[RECE][SUB] Tamako in Moratorium
fabiojappo 31 Oct 2014
Tamako in Moratorium
Moratoriamu Tamako もらとりあむタマ子
Anno: 2013
Durata: 78 min.
Regia: Yamashita Nobuhiro
Sceneggiatura: Mukai Kosuke
Cast:
Maeda Atsuko (Tamako)
Kan Suon (il padre)
Tomita Yasuko (Yoko)
Tamako si è appena laureata all'università di Tokyo, ma ora è tornata a vivere con il padre che nel paese natale, Kofu, gestisce un piccolo negozio di articoli sportivi. Tamako non lavora e non cerca un'occupazione, non aiuta il padre e trascorre il suo tempo solo a mangiare, dormire, leggere manga, guardare la tv, giocare ai videogiochi. Trailer
Un piccolo film dalla levità profonda che per lo stile, per il rapporto padre-figlia, per la ritualità dei gesti dei personaggi ricorda un pochino il cinema di Ozu. Scandito dal susseguirsi delle quattro stagioni racconta in fondo una situazione molto attuale, ben presente anche (e soprattutto) in Italia: neolaureati senza un lavoro e aspettative verso il futuro. Lo fa in maniera particolare, con il ritratto affettuoso di questa slacker. Ma dietro la commedia aleggia il fantasma del dramma di una generazione alla quale è stata tolta la speranza.
SOTTOTITOLI
(versione: Paddy)
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Messaggio modificato da fabiojappo il 22 May 2016 - 09:48 AM
battleroyale 01 Nov 2014
Sembra molto bello! :3
Lo vedrò!
Grazie Fabio <3
La condanna dei nostri giorni: essere incapaci di mantenersi e vivere un inferno piuttosto che essere se stessi e tentare di raggiungere i propri sogni.
Un film all'apparenza piccolissimo, ma che lascia tanto e che non si perde in inutili lungaggini: il ritmo è lento, giapponesissimo (a tratti ricorda persino Ozu) eppure racconta tanto: dal rapporto conflittuale padre-figlia all'abbandono totale della società nei confronti dei giovani, cosa attuale praticamente in tutto il mondo.
Il tutto con il piglio da commedia pastellata di Yamashita, che ho già amato con "Linda Linda Linda".
Consigliato.
Messaggio modificato da fabiojappo il 01 November 2014 - 05:39 PM
Motivo della modifica: : unione messaggi consecutivi
Lo vedrò!
Grazie Fabio <3
La condanna dei nostri giorni: essere incapaci di mantenersi e vivere un inferno piuttosto che essere se stessi e tentare di raggiungere i propri sogni.
Un film all'apparenza piccolissimo, ma che lascia tanto e che non si perde in inutili lungaggini: il ritmo è lento, giapponesissimo (a tratti ricorda persino Ozu) eppure racconta tanto: dal rapporto conflittuale padre-figlia all'abbandono totale della società nei confronti dei giovani, cosa attuale praticamente in tutto il mondo.
Il tutto con il piglio da commedia pastellata di Yamashita, che ho già amato con "Linda Linda Linda".
Consigliato.
Messaggio modificato da fabiojappo il 01 November 2014 - 05:39 PM
Motivo della modifica: : unione messaggi consecutivi
halleluwah 02 Nov 2014
Ho letto Ozu e ho visto la Maeda e mi ci sono fiondato. Davvero carino.
Mi sarebbe piaciuto un minimo di svolgimento in più,
Molto bella la scena
Grazie mille fabiojappo!
Mi sarebbe piaciuto un minimo di svolgimento in più,
Spoiler
ma è sempre una buona aggiunta al discorso su quella fetta di popolazione definibile ''NEET''.Molto bella la scena
Spoiler
Grazie mille fabiojappo!
firvulag 04 Nov 2014
Altro film visto al FEFF.. molto Giapponese come svolgimento (ritmo lento, inquadrature statiche e situazioni che in un attimo passano dal deprimente all'assurdo) e tutto sommato raggiunge pienamente l'intento di descrivere la deprimente situazione vissuta da molti giovani (non solo in Giappone) incapaci di trovare la propria via in un mondo che apparentemente non li vuole.
Il rapporto con il padre fa da scenario e completa il quadro. A me è piaciuto e lo consiglio, certo occorre essere amanti del genere o essere in serata, non ci sono scene drammatiche o crude o altro, il tutto è leggero ma il ritmo è lento e descrittivo di una realtà statica.
Il rapporto con il padre fa da scenario e completa il quadro. A me è piaciuto e lo consiglio, certo occorre essere amanti del genere o essere in serata, non ci sono scene drammatiche o crude o altro, il tutto è leggero ma il ritmo è lento e descrittivo di una realtà statica.
Kiny0 16 Nov 2014
Davvero carino. I film che piacciono a me!
