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[RECE][SUB] Air Doll

Traduzione di Shimamura81 e trashit

33 risposte a questa discussione

#1 Shimamura

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Inviato 10 May 2010 - 05:42 PM

Air Doll

(Bambola gonfiabile)


Titolo originale: Kūki ningyō (空気人形)
Nazione: Giappone
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 125 '
Regia: Koreeda Hirokazu
Traduzione: Shimamura81 & trashit
Recensione: Shimamura81

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"There are no mistakes in life some people say
It is true sometimes you can see it that way
But people don't live or die people just float.
" (1)
Bob Dylan

"La vita e la morte sono cose che si fanno quando ci si annoia"
John Cale

"Non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi."

Antoine De Saint-Exupéry


Koreeda Hirokazu (是枝 裕和).

Koreeda nasce a Tokyo, il 6 giugno del 1962. Da grande vuole fare lo scrittore, e non perde tempo, laureandosi in una delle più prestigiose università del Giappone, l'Università di Waseda [Waseda Daigaku (早稲田大学)].
Tuttavia, una volta ottenuta la laurea incomincia a lavorare come documentarista alla televisione, interessandosi soprattutto alla cronaca, ma non disdegnando la cultura, come nel documentario Eiga ga jidai o utsusutoki - Hou Hsiao-hsien to Edward Yang (心象スケッチ それぞれの宮沢賢治), del 1993, dedicato ai due maestri del cinema taiwanese. Non disdegna neanche la critica letteraria, e nello stesso anno, il 1993, dedica un documentario anche al grandissimo scrittore nipponico Miyazawa Kenji (宮沢 賢治) (2), dal titolo Shinsho Sketch - Sorezore no Miyazawa Kenji (侯孝賢とエドワード・ヤン). Il debito di Koreeda verso i due grandi registi taiwanesi e verso "il poeta di Hamanaki" risulteranno in seguito evidenti (3).
La carriera cinematografica inizia però solo nel 1995, con Maboroshi no hikari [幻の光, (La luce di un fantasma; tit. int.: "Maborosi")], che, presentato alla Mostra del cinema di Venezia, gli fa guadagnare il Premio Osella d'oro per la miglior regia. Ma è solo con Wandafuru raifu [ワンダフル ライフ, (Vita meravigliosa; tit. int.: "After Life")], del 1998, premiato in tutto il mondo, che ottiene il successo internazionale.
L'opera koreediana si caratterizza per una vena ed uno sguardo particolarmente intimista, che ricorda spesso quello di un giornalista di cronaca quotidiana, attento a raccontare i fatti così come sono, ma non privo di partecipazione. Nei primi due film, poi, vengono inseriti anche alcuni aspetti del soprannaturale, in specie, elementi estratti dal folklore nazionale, gli stessi alla base dei dowa di Miyazawa e dei numerosi autori che da lui trassero ispirazione (4). Sono comunque già predominanti quei temi che poi il regista porterà avanti per tutta la carriera, cioè i temi della perdita e dei ricordi.

Colpisce, soprattutto, lo stile registico, sobrio e controllato, caratterizzato da una totale assenza di primi piani, camera fissa e campi lunghissimi. Koreeda sembra trarre ispirazione dai maestri del passato (Mizoguchi), ma anche da certuni maestri contemporanei, giapponesi (Oshima) e non (i maestri del cinema taiwanese). All'epoca si sprecarono anche i paragoni con Ozu, cui però il regista non deve molto (5).
Negli anni seguenti Koreeda non rinnega il suo interesse per la cronaca, prima con Distance (Distance), del 2001, ispirato al mondo delle sette religiose che Koreeda modella, in particolare, su quello della setta Aum Shinrikyo (6), poi con Dare mo shiranai [誰も知らない, (Nobody Knows)], del
2004, ispirato ad un altro fatto di cronaca che sconvolse il Giappone, nel 1988, riguardo un episodio di infanzia abbandonata (7).
Dare mo shiranai è un film bellissimo. Presentato in concorso a Cannes, ottiene un grande successo di critica ed il premio per la migliore interpretazione maschile per il giovanissimo protagonista Yagira Yūya (柳楽優弥). A questi riconoscimenti internazionali seguono, in patria, due Blue Ribbon Awards (8) (miglior film e miglior regia). Il film racconta la quotidianità dei giovani protagonisti, senza indugiare su patetismi o sensazioni facili. La regia è libera, il Koreeda documentarista la fa da padrone. Il regista, finalmente, si libera da qualsiasi forma di influenza e
giura un film indipendente, che non lascia indifferente e che colpisce al cuore, dilaniandoci. È il capolavoro.




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Seguono anni di insicurezza. Un tentativo di omaggiare il jidai geki (時代劇), nel 2006, con Hana yorimo Nao (花よりもなほ), incute negli estimatori del regista davvero tanta tristezza. Il film, meno brutto di quel che si dice in giro, è comunque un pastiche, dove all'ambientazione storica
tipica dei film di cappa e spada giapponesi [chanbara (9) (チャンバラ)], si aggiunge la "Black Comedy" (sic!).
Nel 2008 Koreeda ritorna però a regalarci un film eccellente, Aruitemo, aruitemo [歩いても 歩い ても, (Still Walking)]. Il film è il primo dramma familiare (Dare mo shiranai non rientrava, infatti, in quest'ambito, essendo piuttosto una storia drammatica sull'infanzia perduta) raccontatoci da Koreeda e rappresenta un punto di arrivo per il regista, che pur non toccando vette inimmaginabili, riesce comunque a realizzare un buon film, che è allo stesso tempo anche un tributo al cinema dei suoi maestri. Il film ottiene un notevole successo di critica, soprattutto di quella che strabuzza gli occhi e perde bava alla bocca non appena un regista giapponese parla della famiglia, avvertendo reminiscenze ozuciane (ancora...).
In realtà Still Walking è un film ispirato dall'esperienza della perdita e del rimorso che tutti condividiamo (10). Al regista nipponico va dato il merito di aver scelto di affrontare un soggetto tanto popolare quanto abusato, apparentemente di facile realizzazione ma proprio per questo pieno di tutte le difficoltà del caso, specialmente quella di cadere nel già fatto, di ripetere, magari anche inconsciamente, percorsi fatti da altri autori (leggi di nuovo: Ozu...). A soccorrere Koreeda vi è però la sua formazione di documentarista, che gli permette, dopo anni ormai di esperienza, di raccontare la vita di tutti i giorni con uno stile personale e, soprattutto naturale.

