SHURA (1971)
[CARNEFICINA]
di Matsumoto Toshio
134 minuti
Giappone
aka Demons / Pandemonium / Shura / The 48th ronin / Bloodshed
Versione: ZOIC 2 CD
Traduzione sottotitoli: lazarusg
Revisione: calimerina66 & Nausicaa
Scritto da Matsumoto e basato su “Kami Kakete Sango Taisetsu” di Nanboku Tsuruya, adattato da Ishizawa Shuji.
Un sole rosso che tramonta e un incubo che preannuncia un’eterna notte di tenebre, le tenebre dell’anima di un uomo, Gengobei, diviso tra il dovere (giri) di samurai e il sentimento (ninjō) verso una geisha. Tra inganni, identità nascoste e le proiezioni mentali di Gengobei che si ripercuotono sul reale, sogno e realtà si confondono, mentre gli eventi precipitano nel sangue, in un’oscurità mai spezzata dal sorgere del sole.
Dal regista d’avanguardia Toshio Matsumoto, il secondo lungometraggio “Shura” lascia il Giappone moderno di “Funeral Parade of Roses” per realizzare un incontro tra cinema sperimentale e jidaigeki, sovvertendone le regole. La Japan Society, che ha curato nel 2009 una retrospettiva sui film dell’Art Theatre Guild (casa produttrice giapponese nata nel 1961 e divenuta sinonimo di cinema indipendente), ha presentato il film come espressione della claustrofobica situazione sociale e politica giapponese negli anni settanta. Pare che Shura sia stato bandito dal Regno Unito per l’eccessiva violenza, nonostante questa non sia gratuita, ma nasca da un conflitto individuale e collettivo, in un’epoca dominata dal potere del denaro, che è il principale movente della storia. Un’epoca, quella del medioevo giapponese o l’attuale, in cui gli ideali si perdono ma continuano ad avere effetti e ove la lenta discesa di un uomo nella follia si compie tra ipocrisie e ambiguità.
Non si tratta di un horror, ma di una tragedia crudele e satirica. Torna la metafora edipica della conoscenza, che governava “Funeral Parade of Roses” (1969).
Jidaigeki atipico o chambara ‘nichilista’, già il titolo Shura rimanda alla simbologia buddhista e al tema centrale del film, la salvezza: esiste possibilità di salvezza per un uomo che vive come nell’Ashura o Shura* (parola sanscrita/hindu/buddhista e tra i sei sentieri del Rokudo), sfera infernale della gelosia e dell’odio, grondante del sangue delle battaglie?
Il kanji nel titolo del film si traduce come “carnage”, “bloodshed” - “carneficina”. Non poteva mancare anche la parola greco-latina, Pandemonium, coniata da John Milton in “Paradise Lost”, per indicare l’immaginifica capitale dell’inferno, popolata da soli demoni.
Shura richiama il precedente “Funeral Parade of Roses” per l’interludio cinematografico tra mondo onirico e reale, oltre che per i motivi freudiani: il gioco tra Eros e Thanatos si arricchisce di un’atmosfera straniante e l’inferno di Gengobei diviene l’inferno delle passioni di ciascuno di noi. Si riconferma la bellezza della fotografia in bianco e nero, mentre mancano le scene accelerate e abbondano invece i ralenti; inoltre, l’azione di una medesima scena viene a volte reiterata e mostrata da diversi punti di vista. La scenografia, insieme all’illuminazione, alla disposizione e all’atteggiamento dei corpi, evoca l’origine teatrale del film. L’utilizzo della musica è minimale e simbolico, come il suono del gong al calar della sera.
