Inviato 17 June 2016 - 05:01 AM
Ringrazio fabiojappo per la bella presentazione, l'assistenza e la pazienza!
Purtroppo non ho il tempo di rimettere insieme i pezzi che avevo pensato per l'occasione, un anno è passato dal completamento dei sub, e all'epoca avevo anche visto Okoto and Sasuke (1935) di Yasujirô Shimazu, una prima (?) versione del racconto di Tanizaki, che ora non ricordo bene. Avevo fatto seguire Shunkinshô / A Portrait of Shunkin (1976), più un remake del film edulcorato del 1935 che non una nuova versione del racconto. Non ho potuto vedere una versione del 2008 (mi pare) per mancanza di sottotitoli, ma ho potuto intuire che questa nuova versione si basi sulla versione di Shindo, perlomeno nell'aspetto fisico di Shunkin molto simile a quello della brava Tokuko Watanabe, e all'ambientazione.
Il film di Shindo (che a me piace assai più del racconto ed è forse il film del maestro - tra i circa 25 a me noti - che preferisco, per un periodo non più breve di due mesi ne ho quotidianamente rivisto molte scene senza smettere di emozionarmi, anzi emozionandomi maggiormente ad ogni nuova visione) è originale per alcune variazioni del racconto, ad esempio il personaggio di Teru interpretato dalla Otowa viene promosso da personaggio sullo sfondo a interlocutrice dell'intervistatore Shindo (qui credo alla sua unica partecipazione come attore, a parte alcune scene di By Player), arricchendo il racconto della tipica alternanza tra serio e ironico che contraddistingue molte opere del maestro - si vedano le offerte di denaro a Teru dapprima rifiutate, o i repentini cambiamenti di idea della stessa Shunkin, seriosa nel dichiarare che insegnerebbe gratis a chi avesse vero talento solo per mascherare il suo spirito di donna di Osaka.
Il rapporto tra Sasuke e Shunkin, tipico esempio di sadomasochismo del grande scrittore, sembra diventare un semplice stratagemma per incamminarsi sulla via dell'interiorità e dell'incontro reciproco. La durezza di Shunkin pare l'unico modo per incontrare realmente il povero allievo bistrattato, e sì, Shunkin ha ragione quando, rimproverata per la durezza del suo insegnamento "per gioco" al mite servitore, nel racconto scritto risponde "Io sto insegnando sul serio: non è un divertimento." Tra tutti i servitori, la ricca fanciulla sceglie Sasuke, vuole solo lui, chiama solo lui, fa perfino tenerezza nel suo tentare di "toccarlo" tramite la durezza: sempre nel racconto, Tanizaki nota:
"Chissà se davvero lo aveva scelto perchè non chiacchierava e la lasciava in pace; oppure perchè in qualche modo il fervore di lui si era oscuramente comunicato al suo cuore di bambina, dandole forse un sentimento di gioia. È difficile supporlo per una bambina di soli dieci anni. Eppure, intelligente e precoce, con un sesto senso che in lei si era affinato con la perdita della vista, può essere stato anche così."
Una via "alternativa" verso l'aprirsi all'altro, si sente che in fondo con la durezza - alternata al dolore e al rimprovero se si sente trascurata dal servitore che mai considererebbe come possibile sposo -, Shunkin grida disperata la sua solitudine all'allievo, e questi è disposto ad imparare la strada verso la cella in cui è rinchiusa la cieca suonatrice di Shamisen per aprirla finalmente, anche a costo di essere duramente battuto. Non è davvero un gioco, non importa se gli altri non capiscono. L'occhio che si acceca per vedere finalmente ed annullare in un attimo la distanza tra mondo esterno ed interno, con vero spirito zen.
Grandissima musica del fedele Hikaru Hayashi, come già notato da fabiojappo, e splendide esecuzioni allo shamisen ed al koto (alla fine, a furia di ascoltarle, ho imparato ad amarle).
"Come puoi vedere, sono una nullità. Nient'altro che una vagabonda senza casa."