Aruitemo aruitemo ci mostra lo scorrere del tempo ed i suoi effetti sulle relazioni interpersonali, ma soprattutto è una riflessione sul tempo. C'è sempre qualcosa che ci sfugge e che avremmo voluto
dire o fare assieme ai nostri cari prima che se ne andassero per sempre. Si va avanti, si cammina, come dice il titolo del film, ma infine ci sembra di non arrivare da nessuna parte. In tutto questo Koreeda non disdegna [di nuovo, come Ozu... (11)] di inserire siparietti comici, atti a smorzare la tensione filmica ed a darci il senso della leggerezza della vita, della sua caducità (concetto, questo, molto caro ai giapponesi). Ne esce un ottimo film, dove manca però lo slancio ed il coraggio mostrato dal regista in film come Wandafuru raifu e Dare mo shiranai, ma all'altezza dei suoi lavori migliori, tuttavia.
Nel 2009, Koreeda ritorna in concorso a Cannes, nella sezione "Un Certain Reguarde", con un film che divide la critica ed i suoi estimatori: Air Doll.

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Kūki ningyō (空気人形).

Air Doll, cioè bambola gonfiabile, è l'ultimo lavoro del regista giapponese. Koreeda racconta una storia che sembra allontanarsi da quanto narrato nei suoi film in passato, ma è così solo in apparenza.
Anche qui la trama non è complessa. Una bambola gonfiabile, un oggetto inanimato, prende improvvisamente vita, scoprendo di aver avuto in dono un cuore (12). Per lei sarà come nascere per la prima volta e dovrà pertanto scoprire tutte le gioie e le amarezze che questo comporta.
Kuki ningyo è un film che segna il completamento di una svolta, forse definitiva, per Koreeda. Era ormai evidente, fin da Hana yorimo Nao, il passaggio da un cinema più autoriale ad uno più commerciale. La svolta si era evoluta in Aruitemo, aruitemo (13), e raggiunge il suo completamento in Air Doll.
A cosa si deve questa metamorfosi?
Mah!
In effetti Koreeda è un regista dalle grandi qualità, ed i numerosi riconoscimenti internazionali lo dimostrano. Probabilmente il regista era anche alla ricerca di un maggiore contatto con il pubblico, e quindi anche di un maggiore riscontro commerciale. Il che non vuol dire necessariamente che il prodotto debba essere per forza peggiore. Air Doll è indubbiamente uno dei film migliori del Koreeda contemporaneo, con l'unica differenza, rispetto ai suoi precedessori, di essere più alla portata di tutti. Anzi, il film è riconosciuto dalla critica come il migliore del regista, insieme a Still Walking, dai tempi di Nobody Knows. Sarà anche per tali ragioni che Koreeda questa volta cambia anche la fonte ispiratrice del film. Per la prima volta un manga (漫画 )... (14)

La sceneggiatura di Koreeda si discosta comunque subito dal manga, da cui trae solo l'idea originale, per esplorare ambienti e sensazioni che altrimenti difficilmente avrebbe potuto raccontare. È evidente quest'impostazione anche nella scelta del direttore della fotografia, il taiwanese Mark Lee Ping Bin (李屏賓), già collaboratore di registi come Hou Hsiao-hsien e Wong Kar-wai (王家衛) (15), le cui languide ed eleganti carrellate danno al film uno splendore visivo molto atipico per la cinematografia koreediana, tendente ad uno stile molto più sobrio, e molto più documentaristico, quindi privo di "effetti".
Se è vero, allora, che il film si discosta molto, sul piano della fotografia, dalle altre opere di Koreeda, è invece tipica del regista l'ambientazione urbana. La storia si svolge, infatti, nel quartiere di Shitamachi (下町), a Tokyo, un quartiere dalla storia antica, ma costituito ancora per lo più da casette indipendenti, intorno a cui si stagliano, oltre il fiume Sumida (隅田川), i grattacieli nel quartiere di Yamanote (山の手). La presenza di questo contesto sociale e l'uso sorprendente dei paesaggi urbani di Tokyo (16) certamente dimostra come Air Doll vada legittimamente ad iscriversi nella cinematografia koreediana, in specie in quel gruppo di film legati al suo lavoro più celebre, Dare mo shiranai. Ciò nonostante, questo è il suo film più giocoso, seppur non privo di un sentimento tragico, legato all'essenza della condizione umana, labile, incerta, effimera, un sentimento che sembra rinviare a certa letteratura di Tanizaki, ma edulcorandola del suo lato più oscuro.



