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[RECE][SUB] White: The Melody Of The Curse

 foto battleroyale 07 Oct 2011

White: The Melody Of The Curse

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Titolo : White: The Melody Of The Curse
Titolo Originale: Hwa-i-teu: Jeo-woo-eui Mel-lo-di
Regia: Kim Sun, Kim Gok
Interpreti: Maydoni, Ham Eung-Jeong, Jin Se-Yeon, Choi Ah-Ra, Byeong Jeong-.Soo, Hwang Woo Seul-Hye.
Produzione: Corea Del Sud, 2011
Genere: Horror
Durata: 108'
Imdb: 5.7/10 (53 voti) http://www.imdb.com/title/tt1984177/
Versione compatibile: Shinostarr
Traduzione: battleroyale

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Le Pink Dolls sono un quartetto pop al femminile che fatica ad emergere. Sarà solo quando una del gruppo trova una misteriosa videocassetta con una canzone dal ritmo trascinante dal titolo "White" che il riscontro del pubblico e della critica si fa sentire. Il fatto che fosse di una fonte anonima, infatti, ha permesso loro di spacciarla come il nuovo singolo. Ma il successo non porta solo buoni frutti: le ragazze cominciano a competere tra di loro per voler prendere il ruolo della leader. E una dietro l'altra, iniziano a diventare vittime di strani e fatali incidenti. Per scampare alla maledizione, bisogna indagare l'origine del mistero legato a quella canzone...

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Il terrore c'era, e non quello sperato. Da fan dell'horror, ero comunque preoccupato davanti all'improvviso cambio di rotta di due registi con i controcoglioni come i fratelli Kim, pionieri anarchici e sovversivi del cinema indipendente coreano, autori di film splendidi e morbosi come "Capitalist Manifesto" ed "Exhausted", voltarsi verso un cinema decisamente commerciale e aperto ad un grande pubblico, soprattutto giovanile.
Che poi la sceneggiatura si focalizzasse sul mondo del k-pop e delle sue idol canterine, beh, i brividi non sperati arrivavano inquietanti e incombenti. E invece, stop. Fermiamoci qua. Perchè "White", pur mantenendo i suoi propositi e, ovvero, essere un semplice horror d'intrattenimento, è un gran bel film. Che dietro si nascondano due autori navigati nel cinema alto, lo si vede subito.

Se la sceneggiatura non brilla di originalità, con classica vendetta ectoplasmatica di giovane e capelluta ragazza, i fratelli Kim mettono in scena le più belle e visionarie scene di terrore degli ultimi anni horror, alcune risapute, altre un po' meno, ma sempre efficaci e, spesso, anche terrorizzanti. E al di là del puro genere, i due registi mettono in scena immaginari e scenari sconvolgenti, dove dietro le mossette di queste Lady Gaga in erba si nasconde la truculenza della rivalità, della ferocia dell'istinto animale e, soprattutto, della morte.

Tema attualissimo, soprattutto coreano, dove la rivalità e la morte (i frequenti suicidi di attrici e popstar) sono all'ordine del giorno nel mondo dello spettacolo. Nonostante la spiegazione della maledizione sia abbastanza banale e risaputa, il finale raccoglie dei momenti di puro, altissimo cinema (il primo piano sul volto della protagonista, su cui si alternano momenti di luci ed ombre) e trovate irresistibili (l'idolatrata popstar che viene, poi, letteralmente calpestata dai suoi fans, fino alla morte).Quello che doveva essere il solito discepolo di "The Ring" diventa una stralunata e disturbante visione dell'animo umano, disperato e totalmente disgregato, verso un'ambizione che porta all'uccisione dell'identità. Una morte metaforica che viene annientata in un divertentissimo e autoironico sottofinale.

Un film intelligente, ma anche estremamente divertente e di intrattenimento che, sicuramente, non tocca i vertici del cinema precedente dei Kim, ma è degno di più di uno sguardo.
Scena indimenticabile: la cantante che deve fare l'acuto e riesce a raggiungerlo perfettamente solo quando viene strangolata dallo spettro vendicativo. Un trip macabro che non stanca mai.

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[Recensione di Stefano Locati per asiaexpress.it]:
I fratelli gemelli Kim Gok e Kim Sun, nati nel 1978, collaborano da tempo in cortometraggi (Bomb! Bomb! Bomb! era presente in If You Were Me 3) e nella scena indipendente, come per il fantascientifico Geo Lobotomy (2005) e il mystery filosofico Anti Gas Skin (2010), nato dopo il successo del morboso Exhausted (2008), diretto dal solo Gok. White è il loro ingresso nell'arena strettamente commerciale, un horror distribuito dalla potente CJ Entertainment che parte dalla scena musicale pop e approda all'usuale coacervo di maledizioni e morti misteriose.
Le Pink Dolls sono una girl band di scarso successo che lotta per emergere nella estenuante scena coreana. Eun-joo è una ex break dancer, Je-ni una cantante insicura, Ah-rang una cantante ossessionata dalla chirurgia estetica, Sin-ji ha ottima parlantina, ma scarso senso melodico. Quando per puro caso scoprono una videocassetta con registrata una ipnotica canzone, colgono l'occasione e la incidono a loro nome, rilasciandola come singolo. L'attenzione mediatica e dei fan è immediata. Con l'aumentare della notorietà però aumentano rivalità e gelosie, fino a quando una serie di inspiegabili incidenti semina panico e morte nel gruppo. Eun-joo si convince che la canzone sia maledetta e cerca di scoprirne il segreto.
L'equazione alla base di White: The Melody of the Curse è limpida: quattro ragazze avvenenti e in competizione tra loro, il mondo luccicante della musica pop, una oscura minaccia che viene dal passato. Sono presenti tutti gli elementi voyeuristici necessari a incuriosire il target adolescenziale degli horror estivi, a cui si somma una regia nervosa attenta agli scarti cromatici e al montaggio serrato. Nonostante il background indipendente e gli studi in filosofia e letteratura, i fratelli Kim si adagiano però su soluzioni ormai abusate, che si rifanno a certo cinema giapponese con al centro idol e affini. White non ha la forza metafisica di Perfect Blue (Kon Satoshi, 1997), e si accontenta di giocare con stereotipi simili a The Suicide Song (Harada Masato, 2007). Le protagoniste vengono dal mondo che rappresentano nella finzione (una cantante delle T-ara, la solista Mayadoni, ruoli di supporto per alcune componenti delle After School), scatenando uno strano cortocircuito tra realtà ed esagerazioni filmiche. Il film però non esce dai cliché che apparentemente vuole condannare (estetismo esasperato, edonismo individualista, voglia di primeggiare a qualsiasi costo), come negli strutturalmente simili Cinderella (Bong Man-dae, 2006) e Yoga (Yoon Jae-yeon, 2009): glamour, ritocchi estetici, lustrini e riflettori sono caricati fino a diventare l'architrave di sostegno del film, incapace di uscire dall'estetica dell'apparenza che vorrebbe irridere.

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:em69: :em16: BUONA VISIONE :em15: :em25:






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 foto Tsui Hark 07 Oct 2011

mi sembra buona, anzi la trovata del nastro è buona.
lo guarderò. thanks :em69:
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 foto Shimamura 12 Oct 2011

Grazie Giovine!
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