Sono riuscito a farlo vedere anche a un mio amico che odia leggere i sottotitoli, ma la trama lo ha colpito, visto che il tema è attualissimo. Alla fine però non gli è piaciuto granché perché diciamo che finisce all'improvviso.
Sono riuscito a farlo vedere anche a un mio amico che odia leggere i sottotitoli, ma la trama lo ha colpito, visto che il tema è attualissimo. Alla fine però non gli è piaciuto granché perché diciamo che finisce all'improvviso.
Brick 17 Nov 2014
Vedo che in genere è stato intepretato come un "vorrei lavorare, ma non trovo", ma non so, l'ho visto più come una crisi esistenziale, una sorta di hikikomori funzionale, rifiuto di crescere, isolamento e infantile paura dei mutamenti del sistema di supporto familiare. Bella interpretazione del padre, rende bene la mancanza di comunicazione emotiva, che esplode solo quando c'è abbastanza rabbia per supportarla.
A parte tutto, bella la protagonista, varrebbe solo per lei.
A parte tutto, bella la protagonista, varrebbe solo per lei.
MisterDiPla 20 Dec 2016
Ringrazio Fabiojappo per la recensione e la traduzione...
Niente da fare...questi sono i miei film...questo è il cinema che amo, il cinema giapponese che amo.
Tamako in Moratorium è uno spaccato della nostra società (non solo di quella giapponese)...è vita nonostante tutto.
Non sapere quale sia il tuo posto nel mondo, nella tua società e il vuoto che ne comporta...l'isolamento come rifugio per nascondersi dalla vita che va comunque avanti...che ti viene a cercare...la mancanza di stimoli e la sfiducia in se stessi e negli altri...il lasciarsi andare...sapendo di poter 'contare' anche sull'affetto e sui sensi di colpa dei genitori...la paura nel e del futuro...andare incontro all'esistenza a colpi d'inezia.
Questo e molto altro è Tamako in Moratorium.
Due scene mi hanno colpito...quando in inverno Tamako (la Maeda bellissima) va al minimarket in tutona con le ciabattone aperte con annessi calzettoni...per me è poesia!...e la scena in qui vede la sua amica piangere alla fermata del treno...è come se andare avanti o rimanere indietro non faccia alcuna differenza per la vita.
Oltre alla Maeda bisogna fare un elogio anche a Suon Kan e alla sua interpretazione nel ruolo del padre.
Sinceramente c'è tanta delusione sulla parte finale...non dico che dovesse durare 2 ore...ma effettivamente questo finale sbrigativo...finito con il testimone del fardello esistenziale e generazionale che passa con una battutina da una che ha concluso da poco l'università a un liceale...ecco mi ha fatto girare i cocones e non poco.
Yamashita ci lascia cosi...come se la storia di Tamako fosse solo un espediente per questo 'finalone' leggermente profetico sul Giappone che verrà...peccato...altri 20 minuti per dare il contentino allo spettatore una volta simpatizzato con Tamako potevano e dovevano (secondo me) starci.
Amaro in bocca...dico seriamente...nonostante abbia apprezzato tantissimo il film.
Niente da fare...questi sono i miei film...questo è il cinema che amo, il cinema giapponese che amo.
Tamako in Moratorium è uno spaccato della nostra società (non solo di quella giapponese)...è vita nonostante tutto.
Non sapere quale sia il tuo posto nel mondo, nella tua società e il vuoto che ne comporta...l'isolamento come rifugio per nascondersi dalla vita che va comunque avanti...che ti viene a cercare...la mancanza di stimoli e la sfiducia in se stessi e negli altri...il lasciarsi andare...sapendo di poter 'contare' anche sull'affetto e sui sensi di colpa dei genitori...la paura nel e del futuro...andare incontro all'esistenza a colpi d'inezia.
Questo e molto altro è Tamako in Moratorium.
Due scene mi hanno colpito...quando in inverno Tamako (la Maeda bellissima) va al minimarket in tutona con le ciabattone aperte con annessi calzettoni...per me è poesia!...e la scena in qui vede la sua amica piangere alla fermata del treno...è come se andare avanti o rimanere indietro non faccia alcuna differenza per la vita.
Oltre alla Maeda bisogna fare un elogio anche a Suon Kan e alla sua interpretazione nel ruolo del padre.
Sinceramente c'è tanta delusione sulla parte finale...non dico che dovesse durare 2 ore...ma effettivamente questo finale sbrigativo...finito con il testimone del fardello esistenziale e generazionale che passa con una battutina da una che ha concluso da poco l'università a un liceale...ecco mi ha fatto girare i cocones e non poco.
Yamashita ci lascia cosi...come se la storia di Tamako fosse solo un espediente per questo 'finalone' leggermente profetico sul Giappone che verrà...peccato...altri 20 minuti per dare il contentino allo spettatore una volta simpatizzato con Tamako potevano e dovevano (secondo me) starci.
Amaro in bocca...dico seriamente...nonostante abbia apprezzato tantissimo il film.