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È anche vero che questa è l'opera più sfacciatamente erotica di Koreeda. Anzi, qui l'erotismo viene esibito senza pruderie e falsi moralismi.
Nozomi è una bambola gonfiabile. Con una bambola gonfiabile ci puoi anche discutere di filosofia, se vuoi (17), ma poi ci fai sesso. Punto. Serve a questo. Anzi, servirebbe solo a questo, in realtà, o forse no, serve a curare la solitudine, magari ricordandoti che sei ancora più solo di quel che credi, ma che puoi far finta che non sia così...
La sensualità che caratterizza Nozomi le deriva dalla sua interprete: Bae Doona (배두나) (18), magnifica nella sua interpretazione. L'attrice coreana si muove perfettamente nel ruolo, grazie alla sua notevole forza espressiva, di una bambola (fino a poco fà) inanimata, e che ora scopre la vita, come un gioco, con le sue gioie e con le sue amarezze. Ma soprattutto è perfetta nel ruolo di una bambola che non dimentica la sua ragion d'essere, cioè quella di dare piacere agli uomini. Lei ce lo ricorda, sempre, non negandosi ai nostri sguardi, non negandosi alle nostre carezze, non negandosi ai nostri desideri... Ed ai suoi...
Nozomi scopre di avere un cuore, incomincia a porsi delle domande sulla vita, sul suo significato, sul suo scopo, ma infine si limita ad accettarla, ad accettare il suo ruolo, forte di una nuova consapevolezza, o di mera rassegnazione...
È stato un bene scoprire di avere un cuore. O forse sarebbe stato meglio non accorgersene mai?
Struggente, in tal senso, la scena dell'incontro tra Nozomi ed il suo creatore, un bravissimo Odagiri Joe (オダギリ ジョー), in un bel cameo, dove Koreeda esemplifica, senza ricorrere a facili effetti, la perturbante relazione tra il corpo artificiale della bambola e la solitudine del suo creatore ("Bentornata a casa", dice Lui, "Sono a casa", dice Lei...).

Il tema della solitudine e dei ricordi... Di nuovo... Sono i temi più cari a Koreeda e naturalmente non potevano mancare in Kuki ningyo. Sembrano quasi avvolgere il film dato che, a contorno della trama principale, vengono raccontate molte altre solitudini, una miriade di altre storie, e di (altri) ricordi...
Koreeda riesce ad esprimere emozioni contraddittorie in un film unico, e spesso all'interno di una singola scena o anche di una singola inquadratura. Il culmine del suo lavoro è il finale del film, che è in parte erotico, straziante, terribile, e non privo di una componente di umorismo nero, perché anche nella festa di colori e visioni di questo cinema sembra non esserci luce per l'attuale condizione umana. Eppure Koreeda chiude il suo film con un'inquadratura, dall'alto di una finestra, con una felice sintesi di ottimismo e realismo, tra il cinguettio degli uccelli ed un sussurro: "Kirei" (きれい), "Bellissimo"...

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Note alla traduzione.

Il film presenta molteplici rimandi/omaggi al cinema ed alla sua storia. In teoria molti dei film qui citati vi saranno sicuramente noti, ma per i meno cinefili ecco alcune note, integrate anche da alcune ulteriori esplicazioni.

Il rimando alla nota è indicato nei subs dal segno: *

CD 01

Lotta senza codice d'onore: Jingi naki tatakai [仁義なき戦い (Battles Without Honor andHumanity), di Fukasaku Kinji (深作 欣二), 1973. Yakuza eiga (ヤクザ 映画). Uno dei capolavori del maestro giapponese, il film è un viaggio attraverso la nascita della Yakuza (ヤクザ) in Giappone subito dopo la seconda guerra mondiale. Il film parla appunto di un gruppo di amici, che nel corso di due decadi, nonostante riescano a sopravvivere alla bomba atomica, finiranno per uccidersi l'uno con l'altro per ottenere il potere dei vari clan della Yakuza, durante un periodo di grandi guerre tra piccole gang cittadine, ancora all'alba della loro attività. Il ritratto di più generazioni viene raccontato in ben cinque film (19), realizzati poi tra il 1973 ed il 1974. Successivamente, ma senza lo splendore degli inizi, Fukasaku vi ritornerà sopra con altri sequel (20).
Love Story: Love Story, di Arthur Hiller, 1970. Film romantico, tra i più romantici di sempre, probabilmente. La sceneggiatura è di Erich Segal, che vi trasse poi l'omonimo romanzo, divenuto, naturalmente, un bestseller. Oliver e Jennifer si amano, ma le loro famiglie ostacolano la loro relazione, in primis a causa delle differenze sociali (Lui ricco sfondato, Lei figlia di emigranti italiani). Ma i due non demordono, ed a costo di rinunce e sacrifici si sposano. Poi il destino (21) si accanisce contro di loro, Lei si ammala e poi tira le cuoia in una scena da antologia (strappalacrime anch'essa, naturalmente).

Il pianeta delle scimmie: Planets of Apes, di Franklin James Schaffner, 1968. Basato sul romanzo "La planète des singes", di Pierre Boulle (22), è universalmente noto come uno dei massimi capolavori del cinema di fantascienza. Il film, la cui trama è stranota, affronta il tema dell'olocausto nucleare e della segregazione razziale attraverso un punto di vista del tutto nuovo. Epocale l'interpretazione di Chalton Heston (23).
Delitto in pieno sole: Plein soleil (Purple Noon), di René Clément, 1960. Tratto dal romanzo "The Talented Mr. Ripley" (24), di Patricia Highsmith, che ne cura anche la sceneggiatura, è considerato uno dei migliori thriller dell'epoca. Il film, storia di un furto di identità, porta alla ribalta Alain Delon, trasformandolo in un sex symbol (25).
Il grande dittatore: The Great Dictator, di Charlie Chaplin, 1940. Film straordinario, primo sonoro del regista inglese, Il grande dittatore segna la morte del caratteristico personaggio chapliniano, il vagabondo, l'ultima sua apparizione. La sua anima poetica, angelica, ingenua, benché tenace, non ha più posto in un mondo oppresso dalle macchine, dal materialismo e, nel frangente, dall'odio demoniaco. Il film sconvolse perché parodiava esplicitamente un personaggio contemporaneo, Adolf Hitler, cui Chaplin assomigliava in maniera incredibile e che nel film ha l'inverosimile nome di Adenoyd Hynkel (26). È unanimemente riconosciuto come una delle più grandi commedie americane di sempre. E lo è. Sul serio.
Tutti pazzi per Mary: There's Something About Mary, di Bobby e Peter Farrelly, 1998. Commedia romantica a tratti demenziale, che lanciò nell'Olimpo hollywoodiano Ben Stiller e Cameron Diaz. Fu un enorme successo di pubblico.

