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[NEWS] Cannes, sbarcano Tsui Hark, Johnnie To, Ringo Lam


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Inviato 19 May 2007 - 11:47 AM

Sala stampa, sbarcano Tsui Hark, Johnnie To, Ringo Lam
«Volevamo raccontare il richiamo del potere»
I cineasti, maestri del cinema d'azione di Hong Kong e amici da trent'anni, spiegano i tre segmenti del loro film. «È stato come giocare a una partita con dio», ha detto Johnnie To
Giulia D'Agnolo Vallan
Cannes

Una staffetta per i tre grandi del cinema d'azione di Hong Kong - un «triangolo», come indicato dal titolo, fatto di una storia unica, con personaggi e stili che cambiano (anche gli sceneggiatori sono diversi) e si evolvono nelle mani e sotto lo sguardo di ciascun regista.
In sequenza: Tsui Hark attacca su piani ravvicinatissimi, stacchi ellittici, neri profondi, con una storia di tre amici senza soldi che accettano la proposta faustiana di un omino vestito di nero che promette loro inestimabili ricchezze. «Ho voluto analizzare così il richiamo e il potere del denaro», ha detto il regista.
Il contenuto della cassetta cui li porta il suo rebus (un corsetto fatto di antiche monete d'oro e un pugnale incastonato di gemme) è svelato nel segmento di Ringo Lam, che incentra la sua porzione di film - la pellicola è girata in lunghi masters molto coreografati, la macchina quasi fissa, e illuminata come fosse un noir) anche sulla moglie/dark lady di uno dei tre amici, Bo Sam. Una donna infedele, avida e affascinante cui è contrapposta l'immagine angelicata della prima moglie di Sam, morta in un incidente di macchina («mi interessava la doppia dimensione della donna diabolica e di quella angelo - ha spiegato Lam - come la compresenza di amore/odio. È la stessa che caratterizza il mio rapporto con il cinema»).
A Johnnie To, il compito di chiudere, con il segmento più notturno, movimentato e venato di comico, un segmento che ricorda molto gli snodi filosofici dei suoi ultimi film, (letteralmente) giocato tra improvvisi black out, scambi di borse o di pistole, inversioni di corso e tuffi nell'erba alta. Nelle parole del regista è un segmento che si interroga «sul prezzo che si è disposti a pagare per soddisfare i propri desideri e le proprie ossessioni. In nome di una vita migliore, i tre protagonisti del film passano da una situazione pericolosa all'altra... Volevo vedere cosa succedeva se offrivo loro l'opzione di rinunciare a ciò che avevano desiderato così tanto».
Ringo Lam, Tsui Hark e Johnnie To erano amici da trent'anni ma non avevano mai lavorato insieme. Alla conferenza stampa sono arrivati nascosti dietro a lucidissimi occhiali neri, insieme ai loro tre attori protagonisti (Simon Yam, Louis Koo e Sun Hong Lei). «Per me, Triangle è un pasto unico a base di tre piatti diversi - ha spiegato Tsui Hark - Abbiamo stili, modi di lavorare e opinioni diverse ma ci siamo sempre ammiratia vicenda. Questo progetto era una sfida difficile: tre registi alle prese con una sola storia ma ognuno con il suo punto di vista particolare, un'idea precisa e unica di ciò che i personaggi rappresentano. È stata una delle mie esperienza più felici».
«Quando abbiamo iniziato a parlarne, non era assolutamente chiaro cosa ne sarebbe uscito. E quando abbiamo iniziato a girare, il film è stato realizzato in sequenza, io non sapevo in nessun modo quello che avrei ereditato da Tsui Hark. Eravamo tutti d'accordo di non intervenire uno nel lavoro dell'altro e di non fare nessun sacrificio creativo in nome dell'unità di stile», ha continuato Ringo Lam. «Era molto curioso di vedere come ognuno si sarebbe identificato con la sua parte».
«Essendo l'ultimo a girare ho avuto più tempo di pensarci su», ha detto invece Johnnie To. «Per me la forza del film stava proprio nell'idea che ognuno di noi ne abdicasse il controllo totale. Era un po' come giocare una partita pensando a cosa ne avrebbe fatto Dio. Io credo nella mano del destino. E Triangle è un suo prodotto».


Fonte: ilManifesto






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