The Brown Bunny
regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio: Vincent Gallo
songs: Ted Curson, Jeff Alexander, Gordon Lightfoot, Jackson C. Frank, Francesco Accardo.
produzione: Vincent Gallo, per Vincent Gallo / Wild Bunch / Kineteque.
Usa/Francia/Giappone, 2003, 89'
cast: Vincent Gallo (Bud Clay), Chloë Sevigny (Daisy Lemon)
Il narcisismo del dolore
Più alla deriva ancora che nel suo splendido esordio come regista, Buffalo '66, Vincent Gallo è un essere umano dolente e solitario, in fuga per le strade d'America. La mèta stavolta è la California, mito del benessere e, un tempo (e ancora oggi) ultima frontiera del Sogno americano. Le tappe sono, apparentemente, un serie di incontri "mancati" con donne sconosciute: sedotte, consolate, ricordate, inseguite, ma sempre abbandonate. Forse perché l'amore, come i conigli, vive al massimo 5 o 6 anni, anche se nutrito col "cibo giusto"?
E' difficile dire se il dolore lento e inesorabile che Gallo mette in scena, in primis col suo viso allucinato e torvo, ferito e ritirato, sia reale o una posa da artista "maudit". Quel che è certo è che questo dolore – espresso tramite gli occhi, i primi piani stretti sui volti, le inquadrature volutamente imprecise e fuori quadro, che isolano ogni essere dal resto del mondo, la musica malinconica, il ritmo lisergico e traumatico del montaggio – non lascia indifferenti. Può irritare, o incantare, ma una reazoine la provoca.
Nei film di Vincent Gallo la strada non è mai metafora di qualcosa, come in Lynch: è solo strada ed è la strada della solitudine, dei ricordi perduti, di traumi e mutilazioni che stravolgono il presente e rendono urgente ma impossibile ogni contatto. E' l'allontanarsi da sé, la fuga da sé che inevitabilmente al sé riconduce.
Quella che in Buffalo '66 era una sorta di bisogno di arrivare al dunque, un'incapacità di sopportare più di una sola parola fuori luogo, una sola ipocrisia, un solo luogo comune, qui diventa deflagrazione tra fuga e ritorno. Come un coniglio che tenta di fuggire ma che qualcuno tiene ben saldo per le orecchie: le sue zampe girano veloci, a vuoto.
Il narcisismo, se c'è, sta in questa esibizione di sé come essere indifeso, come nessuno di noi ama essere visto. Presente in quasi tutte le inquadrature del film, Vincent Gallo attore si presenta per la seconda volta, autodirigendosi, come anima al macello. Stavolta, senza speranza alcuna.
Un'avvertenza: chi ha già sentito parlare di questo film sicuramente lo saprà. Per tutti gli altri, questo film contiene una famosa scena hard di fellatio. Un po' come in Intimacy o Romance X.
Un'altra avvertenza: questo film ha fatto schifo a quasi tutti i critici italiani (se non dell'intera galassia). A me è piaciuto immensamente e spero che anche solo uno tra voi riesca a vederlo fino alla fine, e a farselo piacere.
Non è particolarmente bella, ma è la mia attrice preferita. Non che questo influisca, ma oggi è considerata l'attrice più trendy, nonché la definitiva regina del cinema indipendente americano.
Nata nel 1974 a Springfield, Massachussets (il 18 novembre, se qualcuno vuole mandargli una cartolina d'auguri), è diventata famosa in principio per il suo "street style" nel modo di vestire, che gli è valso diverse copertine di riviste e poi il cinema.
Ha girato il video Sugar Kane dei Sonic Youth, tanto per capirci. E' apparsa in alcuni dei film più coraggiosi degli ultimi anni, come Kids, Gummo e Julien Donjey-boy (scritti da Harmony Korine, che ha diretto anche gli ultimi due e col quale ha avuto o ha ancora – i gossip non sono il mio forte – una relazione), Boys don't Cry, American Psycho, Party Monster, Demonlover e Dogville. Io poi l'ho amata particolarmente in un bellissimo film che si chiama The Last Days of Disco.
Recentemente si sta affermando anche nel cinema mainstrem grazie a film come L'inventore di favole - Shattered Glass e Melinda & Melinda di Woody Allen.
Questo è il suo sito ufficiale, con oltre 100 pagine di foto.
E se non siete ancora convinti...
Messaggio modificato da JulesJT il 21 December 2014 - 01:29 PM
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