Triagolo invernale: Il triangolo invernale è un asterismo (27) formato da tre stelle: Sirio, la stella più luminosa del firmamento, della costellazione del Cane Maggiore, Procione, della costellazione del Cane minore e Beteulgeuse, della costellazione di Orione.
La Sirenetta: The Little Mermaid, diretto da Ron Clements e John Musker, prodotto dalla Walt Disney Feature Animation, nel 1989. Film d'animazione, tratto dall'omonima fiaba di Hans Christian Andersen. Segnò l'inizio di un periodo d'oro per la Disney e fu un successo clamoroso in tutto il mondo. Memorabile la splendida colonna sonora di Alan Menken. La protagonista, che nel racconto non ha nome, nel film è chiamata Ariel.
Il cattivo tenente: Bad Lieutenant, di Abel Ferrara, 1992. Il film narra le vicende di un tenente della polizia americana, corrotto, dedito a tutti i tipi di droga, alcool e gioco d'azzardo. Harvey Keitel (28) mette in scena un personaggio complesso che pare avere soltanto due scopi: drogarsi e scommettere. Solo nell'uso di stupefacenti riesce bene mentre scommette compulsivamente esibendo teorie strampalate per spiegare le sue scelte. Quando una giovane suora viene violentata in una chiesa da due giovani balordi, il tenente inizia a occuparsi del caso, ma è sconvolto dalla reazione della donna, che perdona i suoi aggressori. Solo alla fine, in una chiesa, in preda a una crisi mistica durante la quale realizza il significato della sua vita amorale, ha una visione in cui Gesù (sic!) gli viene incontro, e capisce il significato del perdono della suora. Il poliziotto si getta per le strade all'inseguimento dei colpevoli, e una volta trovatili, anziché ucciderli li lascia fuggire, preferendo assecondare il perdono della suora anziché la propria sete di vendetta. Compiuto questo gesto, l'unico gesto santo della sua vita, si siede in macchina ad attendere i sicari che i suoi creditori hanno inviato per ucciderlo.



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Donnie Brasco: Donnie Brasco, di Mike Newell, del 1997. È la storia vera di un poliziotto, interpretato da Johnny Depp, infiltrato in un'organizzazione mafiosa americana. Nel cast anche Al Pacino.
Il volo: Ο Μελισσοκόμος (The Beekeeper), un film di Theodoros Angelopoulos (Θόδωρος Αγγελόπουλος), 1986. È la storia di un uomo di mezza età, interpretato da un bravissimo Marcello Mastroianni (29), che ad un certo punto abbandona tutto e si mette a fare il mestiere che era stato di suo padre, l'apicoltore (da cui il titolo originale del film). Storia sulla solitudine, tra le più disperate del regista greco, ma anche tra le sue più "umane", Il volo è un film bellissimo. Da antologia la scena finale, quando il protagonista si lascia uccidere dalle sue api, liberate nei cieli.
Il sole della mela cotogna: El sol del membrillo (Dream of Light), di Victor Erice, del 1992. Premio della giuria a Cannes, il film è interamente ambientato ad Hong Kong, e narra, attraverso immagini di struggente bellezza, la vita in quegli anni del pittore Antonio LópezGarcía (30), uno dei massimi esponenti della pittura spagnola moderna, che nel film interpreta sé stesso. López García è a tutt'oggi riconosciuto come uno dei massimi esponenti della corrente del "realismo" nell'arte contemporanea.
Effimere: Insetti della famiglia degli Ephemeroptera. A partire dallo stadio adulto gli Ephemeroptera smettono di alimentarsi a causa dell'atrofizzazione dell'apparato boccale. Raggiunta l'immagine alare, la loro vita rimane infatti di breve durata: il più delle specie vive meno di un giorno, mentre solo alcune arrivano massimo a una settimana (31). Il resto della loro esistenza è quindi finalizzato alla riproduzione.

• "La Vie": poesia di Hiroshi Yoshino (吉野弘) (32). Il senso della poesia, esemplificato da Koreeda in più di un'intervista, è che "la vita, così com'è, non è fatta per essere felici da soli".
Stand By Me - Ricordo di un'estate: Stand By Me, di Rob Reiner, 1986. Tratto dal racconto di Stephen King, "The Body" (33), il film racconta di un viaggio compiuto da quattro dodicenni alla ricerca del "corpo" di un loro coetaneo sparito da tre giorni. Il viaggio segnerà per loro la fine dell'infanzia e la perdita dell'innocenza.
Black Rain - Pioggia sporca: Black Rain, di Ridley Scott, 1989. È la storia di due poliziotti di New York City che, dopo aver catturato un membro della Yakuza, devono scortarlo in Giappone. Una volta arrivati, il prigioniero riesce a dileguarsi, e i due ufficiali, per recuperarlo, devono immergersi sempre più profondamente nel misterioso mondo della malavita locale. Thriller capolavoro, anche se non privo di certi luoghi comuni, troppo americani, sulla Yakuza, il film ha un cast da paura, che comprende Michael Douglas, Andy Garcia, Takakura Ken e Matsuda Yusaku (34), quest'ultimo nel ruolo dello yakuza Sato (35).

