Elì, Elì Lema Sabachthani? (Dio, Dio, perché mi hai abbandonato?) è il ritratto di un'umanità che compiace o lotta contro il desiderio di lasciarsi andare, che chiede aiuto e non lo trova se non nella lotta stessa. Volere è potere, banalmente. Non è Dio ad aver abbandonato l'uomo, è l'uomo che si è portato alla deriva e la Lemming Syndrome è nient'altro che una perla nata dalla disperazione che ne scaturisce alimentata dalla Bellezza delle Cose, comprese con troppo ritardo.
Il noise non guarisce dalla voglia di morire ma sgombra la mente e la purifica*, così, quella che sarebbe una fine obbligata può diventare una scelta il cui esito, di fronte a un mondo tanto bello quanto perso, non è così scontato.
L'ultima fatica di Shinji Aoyama riconferma la voglia del regista di fare cinema soddisfacendo quella che è prima di tutto la sua idea di cinema, ne esce quindi l'ennesimo film totalmente personale che non prescinde un certo sperimentalismo che può far storcere il naso ma che solo ad una visione superficiale verrebbe definito sterile o fine a sé stesso. Da un punto di vista tecnico tutto ruota sull'armonizzazione di musica e immagini, obiettivo raggiunto a piene mani da Aoyama che mette in scena un 'ossimoro' audio-visivo suggestivo e fortemente poetico (si è servito per l'occasione di un vero noisician, Masaya Nakahara aka: Violent Onsen Geisha, nel film Asuhara) che sa stimolare -letteralmente- i sensi come pochi film ad oggi son riusciti a fare.
Voto: 9
* Per quanto riguarda lo sgombrare la mente e purificarla attraverso il rumore, come forse alcuni di voi sapranno, è una cosa che ha addirittura antiche radici religiose. Quindi chissà, magari Aoyama ha scelto il Japanoise per
sfiziarsi (impossibile), ma in realtà il tutto ha perfettamente senso
p.s.
Noise is Life *w*/
p.p.s.
So che sarò l'unico ma la scena
in cui lui suona in quell'immenso prato per Hana mi ha impetrito. Bella oltre ogni dire. E ce ne sono altre...