Inviato 04 August 2017 - 12:33 PM
Per l'ultimo film, vorrei spezzare una lancia in favore di Kaneto Shindo, la cui (per me eccessiva) compostezza formale spesso soffocava un po' l'autenticità del suo cinema. Qui, come detto da molti, siamo ugualmente in una sorta di "teatro da camera", ma il personaggio femminile esprime spesso con vigore la propria disperazione. Altro che troppo gridato, altro che amore per la propria patria. Shindo si toglie più di un sassolino nei confronti del Giappone: il finale è un grido di rabbia e ribellione non solo contro il militarismto scellerato del suo paese nel '900,ma anche contro la condizione subalterna della donna, che deve reggere con le sole proprie forze, senza quasi mezzi di sostentamento, la famiglia del marito prima in guerra, poi disperso: la costrizione a sposare il fratello minore del marito morto sembra poi addirittura uno stupro vero e proprio. Così, il finale suona come un gesto coraggioso di speranza verso una rinascita. Per lei e per un nuovo Giappone - e forse nelle intenzioni di Shindo - anche per se stesso, dopo la morte.