CD 02

Pachinko: il Pachinko (パチンコ) è un gioco d'azzardo giapponese. Un incrocio tra una slot machine ed un flipper, dove tutto dipende dalla fortuna. Il gioco fornisce, come del resto anche da noi in Italia, un mezzo ottimale per le associazioni criminose al fine del riciclaggiodi denaro. Ragion per cui il Pachinko, o meglio, le sale da gioco da Pachinko, sono spesso di proprietà della Yakuza.
Magnitudine apparente: La magnitudine apparente di una stella, di un pianeta o di un altro oggetto celeste è una misura della sua luminosità apparente, ovvero quella rilevabile dal punto d'osservazione.


Al fine di venire incontro a tutti gli utenti abbiamo deciso di realizzare due versioni dei sottotitoli.

• La prima, quella ufficiale, è priva di note, ed include, laddove l'autore ha ritenuto necessari degli approfondimenti, come già detto, un segno *, che indica il rinvio a questa recensione.
In tal modo si intende accontentare chi preferisce subs più snelli, ovvero chi usa un lettore domestico, che difficilmente legge subs esterni con troppe righe.

• La seconda è priva di qualsiasi rimando, ma include molte n.d.T, il cui fine è quello di accontentare chi preferisce la massima completezza possibile all'interno dei sottotitoli.
Naturalmente trattasi di note brevi, per lo più di carattere esplicativo.

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Concludo porgendo i miei più sinceri ringraziamenti a colui che è stato il mio compagno di viaggio in quest'avventura, trashit.
È stato un onore ed un piacere collaborare alla traduzione di Air Doll con te. Mi auguro che non sia l'ultima volta e che questa recensione ti sia stata gradita.
Un grazie anche a Cignoman per il lavoro svolto in quanto moderatore, ed anche per altro...


La versione dei sottotitoli tradotti è la Cowry, in 2 CD.

Note alla recensione.

1 Bob Dylan, Man in a Long Black Coat, dall'album Oh Mercy, 1989, Columbia Records.

2 Miyazawa Kenji, nacque ad Hamanaki, nella prefettura di Iwate, nel 1896, e lì morì nel 1933. Agronomo, poeta, scrittore, pittore, musicista, Miyazawa è il più grande autore di letteratura per ragazzi del Novecento letterario nipponico. Malato fin da giovanissimo di tubercolosi, come la sorella, che morirà precocemente, ed a cui Kenji dedicherà uno dei più struggenti tanka (短歌, poesia lunga in lingua giapponese) di tutta la sua produzione, non cessò di prodigarsi per gli altri per tutta la propria esistenza, finalizzandola, grazie ai suoi studi in agronomia, alla ricerca di un modo per rendere più agiata la vita dei coltivatori nella prefettura di Iwate. Miyazawa è ricordato soprattutto per i suoi dowa (童話), racconti brevi, per giovanissimi, ma contenenti per lo più un messaggio morale di valore universale. È doveroso ricordare che i suoi dowa hanno ispirato molto la cinematografia giapponese, almeno nel campo dell'animazione, prima tra tutte l'opera di Takahata Isao (高畑 勲), che dal racconto Futago no oshi [ふた ごの星, (Le stelle gemelle)], trasse il film Heisei tanuki gassen ponpoko (平成狸合戰ぽんぽこ, (Ponpoko, la guerra dei tanuki nell'era Heisei)]. L'opera di Miyazawa Kenji è disponibile in italiano nelle due raccolte: Miyazawa Kenji, Una notte sul treno della Via Lattea, ed altri racconti, Marsilio editore, del 1994, e in: Miyazawa Kenji, Il violoncellista Goshu ed altri scritti, La vita felice editore, del 1996. Quest'ultimo comprende, oltre ai dowa, anche alcuni dei maggiori componimenti poetici dell'autore. Futago no oshi è stato invece pubblicato nella rivista di studi orientali "Il Giappone", Vol XXXVII, 1997, p. 129 ss.

3 Al contrario di certa ispirazione "ozuciana", che alcuni vedono (ma dove?) nell'opera del regista giapponese e che Koreeda non ha mai avuto, né ha mai voluto avere. È il cinema di Hou Hsiao-hsien (侯孝贤) che deve ad Ozu e Koreeda, che deve ad Hou, ne viene influenzato, ma solo indirettamente...

4 Infatti Maborosi è tratto da un racconto dello scrittore Miyamoto Teru (宮本 輝).

5 Ozu Yasujiro (小津 安二郎) è stato uno dei più grandi maestri della storia del cinema mondiale. Indubbiamente le sue "carrellate", la sua telecamera "ad altezza di cane", hanno ispirato tecnicamente tutto il cinema contemporaneo, da Wenders a Hou. Tuttavia Ozu non era questo, ma era un mondo narrativo. Ozu era un Universo. Un Universo di storie che parlava di una sola cosa: la vita. E non la vita di tutti, ma quella di un unico microcosmo: la famiglia giapponese. Il maestro soleva ripetere, infatti, di aver girato per tutta la vita un unico film, ed è vero... In fondo Ozu racconta la stessa storia. Sempre. Se ci sembra nuova è solo perché le sue storie sono storie di vita quotidiana e la vita, si sa, è varia... Perciò il paragone con Koreeda è sbagliato, al contrario di quello con Hou Hsiao-hsien, regista, quest'ultimo, effettivamente debitore del cinema/narrazione ozuciano e del suo Universo. Gli unici punti di contatto tra Ozu e Koreeda sono tecnico/registici, per certo stile, ma finiscono lì. E si azzerano, poi, se pensiamo che in realtà Koreeda arriva ad Ozu via Taiwan, cioè, per via mediata e non in via diretta.

