Café Lumière Axine
La giovane scrittrice Yoko è appena rientrata da Taiwan.
Prima di tornare a casa visita la libreria di Hajime.
Hajime, oltre a lavorare in negozio, ama registrare i suoni dei treni e creare composizioni grafiche con il computer.
In visita dai genitori, Yoko annuncia alla madre di essere incinta ma che non intende sposarsi.
Cafè Lumière
Regia: Hou Hsiao-hsien
sceneggiatura: Hou Hsiao Hsien, Chu T'ien-wen.
fotografia: Lee Ping-bing.
montaggio: Liao Ching-sung.
produzione: Shochiku, Asahi Shimbun, Sumitomo, Eisei Gekijo, Imagica.
Taiwan/Giappone, 2004, col, 104'
cast: Hitoto Yo, Asano Tadanobu,
Hagiwara Masato, Kobayashi Nenji
Il film, che procede per compartimenti narrativi minimali, dove in apparenza non accade nulla, è un dichiarato omaggio al cinema del maestro giapponese Yasujiro Ozu per il centenario della nascita.
Devo ammettere che fra i film di Hou che ho visto (e di cui su AW c'è una penuria alla quale bisogna per forza mettere rimedio!) lo considero il più debole.
Eppure, rivedendolo e traducendolo, l'ho trovato più affascinante della prima volta.
"Café Lumière", ovvero quotidianità (gente "catturata" nella quotidianità) e cinema (i fratelli Lumière sappiamo tutti chi sono).
Detto ciò, lascio la parola al regista.
Hou Hsiao-hsien:
"Sin dall'inizio sapevo che sarebbe stato difficile fare questo film.
Comunque, dopo aver viaggiato per vent'anni tra Giappone e Taiwan, volevo mettere a fuoco la vita quotidiana dei giapponesi di oggi attraverso gli occhi di uno straniero. Yasujiro Ozu era un regista elegante e disciplinato.
Il mio stile è del tutto diverso, ma lui ritrasse la società in cui viveva e i suoi film riflettono i suoi sentimenti. Anche questo film è così, nel senso che ritrae le persone di oggi.
Un film di Ozu raccoglie dettagli in apparenza banali, li esalta e ce li mostra. Cattura poi, minuziosamente, le sottili alterazioni derivanti dai cambi di prospettiva. Non credo che Ozu volesse ritrarre "i bei tempi andati"; da persona sensibile ai tempi in cui viveva, osservò i valori del Giappone del dopoguerra che cambiava.
Molte scene sono state girate almeno due volte perché il ritmo dei posti scelti cambiava col tempo e si generavano nuovi volti. E' stata per me un'esperienza importante in cui ho potuto concentrarmi sugli attori che mescolavano espressioni e azioni con il mio stile.
Ho scelto cose che esistono nella realtà, che possono essere viste, ma spero di aver sommerso in esse e fatto riemergere quegli elementi della realtà che non sono visibili."
(dal catalogo della 61ma Mostra di Venezia)
Messaggio modificato da Kiny0 il 14 October 2012 - 12:27 PM