A differenza, però, dell’opera Kabuki di cui Shura è l’adattamento, “Kami Kakete Sango Taisetsu” (tra le traduzioni possibili: “The lovers’ pledge” - “La promessa degli amanti”), di Nanboku Tsuruya, qualsiasi forma di lieto fine, anche soggetta a satira, è negata. Non è possibile alcuna riconciliazione nella chiusura ad anello del film, che porta invece alle estreme conseguenze i caratteri del genere kizewamono, sviluppatosi nel Kabuki agli inizi del XIX secolo: entrano in scena gli strati più bassi della società, tra abiezione e ironia, fantasmi e saké, e spesso il protagonista è un samurai decaduto, senza più padrone, un semplice ronin, che devia dai doveri e dall’onore. In “Kami Kakete Sango Taisetsu” il finale positivo è reso possibile attraverso numerosi sacrifici, in Shura, invece, tutti sono vittime e la vita stessa è un percorso attraverso l’inferno.
L’altra pièce teatrale di Nanboku, di cui “Kami Kakete Sango Taisetsu” è un po’ la prosecuzione, è “Tôkaidô Yotsuya Kaidan” (“Yotsuya Ghost Stories” - “Storie di fantasmi”), che ha ispirato numerosi adattamenti cinematografici, tra cui anche quelli di Kinoshita Keisuke (1949) e Nakagawa Nobuo (1959).
Le due opere di Nanboku erano state concepite come episodi del “Kanadehon Chushingura”**.
Shura è infatti legato alla saga dei 47 ronin, attraverso la versione che se ne fa nel Kabuki (si veda anche la recensione del film “Genroku Chushingura” - “La vendetta dei 47 ronin” di Mizoguchi Kenji 1941). Oboshi è Oishi, vassallo del daimyo Hagan/Asano, del clan Enya, che fu costretto a commettere suicidio rituale (seppuku). Oboshi/Oishi riunisce i 46 uomini più fedeli, degli oltre 300, per consumare la vendetta contro Moronao/Kira.
Gengobei sarebbe allora Fuwa Kazuemon, uno dei ronin di Ako del "Chushingura", che nell'opera di Nanboku è allontanato dal clan per essersi fatto derubare dei soldi appartenuti al governo, prima dell’episodio che spinse Asano alla morte.
Ma la vendetta del nostro 48° ronin muta in un tormento differente, che niente ha a che fare con il codice dei samurai, il bushidō …
Gli interpreti: Nakamura Katsuo (Gengobei o Gengobe Satsuma/Soemon o Kazuemon Funakura), Sanjo Yasuko (Koman), Kara Juro (Sangoro), Imafuku Masao (Hachiemon).
Kara Juro compare in Violated Angels (1967) di Wakamatsu Kôji.
Nakamura Katsuo compare anche in Kwaidan (1964) di Kobayashi Masaki.
Tra le fonti usate per la recensione si segnalano:
Japanese Classical Theater in Films di McDonald I. Keiko
A History of Japanese Literature: From the Man’yōshū to Modern Times di Kato Shuichi e traduzione a cura di Sanderson Don
* Riferimenti generalissimi: Asura/Ahura/Ashura divinità o esseri demoniaci per hinduismo, zoroastrismo, buddhismo; l’etimologia del termine richiama anche gli Aesir della mitologia nordica. Nell'induismo gli Asura erano i 'fratelli mezzo-sangue' dei Deva/Devi. Nel buddismo, l’Ashura è uno dei mondi più bassi, dominato dall’odio e dalla gelosia, ed è uno stato di vita che ogni essere umano attraversa.
** “Kanadehon Chushingura”: pièce teatrale di Takeda Izumo, per la prima volta in scena nel 1748, riprende il fatto storico avvenuto agli inizi dello stesso secolo, con la famosa vendetta dei 47 ronin di Ako (che sembra si compì il 14 dicembre del 1701). Nell’opera gli avvenimenti sono romanzati e retrodatati al XV- XVI secolo, i nomi reali sostituti da quelli fittizi.
Altri film di Matsumoto Toshio in archivio:
Funeral Parade of Roses (1969)
Dogura Magura (1988)
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Messaggio modificato da JulesWU il 04 March 2017 - 04:45 PM