Aoyama... Aoyama... Aoyama...
Da dove comincio?
Questo regista mi perplime, mi perplime assai!!!
Di primo acchito, al primo impatto, sembra un grande Autore. Di sicuro un bravo incantatore, usa bene sia le immagini che il suono, è un regista molto "evocativo", qualsiasi cosa voglia dire. E' uno che (forse) lavora sulle grandi allegorie, come uno Tsai Ming-liang, come Robert Altman. Che lavora sul cinema come durata, come tempo.
Ma... c'è un ma.
Dopo aver visto Eureka (il migliore, finora, almeno per me), dopo aver visto l'incasinatissimo Crickets-Koorogi a Venezia, e poi questo, il dubbio che ho avuto sin dai tempi di Eureka non può non rafforzarsi: allegoria di che? Durata di che?
Mi spiego (o almeno ci provo): io trovo una scollatura fra contenuti e forma, in Aoyama. Nel senso che sul piano dei contenuti il regista non è poi così misterioso, anzi è abbastanza esplicito sulle tematiche che tratta. A volte ingarbuglia un po' il racconto, a volte lo fa decantare, ma in genere (tranne che per Crickets) si capisce sempre di cosa sta parlando. La forma invece è così tendente all'astratto, al primordiale (su questo film ad esempio insiste un casino sui paesaggi sterminati, disabitati, così come sulla musica che segna un ritorno al suono puro: in definitiva, tende al vuoto in sé) che sembra suggerire tutto un mare di sottotesti che dovrebbero decuplicare il senso profondo dell'opera.
Ecco, io questi sottotesti non li trovo. Non li vedo. Non mi arrivano. Mi arrivano belle (bellissime) immagini, intuizioni interessanti (qui il noise, in Eureka i modi dell'on the road e la fotografia virata), ma niente di più.
Ma forse questo è solo un mio problema. Per cui, come faccio sempre con i cineasti che mi interessano ma mi perplimono (
) continuerò a tenere d'occhio il comunque interessante Shinji, cercando di chiarirmi sempre più se è davvero degno di questo interesse o no!
Cmq grazie Lexes per le tue scelte sempre coraggiosissime. Se l'avessi visto prima io, pur con tutti questi dubbi, credo che l'avrei senz'altro tradotto ^^