[RECE][SUB] Come Rain, Come Shine
Elle82 14 Oct 2011
Come Rain, Come Shine
Titolo Originale: Saranghanda, saranghaji anneunda (사랑한다, 사랑하지 않는다)
Nazione: Corea del Sud
Genere: Drammatico
Diretto da: Lee Yoon-ki
Sceneggiatura: Lee Yoon-ki
Anno: 2011
Durata: 105 min.
Cast
Hyun Bin: Ji-seok
Lim Su-jeong: Yeong-sin
Kim Ji-su: la vicina di casa
Kim Jun-ki: il vicino di casa
Kim Hye-ok: la madre di lei
Ha Jung-woo: l'altro uomo
Yu Jin-young: giornalista
Trama
Unica pellicola asiatica in concorso al 61° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, Come Rain Come Shine ha senza ombra di dubbio diviso critica e pubblico. Apprezzato da alcuni per la sua semplicità e per la capacità di esprimere le emozioni dei protagonisti attraverso ciò che non viene fatto o detto, questo film è stato pure ampiamente criticato e additato come banale, poiché condito di tanta estetica e pochissima sostanza.
La storia comincia con lui e lei in auto diretti verso l'aeroporto, dove lei si imbarcherà per un viaggio di lavoro in Giappone. Sono giovani, sposati da soli cinque anni, ma è come se fossero cinquanta. Si conoscono forse troppo bene, nessuna sorpresa, nessun coinvolgimento. Con la stessa pacatezza con cui lui le dice di voler cominciare a lavorare da casa per starle vicino, lei lo informa di aver deciso di lasciarlo per un altro uomo. E mentre lui pare rassegnato, quasi indifferente, trascorrono il loro ultimo giorno assieme mentre lei fa i bagagli. Piccoli ricordi vengono a galla di tanto in tanto, a sottolineare quel sentimento che ormai non c'è più, piccole gentilezze, a cui i due cercano di aggrapparsi per esprimere quello che a parole non riescono a dire. Una quotidianità quasi soffocante, con le stanze spoglie, la pioggia che incombe per tutto il giorno e questa giornata quasi banale e un po' triste, in cui la poesia sta proprio nelle cose non dette ad alta voce.
Trailer
Come.Rain.Come.Shine.ITA.srt (40.43K)
Numero di downloads: 175
Versione da 1 CD (BLUE)
Traduzione: Giabonip
Revisione: Elle
Messaggio modificato da Kiny0 il 22 April 2013 - 09:45 PM
ascione 14 Oct 2011
Grazie, l'avevo già visto in inglese rimanendo abbastanza perplesso, proverò a rivederlo. Diciamo che è un'ultima occasione (insieme a Late autumn) per vedere in azione Hyun Bin, nei prossimi due anni sequestrato dall'assurdo sistema di leva forzata tuttora vigente in Corea.
ascione 14 Oct 2011
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Messaggio modificato da ascione il 14 October 2011 - 09:20 AM
Messaggio modificato da ascione il 14 October 2011 - 09:20 AM
paolone_fr 14 Oct 2011
uno dei peggiori film visti dal sottoscritto nel 2011.
my dear enemy è stato probabilmente solo un incidente di persorso per un regista tanto convinto di essere un tipo interessante da fare film dei quali non si interessano nemmeno i protagonisti.
my dear enemy è stato probabilmente solo un incidente di persorso per un regista tanto convinto di essere un tipo interessante da fare film dei quali non si interessano nemmeno i protagonisti.
battleroyale 16 Oct 2011
Lui e lei, sposati da cinque anni rischiano la crisi quando lei vorrebbe lasciare lui, che asseconda la scelta della moglie per amore, per un altro. Lei prepara le valigie e progettano un'ultima cena insieme. Ma la pioggia incessante e altri piccoli intoppi li rinchiuderanno nel loro nucleo familiare, dando loro occasione di guardarsi, finalmente, dentro...
La crisi sussurrata di un rapporto coniugale, dove i silenzi perpetui e dissonanti tra dialoghi pieni di nulla vengono riempiti da un mondo esterno (natura, auto che passano, vento) che sembrano voler porre rimedio ad una ferita impossibile da cicatrizzare.
E poi c'è la pioggia, litri e litri di pioggia che sbatte contro i vetri, filtra dentro casa e impedisce ai due protagonisti di andarsene e di separarsi. è il presagio di una malinconia che passa sottopelle, indigesta e palpabile, nauseante, forsennata e flebile, che rimane impressa nella sua distruzione. è il dramma apoteotico di una generazione incapace di comunicare, di amarsi, di cospirare. è l'ennesimo colpo di genio di Lee Yoon-Ki, sempre più spontaneo, sempre più anti-narrativo.
Cinema che vive di (non)emozioni, snaturando completamente l'azione e lasciando che la potenza netura dell'immaginario quotidiano costruisca una bellezza epidermica, ma che non lascia traccia. Si insinua come un virus la malinconia che esprime, con i suoi toni caldi e autunnali, con le sentite interpretazioni sommesse dei due interpreti principali e con una regia osservatrice di ogni spazio, insistendo sugli angoli vuoti della casa o su lunghe inquadrature fisse. Un film che, con cuore e anima, gioca con la tristezza dei suoi personaggi in una scelta stilistica tipicamente asiatica (Wong Kar-Wai docet) dell'uso del fumo di una sigaretta perennemente accesa, come simbolo di una malinconia difficile da spegnere.
Bellissimo e con un finale che tocca il cuore.
"Andrà tutto bene...davvero...andrà tutto bene."
La crisi sussurrata di un rapporto coniugale, dove i silenzi perpetui e dissonanti tra dialoghi pieni di nulla vengono riempiti da un mondo esterno (natura, auto che passano, vento) che sembrano voler porre rimedio ad una ferita impossibile da cicatrizzare.
E poi c'è la pioggia, litri e litri di pioggia che sbatte contro i vetri, filtra dentro casa e impedisce ai due protagonisti di andarsene e di separarsi. è il presagio di una malinconia che passa sottopelle, indigesta e palpabile, nauseante, forsennata e flebile, che rimane impressa nella sua distruzione. è il dramma apoteotico di una generazione incapace di comunicare, di amarsi, di cospirare. è l'ennesimo colpo di genio di Lee Yoon-Ki, sempre più spontaneo, sempre più anti-narrativo.
Cinema che vive di (non)emozioni, snaturando completamente l'azione e lasciando che la potenza netura dell'immaginario quotidiano costruisca una bellezza epidermica, ma che non lascia traccia. Si insinua come un virus la malinconia che esprime, con i suoi toni caldi e autunnali, con le sentite interpretazioni sommesse dei due interpreti principali e con una regia osservatrice di ogni spazio, insistendo sugli angoli vuoti della casa o su lunghe inquadrature fisse. Un film che, con cuore e anima, gioca con la tristezza dei suoi personaggi in una scelta stilistica tipicamente asiatica (Wong Kar-Wai docet) dell'uso del fumo di una sigaretta perennemente accesa, come simbolo di una malinconia difficile da spegnere.
Bellissimo e con un finale che tocca il cuore.
"Andrà tutto bene...davvero...andrà tutto bene."