ma ce ne sarebbero tante) voglio dedicarla alla figura della moglie. Splendida nella sua poliedrica rappresentazione. Forte e decisa, ma allo stesso tempo fragile e delicata. L'immagine di lei che si protegge dietro le spalle del bandito, affondando le sue unghie sulla pelle di questo è diventata un simbolo. Tanto che questa inquadratura verrà ripresa per fare la copertina di Basic Instint.
Ecco la foto in questione:


Immagine inserita



La coppia (Toshiro Mifune e Machiki Kyo) sono diventati il "seduttore" e la "violata" per eccellenza nell'immaginario cinematografico. Da manuale d'arte e poesia è la rappresentazione dello stupro. Fatta intuire con un simbolismo delicato. Lei che si scaraventa contro l'aggressore con un pugnale, con energia, e lui che la schiva, giocando con lei come il gatto con il topo. Danno vita a una danza dell'amore in piena regola (come gli animali), infine lui la prende e la bacia. Durante questo bacio lei cerca rifugio nel cielo, intravisto attraverso i rami, la luce la abbaglia, la avvolge. Nel momento in cui capisce che deve concedersi, lascia cadere il prezioso pugnale, che si infila soffice nella terra erbosa (si poteva essere qui più eloquenti?). Le mani sul corpo dell'aggressore. Ellisse.


Il film è diventato tra le opere cinematografiche più importanti in assoluto. Siamo davanti a una vera miniera di invenzioni stilistiche, tecniche e dialettiche che influenzeranno il Cinema (mondiale).


"Ogni immagine di questo film reca l'impronta di un genio"
Michelangelo Antonioni



Commento personale
Dire che questo film mi sia piaciuto è poco. Nonostante abbia amato molti altri film di Kurosawa, è con questo che è scoccata la scintilla. Ora adoro questo regista. La caratterizzazione dei personaggi è fantastica e curatissima. Le interpretazioni sono perfette, su tutte quelle dei tre personaggi coinvolti nell'incidente cioè la moglie (Machiko Kyô) il marito (Masayuki Mori) e il bandito (Toshirô Mifune). La ricercatezza del bello è totale. Ogni versione mi ha coinvolto, ci credevo. Realizzate tutte con un occhio attento. Costringendo i tre attori su citati a cambiare l'interpretazione del personaggio (per quanto riguarda i comportamenti e le dinamiche) a ogni flashback. Si stenterà a credere che la donna che piange, sia la stessa dell'ultimo racconto. Nonostante il film abbia ormai compiuto i suoi 55 anni di vita, non ho accusato in nessun momento il peso del tempo. I ritmi narrativi sono vivaci e modernissimi. Le scene d'azione coinvolgenti, ben calibrate e "spettacolari" nella loro semplicità.


La poesia tipicamente giapponese, come lo sono i riti della medium, o le solite diversificazioni sociali che risaltano. Il ruolo della donna. Sono tutti specchi di quel Giappone (sia quello medievale in cui è ambientato, sia quello contemporaneo al film e a noi) che personalmente adoro, e davanti a una rappresentazione così lucida di questa Giapponesità (concedetemelo ^^) non potevo rimanere impassibile.
Alla luce di tutto questo mi chiedo come è possibile che un film di questa importanza non sia stato pubblicato in Italia (parlo del dvd, perché esiste una VHS scandentissima e vecchia), anche se ho molta paura di quello che può fare un doppiaggio.


CREDITI

Giappone, 1950
Durata 88'

Attori: Toshiro Mifune, Machiko Kyo, Masayuki Mori, Takashi Shimura, Minoru Chiaki, Kichijiro Ueda
Regia: Akira Kurosawa
Produttore: Jingo Minoura
Produttore esecutivo: Masaichi Nagata
Sceneggiatura: Akira Kurosawa e Shinobu Hashimoto
Direzione della fotografia: Kazuo Miyagawa
Musica: Fumio Hayasaka
Scenografia: So Matsuyama
Montaggio: Akira Kurosawa


Bibliografia per la recensione: Aldo Tassone: Akira Kurosawa (ed. Il Castoro); D. Dordwell, K. Thompson: Storia del Cinema e dei Film (ed. Il Castoro); M. R. Novielli: Storia del Cinema Giapponese (ed. Marsilio)








ATTENZIONE
Questo titolo è ora reperibile nei migliori negozi e store-on line.
Asian World si prefigge la promozione e la diffusione della cultura cinematografica asiatica.
Per questo motivo i sottotitoli relativi a questo film sono stati ritirati.
Supporta anche tu il cinema asiatico, acquistando questa pellicola in dvd.