6 Aum Shinrikyo, (オウム真理教, "Ōmu Shinrikyō", "religione di verità", traducibile con "Suprema Verità"). Movimento religioso giapponese, che fonde buddismo ed induismo, fondato da Asahara Shōkō (麻原 彰晃), nel 1987. È salito agli altari della cronaca per l'attentato alla metropolitana di Tokyo del 1995, laddove alcuni membri della setta liberarono una quantità letale di gas "sarin" nei sotterranei della metro, intossicando oltre 6000 persone ed uccidendone 12. Arrestati in 10, insieme ad Asahara, gli attentatori vennero condannati per lo più all'ergastolo. Ad Asahara venne invece commutata, nel 2004, la condanna a morte per impiccagione. La setta si sciolse lo stesso anno, per poi ricostituirsi sotto il nuovo nome di "Aleph". Conta circa 1500 membri ancora attivi. A tutt'oggi, non sono ancora chiare le ragioni dell'attentato.

7 Il caso dei quattro bambini abbandonati a Sugano. Un madre, per recarsi ad un incontro con il proprio (neo)fidanzato, abbandona i suoi 4 figli (tutti di padre diverso) in un appartamento, lasciando loro pochi Yen per mantenersi, in attesa del suo ritorno a breve. I bambini sono affidati al più grande di loro, di quattordici anni, unico tra tutti ad essere, peraltro, stato registrato all'anagrafe, e quindi, unico tra loro ad esistere, per la burocrazia. Solo che i mesi passano, e la madre non torna. Solo nove mesi dopo (circa, ma sulle date ufficiali c'è confusione), i servizi sociali si accorgono della situazione. Ma oramai la tragedia è compiuta. Koreeda smorza il tono della tragedia, in quanto la più piccola muore "solo" a causa di un incidente. La realtà è diversa. Il più piccolo, 2 anni, muore in seguito alle percosse subite "per gioco" dagli "amichetti" del fratello maggiore, che pur assente al momento dell'aggressione, collabora con i giovani carnefici per nasconderne il cadavere. Nell'appartamento gli agenti ritrovano anche il corpo di un altro bambino, il quinto. Era il terzogenito, nato nel 1984, e morto per cause naturali (?) poco dopo. La madre ne aveva occultato il corpo in una borsa da viaggio, riempita di deodoranti, per evitare di denunciarne la morte, cosa che le avrebbe creato problemi, in quanto non ne aveva mai dichiarato la nascita. I vicini, come ribadisce il titolo del film, dissero di non saperne niente.

8 Premio attribuito dalla critica cinematografca giapponese.

9 Scritto anche: chambara. Entrambi i termini sono in uso, ma chanbara è più corretto, dato che la traslitterazione della "n" in "m" davanti alla "b" è una regola delle lingue europee, e non comune a quelle asiatiche [si pensi a "Senpai" (forma corretta) ed al più comune, per noi, "Sempai" (forma sbagliata)].

10 La trama è semplice: Ryota e Chinami si ritrovano ad un incontro annuale presso la vecchia casa dei genitori, una ex clinica medica adesso corrosa solamente dai ricordi e dal tempo, l'occasione è la commemorazione di un fratello maggiore, morto affogato quindici anni prima.

11 Sembra che a furia di ripetergli di assomigliare ad Ozu, Koreeda alla fine se ne sia quasi convinto...

12 Il termine giapponese usato in tal senso è kokoro (心). Il termine letteralmente significa "cuore", ma ha in realtà una miriade di sfumature, intendendo significare per lo più l'essenza stessa delle cose, il loro cuore, insomma! Alcuni traducono anche "anima". Il problema si è posto nella traduzione, che nella versione inglese Cowry usa il termine "heart", ma che in altre traduzione, come in quella presente nei trailers sottotitolati online, viene invece tradotto con "soul". Allora, come tradurlo? Abbiamo preferito mantenerci fedeli alla versione Cowry, che, a detta degli autori, userebbe i sottotitoli inglesi estrapolati direttamente dal DVD, e quindi avallati dall'autore e/o dal produttore. Inoltre ho preferito mantenere la traduzione "cuore" anche perché più aderente al senso giapponese del termine, dato che, in realtà, il concetto di "anima" è molto lontano dalla cultura giapponese, in quanto trattasi di un concetto molto occidentale, legato ad un substrato socio-culturale che è quello cristiano-cattolico. Naturalmente mi assumo tutta la responsabilità di questa scelta.

13 Solo ad uno sguardo superficiale, infatti, il film può sembrare d'essai. In realtà il tema del rendez vous familiare e la ricerca di uno stile narrativo di impostazione classica (ritorna il fantasma di Ozu...), rendono Still Walking un film molto ricercato nei suoi effetti, ma comunque conforme all'impostazione del " dramma familiare" cinematografico contemporaneo, seppure ad alto livello. Come dire, volendo usare un termine al giorno d'oggi quasi dispreggiativo, molto "festivaliero".

14 Kuki ningyo, di Gouda Yoshiie (業田 良家), storia breve pubblicata nel 2000, dalla casa editrice Shogakukan (小学館).

15 Epocale la collaborazione con Christopher Doyle per il capolavoro di Wong: In the Mood for Love (花樣年華), nel 2000.

16 Splendido il tributo di Koreeda alla sua città, nella scena in cui la protagonista fa un giro in battello, sul Sumida, salutando con la mano le persone sui ponti sotto un cielo accecante che toglie il respiro.

17 De gustibus...

18 Già interprete di Sympathy for Mr. Vengeance [복수는 나의 것 , (Boksuneun Naui Geot )], di Park Chan-wook (박찬욱), del 2002, dove interpretava il ruolo di una "rivoluzionaria", complice del protagonista, e non priva, anche qui, di una certa sensualità.

