Bimujang jidae
비무장지대
Estate del 1953. A pochi giorni dalla firma dell'armistizio, un bambino e una bambina viaggiano dal nord verso il sud alla ricerca delle proprie madri attraversando la zona demilitarizzata, una terra di nessuno delimitata dal 38° parallelo, piena di insidie, tra mine antiuomo e spie nordcoreane.
Di DMZ se ne era parlato a lungo in passato come di una leggenda, poiché della pellicola non era rimasta traccia per decenni. Poi, nel 2005, il Korean Film Archive ricevette The DMZ in formato Betamax dal National Archives & Records Service, confermandone così l’esistenza e svelandolo al mondo per la prima volta. Il film di Park Sang-ho espone le atrocità della guerra attraverso gli occhi di due bambini bloccati nella DMZ dopo la fine della Guerra di Corea. La DMZ, disseminata di carri armati abbandonati, cadaveri, mine antiuomo e bombe inesplose, è tutt’altro che un luogo dove i bambini possano scorrazzare in sicurezza. Ma ciò che li mette di più in pericolo alla fine non sono le armi, ma le persone. Il bambino perde la vita per mano di una spia nordcoreana. La bambina sopravvive da sola e vaga verso sud alla fine del film, in una scena che denuncia efficacemente la crudeltà della guerra (e chiaramente, il regime comunista nordcoreano) e la sua tendenza a sacrificare perfino l’infanzia. The DMZ trasmette un messaggio straordinario di condanna della guerra contrapponendo le minacce della guerra contro i bambini alla loro innocenza immacolata. Si differenzia dagli altri film drammatici del tempo nella misura in cui non ha una trama molto articolata, ma non può essere classificato nemmeno come un documentario (quello che si era concepito in fase di produzione), dal momento che presenta un racconto di finzione.
Tratto da Korean Film Archive
Regia
Park Sang-ho
Sceneggiatura
Byeon Ha-yeong
Interpreti
Jo Mi-lyeong, Nam Kung-won,
Ju Bin-a, Lee Yeong-kwan
Corea del Sud, 1965, 61'
Making of The DMZ 1965
Sottotitoli
Documentario sul regista Park Sang-ho
Nato a Seul il 24 Settembre 1931, Park Sang-ho si diplomò alla Gyeongdong High School e si ritirò dalla Facoltà di Amministrazione Aziendale dell’Università Yonsei. Lavorò per un po’ in teatro e nel 1955 cominciò la sua carriera cinematografica come assistente alla regia di Dream (Kkum) (1955) del regista Shin Sang-ok. Esordì alla regia l’anno seguente con The Sea (Haejeong) (1956). Diresse e produsse 24 film di finzione e 26 documentari. Di questi, A Happy Businesswoman (Ttosuni) (1963), The DMZ (Bimujang Jidae) (1965) e Family Meeting (Gajog Hoe-ui) (1962) sono considerati tra I suoi lavori più importanti. Fu attivo durante la fine degli anni 50 e gli anni 60, nell’età d’oro del cinema coreano. È morto nel 2006. È il fratello maggiore dell’attrice Park Jung-ja.
Il capolavoro di Park Sang-ho, il regista delle "donne forti e indipendenti", che si credeva ormai perduto per sempre. Il film fu realizzato in condizioni affatto favorevoli proprio nella DMZ, in un periodo in cui era difficile farsi dare i permessi per girare dall'esercito statunitense e in cui i film di guerra erano solo strumenti di propaganda anticomunista. Park Sang-ho, discepolo del neorealismo, invece pose l'accento sulla tragedia della guerra civile permanente, vissuta e vista da persone innocenti.
Il regista Park Sang-ho e l'attrice protagonista premiati all'Asian Film Festival
Sottotitoli