Rashomon


Messaggio modificato da Kiny0 il 03 March 2013 - 12:33 AM


#2 Gacchan

    Fondatore

  • Membro storico
  • 2416 Messaggi:
  • Location:La Città degli Angeli
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 02 October 2005 - 05:43 PM

Grande Real!!!!
Ma ci sono problemi con le immi!Hostale su imageshack col pratico pulsantino che abbiamo implementato :P

.::1 liter of Tears ;___; AW Fan Club::.

#3 TheReal O

    Cameraman

  • Membro
  • 624 Messaggi:
  • Location:Batcaverna
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 02 October 2005 - 05:45 PM

Strano, io le visualizzo tutte! Ho messo i link diretti ai siti, ma se mi dici così provvedo ad hostarle tutte @___@
O

#4 Gacchan

    Fondatore

  • Membro storico
  • 2416 Messaggi:
  • Location:La Città degli Angeli
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 02 October 2005 - 05:46 PM

Fortunecity ha un filtro contro i link diretti :P

.::1 liter of Tears ;___; AW Fan Club::.

#5 TheReal O

    Cameraman

  • Membro
  • 624 Messaggi:
  • Location:Batcaverna
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 02 October 2005 - 06:04 PM

Ok, fatto! Scusate l'inesperienza ^^ :em16:
O

#6 Monana

    Petaura Dello Zucchero

  • Membro storico
  • 6127 Messaggi:
  • Location:Oz
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 03 October 2005 - 08:18 AM

Complimenti Real, hai scritto una recensione completa ed interessantissima!
Ho salvato questa pagina :em06:
Il film è un must, sono passati secoli dall'ultima visione e mi hai fatto tornare la voglia di vederlo :)

A un sacco di gente piace essere morta, però non è morta veramente... è solo che si tira indietro dalla vita.
Invece bisogna... bisogna cercare, correre i rischi, soffrire anche, magari,
MA: giocare la partita con decisione.

FORZA RAGAZZI, FORZA!

Dammi una V!
Dammi una I!
Dammi una V!
Dammi una I!

VI-VI! VIVI!

Sennò, non si sa di che parlare alla fine negli spogliatoi. (Harold e Maude)

<---Presidentessa Del Comitato Per Il Ritorno Alla Gloria Di AsianWorld--->
Suntoryzzata in data 13/08/2006
<---Presidentessa del comitato Pro Siwospam--->
*Basta con la tristezza, W il Turbo-Ammmore ed il Panda-Suntory-Sith*

#7 YamaArashi

    AW Samurai !

  • Webmaster
  • 3838 Messaggi:
  • Location:Frontiera Nord Ovest
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 03 October 2005 - 09:31 AM

Grandissimo O !!!

Rashomon l'ho visto tempo fa, ma le chicche della tua recensione me lo hanno posto sotto un ottica migliore! Grazie davvero bellissimo lavoro, complimenti!

é chiara anche l'ispirazione di hero a questo film!

#8 TheReal O

    Cameraman

  • Membro
  • 624 Messaggi:
  • Location:Batcaverna
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 03 October 2005 - 10:03 AM

Monana, il Oct 3 2005, 08:18 AM, ha scritto:

Complimenti Real, hai scritto una recensione completa ed interessantissima!

Visualizza Messaggio

YamaArashi, il Oct 3 2005, 09:31 AM, ha scritto:

Grandissimo O !!!

Visualizza Messaggio


Grazie Mille! :rotfl: :em50:

YamaArashi, il Oct 3 2005, 09:31 AM, ha scritto:

é chiara anche l'ispirazione di hero a questo film!

Visualizza Messaggio


Verissimo! Hero è forse l'esempio più recente ed evidente di quanto questo film continui ad influenzare! :rotfl:
Akira è veramente un Maestro del '900 :em07:
O

Messaggio modificato da TheReal O il 03 October 2005 - 10:05 AM


#9 polpa

    It’s Suntory Time!

  • Membro storico
  • 9225 Messaggi:
  • Location:Roma
  • Sesso:

Inviato 03 October 2005 - 10:48 AM

Bella recensione, Real, mi hai fatto davvero venire voglia di rivedere il film. Io purtroppo ho proprio quella vecchia VHS, che mi sembra fosse doppiata.
Vedrò di procurarmi una bella copia in originale.
Se ti va, poi, rileggiti la recensione: ci sono un bel po' di errori di digitazione. Magari non te ne può fregà de meno, però, visto il bel lavoro che hai fatto (soprattutto dal punto di vista informativo)... :em07:





1 utente(i) stanno leggendo questa discussione

0 utenti, 1 ospiti, 0 utenti anonimi