19 Jinginaki tatakai: Hiroshima shito hen (仁義なき戦い 広島死闘篇); Jinginaki tatakai: Dairi senso (仁義なき戦い 代理戦争); Jinginaki tatakai: Chojo sakusen (仁義なき戦い 頂上作戦); Jinginaki tatakai: Kanketsu hen (仁義なき戦い 完結篇). Nel film viene fatto anche un riferimento al secondo capitolo: Hiroshima War.

20 Ben quattro, anche qui in pochi anni, dal 1974 al 1976 i primi tre, della serie Shin jinginaki tatakai [新仁義なき戦 い (New Battles Without Honor and Humanity)], ed un epilogo, del 1979.

21 Leggi: sfiga!!! T_T

22 Già autore del bellissimo: "Il ponte sul fiume Kwai".

23 Il film godette di ben quattro sequel, una serie TV ed una serie animata. A questi si aggiunge il pessimo remake di Tim Burton del 2001.

24 Oggetto di un remake recente, del 1999, ad opera di Anthony Minghella.

25 Il che è curioso, se si pensa che la Highsmith non ha mai fatto mistero delle inclinazioni omoerotiche di Mr Ripley...

26 Il film non venne presentato in Europa fino al 1945, con l'unica eccezione della Gran Bretagna, che provvide comunque a tagliare le scene più "imbarazzanti", nel tentativo di non aggravare la crisi oramai in corso con laGermania. In Italia venne presentato poi con molti rimaneggiamenti. La prima volta che nel Bel Paese è circolata una versione integrale del film, è stato nel 1988, grazie alla Skema Video, che ne realizzò un'edizione totalmente ridoppiata in VHS.

27 Un asterismo (o asterisma) è un qualunque gruppo di stelle visibile nel cielo notturno, riconoscibile dal resto per la sua particolare configurazione geometrica. Ad esempio, un gruppo di stelle luminose che appaiono come i vertici di un triangolo in mezzo a un campo più grande di stelle poco visibili è un asterismo. Il triangolo invernale si contrappone al Triangolo estivo, visibile nell'emisfero boreale nei mesi che vanno da giugno ad ottobre, e composto dalle stelle Altair, della costellazione del Cigno, Deneb, della costellazione dell'Aquila e Vega, della costellazione della Lira.

28 Davvero cattivo in questo film, su questo non ci piove!!!!

29 In realtà Angelopoulos aveva scritto la parte per Gian Maria Volonté, che però la rifiutò.

30 Per una gallery dell'opera di López García, mi permetto di rinviare qui.

31 Non stupisce quindi il loro significato simbolico, in quanto espressione della caducità della vita.

32 Yoshino Hiroshi, poeta. Nato nella a prefettura di Yamagata (山形県), il 16 gennaio del 1926. Dopo la laurea, nel 1942, incominciò a lavorare presso una compagnia petrolifera. Decise poi di arruolarsi nell'esercito, ma cinque giorni prima del suo reclutamento il Giappone si arrese. Dopo la guerra fu coinvolto nel movimento sindacale, ma si ammalò di tubercolosi nel 1949 e cominciò a scrivere poesie durante la terapia medica. La sua prima raccolta di poesia, Shosoku [消息, (Notizie)] viene pubblicata nel 1957. È del 1971 l'antologia Kanshō ryoko [感傷旅行, (Un viaggio sentimentale)] che riceve il prestigioso "Premio Yomiuri per la Letteratura" [読売文学賞, (Yomiuri Bungaku Shō)]. Nota per il suo stile raffinato, la poetica di Yoshino è caratterizzata da un atteggiamento critico verso la società temperato, tuttavia, dal calore che proviene da una profonda comprensione di ciò che significa essere umani.

33 Stephen King, The Body, da Different Season, 1982, Ed. Viking. Edito in Italia con il titolo "Stagioni Diverse", dalla Sperling & Kupfer, il libro è composto di quattro novelle. Oltre ad "Il corpo" sono state adattati in versione cinematografica anche il racconto "Un ragazzo sveglio" (Apt Pupil), da Bryan Singer, nel 1999, con il titolo "L'allievo" (Apt Pupil), ed il racconto "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank" (Rita Hayworth and Shawshank Redemption), da cui Frank Darabont, nel 1994, ha tratto il bellissimo "Le ali della libertà" (The Shawshank Redemption).

34 Matsuda Yusaku (松田優作) morì pochi mesi dopo la realizazione del film, il 6 novembre del 1989. Eccellente attore di film polizieschi, ma anche straordinario interprete drammatico, si pensi al ruolo di Onimaru in Arashi ga oka [嵐が丘, (Wuthering Heights)], di Yoshida Yoshishige (吉田喜重), la figura di Matsuda è oramai entrata nell'immaginario collettivo nipponico, ispirando personaggi di Videogame e di Anime, come, ad esempio, il protagonista della serie TV "Cowboy Bebop", Spike Spiegel. Matsuda era già gravemente malato (cancro alla prostata), quando incominciarono le riprese del film.

35 Il ruolo era stato in origine offerto a Jackie Chan che, grazie a Dio, lo rifiutò!!!! O_O

See ya soon ! :em69:

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Messaggio modificato da fabiojappo il 13 May 2014 - 06:24 PM

Hear Me Talkin' to Ya




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Focus: Art Theatre Guild of Japan
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#2 Oda

    gureggu sama

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Inviato 10 May 2010 - 06:16 PM

ottima recensione! e grazie per i sottotitoli.

da grandissimo estimatore di kore-eda mi duole dire che questo film non mi ha convinto fino in fondo. ci sono belle trovate e il suo tocco si vede bene, perň c'č qualcosa che non va. forse questa incursione in un genere diverso rispetto ai suoi film precedenti mi ha un po' spiazzato (tralascio volutamente HANA, facciamo finta che non esista) ma non in maniera molto positiva.
rimpiango un po' i tempi di moboroshi e distance, ma cmq sia kore-eda č un grande.
[/center]

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#3 Zan

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Inviato 10 May 2010 - 06:31 PM

Porc! Di giŕ? :em41:

#4 Barka77

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Inviato 10 May 2010 - 06:37 PM

Mi č piaciuto anche se non č il classico Koreeda che mi aspettavo. Non posso dire che mi sia piaciuto di meno, perché forse non č vero. Forse mi č solo piaciuto diversamente, ecco, diciamo cosě. :em41:
Comunque grazie dei subbi, me lo riguardo volentieri in italiano!!

#5 Giangi

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Inviato 10 May 2010 - 06:39 PM

l'ultimo Koreeda!!!
Grazie duecentomila per i sub e per la mega recensione!!! :em41:
ciao
Gianluca (Ji An-Luk ^_^)


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#6 bowman

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Inviato 10 May 2010 - 06:47 PM

Pare delirante al punto giusto... mille grazie :em41:
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#7 battleroyale

    Kimkidukkiano Bjorkofilo

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Inviato 10 May 2010 - 07:02 PM

Solita rece mozzafiato del Shima :em41: :em73:
Bellissima, come da copione.

Il film l'ho visto giŕ tempo fa e, sebbene non raggiunga gli apici di un capolavoro come "Nobody Knows", spacca eccome.

[sul mio blog cinema_asiatico ne parlai cosě]

Ispirato da un manga, la nuova avventura del grandissimo Koreeda (regista del capolavorissimo "Nobody Knows", film che riuscě a farmi piangere come un'enorme fontana) era uno dei film che piů attendevo assiduamente, in lista con il promettente horror hongkongese "Dream Home", il taiwanese "One Day", l'ultimo di Tsai -"Visage",il remake di "The Housemaid" e il thriller di Kitano "Outrage" (giusto per evidenziare quanto il mercato del cinema asiatico sia ancora piů produttivo che mai e continuo sfornatore di potenziali filmoni). Beh...che dire di "Air Doll"? La trama non sarŕ tutta quest'originalitŕ (giŕ vista in "Life-Size" degli anni '70) ma č sicuramente un ottimo spunto per quella che DOVREBBE essere una commedia surreale. Ma andiamo con ordine.

Sicuramente, "Air Doll" non č il miglior film di Koreeda (a superar "Nobody Knows" ce ne vuole...), ma comunque un film eccellente, pregno di una poesia difficilmente dimenticabile e con una meravigliosa Bae Dun-Na calata perfettamente prima nella parte della bambola spaesata e, poi, in donna distrutta. Un film che gioca con i registri (prima ora praticamente da commedia, poi Koreeda getta tutto nel piů feroce concentrato di generi mai visto- dall'erotico, al melň, passando addirittura nel grottesco) e che finisce per dimostrare un'inedita e inaspettata incursione pessimistica nel lunghissimo e devastante finale che disturba e fa scappare piů di una lacrima. Un film che solo apparentemente possiede uno script sciocco, ma che fa riflettere su argomenti importanti come l'amore (quello vero), la vita, la morte e la solitudine.

E' interessante come, mentre si prende visione del film, poi, pare che i tempi non siano stati dosati perfettamente. Si ha come l'impressione che il film sia prolisso, ripetitivo e con poco da dire, ma č con la seconda parte che tutta (e dico tutta) l'ora precedente di si rivela fondamentale, in quanto descrive il lento degrado della bambola/donna (metafora della donna vista come oggetto sessuale) e la sua voglia d'amore, di vivere, d'amare.

Ed č dal momento in cui la protagonista incontra il suo creatore, che il film prende una piega mai cosě grottesca, delineandosi in una disperazione alleviata solo apparentemente dai colori accesi, dai fiori, dai vestitini di Bae Dun-Na. La morte e la solitudine sono dietro l'angolo e prendono il sopravvento nel terribile finale che non lascia scampo.

Un colpo di genio, magari imprefetto, ma da vedere assolutamente.


Bae Dun-Na spezza il cuore da quanto č bella.
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Le mie recensioni cinematografiche: http://matteo-bjork-...i.blogspot.com/

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#8 Oda

    gureggu sama

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Inviato 10 May 2010 - 07:20 PM

:em41:
penso che sia la recensione piů lunga della storia di aw
[/center]

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#9 AsianPat

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Inviato 10 May 2010 - 07:25 PM

Visualizza MessaggioOda, il 10 May 2010 - 07:20 PM, ha scritto:

:em41:
penso che sia la recensione piů lunga della storia di aw

Lo penso anche io ...

Guinness??!
(la birra...)
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Vantaggi ad essere smemorati: ti rivedi un bel film e te lo gusti (quasi) come la prima volta :)
AW subs: Tsubaki Sanjuro, My Young Auntie, Invincible Shaolin (\w Tiz)
AW rece: Martial Club, The Lady Hermit, The Five Venoms, Shaolin Mantis, The Avenging Eagle, Yes Madam, A Chinese Odyssey, Force of The Dragon, In the Line of Duty 4, On The Run
AW DVD: Il Buono, il matto, il cattivo, A Hero Never Dies, The Beast Stalker, The Longest Nite, Detective Dee, La congiura della pietra nera, One Nite in Mongkok, Fire of Conscience, Bullets Over Summer, Castaway On The Moon, The Man From Nowhere

Maestro dello stile multiplo del TORNEO di KUNG FU di AsianWorld

Tutti sono fan di Jackie Chan, solo che alcuni ancora non lo sanno...
intellettualità e cazzeggio, in complementarietà e non in opposizione, sono il pane delle community. (cit. Magse)





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