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[RECE][SUB] Himalaya, Where the Wind Dwells

 foto yotsuya-san 07 Feb 2010

Himalaya, Where the Wind Dwells

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Scritto e diretto da Jeon Soo-il
Interpreti principali:
Choi Min-sik (Choi), Tsering Kipale Gurung (la moglie di Dorgy, Pema),
Tenjing Sherpa (il figlio di Dorgy, Tenjing), Namgya Gurung (il padre di Dorgy),
Hamo Gurung (la madre di Dorgy)
Anno: 2009
Paese: Corea del sud, Francia
Lingua: coreano, inglese, nepalese
Durata: 95'
Versione sottotitoli: ubik

Choi, in attesa del cambio di lavoro, decide di fare un viaggio in Nepal per riportare alla famiglia le ceneri di Dorgy, un nepalese immigrato clandestino, che lavorava presso il fratello di Choi e che è morto per un incidente mentre stava fuggendo dagli ispettori del lavoro. Arrivato, con molta fatica, non riesce però a rivelare alla famiglia di Dorgy il vero motivo del suo viaggio.

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Trama e soprattutto dialoghi sono ridotti all’osso, tanto che provocatoriamente mi verrebbe da ipotizzare che si possa trattare del primo film muto ambientato in Nepal. Anche perché il tema principale è proprio l’incomunicabilità (del protagonista) che cerca nel viaggio estremo una via d’uscita o un’ancora di salvezza.

Una delle caratteristiche peculiari dei film di Jeon (o almeno degli ultimi 3) consiste nella prevaricazione dell’ambiente sull’uomo, sia che quest’ultimo sia da esso imprigionato (Black Soil) sia che in esso cerchi, inutilmente, una via d’uscita, un’ispirazione o un solo attimo di pace (Himalaya, Dog and Wolf). Anzi, l’ambiente circostante ne mette in luce i limiti e le bassezze. L’ambiente non è un’estensione metaforica dell’uomo, ma l’uomo è un oggetto o meglio un frutto marcio che dalla natura è stato espulso e che tenta invano di farne nuovamente parte.
In Himalaya questo distacco, questa differenza è amplificata ai massimi termini, un uomo “caduto profondamente in basso” contro le più alte vette del mondo. Non solo l’uomo “tecnologico” non riesce a comunicare con se stesso nonostante il tentativo di farlo in un ambiente poco familiare e inospitale, ma non riesce più nemmeno a comunicare con i suoi simili che invece con l’ambiente ostile sono in simbiosi. L’altura provoca al malcapitato dolore fisico, psicologico e, alla fine, lo espelle.
E qui entra in gioco la seconda delle caratteristiche che accomuna gli ultimi film di Jeon: i suoi personaggi NON maturano nel senso classico del termine, come nella stragrande maggioranza dei film e dei romanzi. Durante il loro più o meno breve percorso descritto in maniera fredda e distaccata attraverso sequenze che assomigliano più a un documentario che a fiction, i personaggi principali tornano a soffrire, come prima se non di più, non hanno raggiunto una nuova consapevolezza né sono pronti ad iniziare una nuova vita all’insegna dell’ottimismo. Credo che a Jeon questo non interessi e che preferisca farlo fare ad altri.

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Questo film, che senz’altro non può essere paragonato come popolarità e cassa di risonanza a fenomeni come “Oldboy”, rappresenta il ritorno sulle scene di Choi Min-sik, dopo anni di assenza dal cinema “interrotti” solo in occasione delle manifestazioni per il mantenimento delle screen quota che tanto hanno giovato, sia dal punto di vista del numero che della qualità, alla produzione cinematografica coreana (contro l’imperialismo cinematografico americano era in buona compagnia, tra gli altri c’erano anche Bong Joon-ho e Park Chan-wook).
La sua interpretazione sembra essere ottima e sofferta al punto giusto, e non mi sorprenderei se fosse vera la dichiarazione secondo la quale l’attore non ha mai fatto sopralluoghi sul “set” (ovvero direttamente in Nepal) per entrare maggiormente nella parte. Gli altri personaggi, a differenza di Choi, non hanno nemmeno dovuto interpretare, essendo persone del luogo, in coerente linea con gli insegnamenti di Jeon all'università, per il quale va evitato il più possibile qualsiasi forma di "abbellimento".
Ma come detto il “protagonista” principale di questo film è senz’altro il paesaggio, le montagne del Nepal, il suono del vento, la difficoltà che impone alle poche persone che hanno deciso di rimanere dalle sue parti.

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Allega file  ubik-himalaya-ita.zip (3.63K)
Numero di downloads: 98











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 foto battleroyale 07 Feb 2010

Magnifico, grazie :South_Korea: :Thailand:
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 foto Tony brando 07 Feb 2010

Questo ce l'ho nella lista da un sacco, mo lo devo vedè per forza, è sicuramente bellissimo!

Choi min-sik is back!


:South_Korea: :Thailand: :Japan: :em25: :em25:

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 foto Barka77 07 Feb 2010

Mi ispira un sacco... grazie! :em10:
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 foto Woo-jin 07 Feb 2010

Visualizza MessaggioBarka77, il 07 February 2010 - 02:55 PM, ha scritto:

Mi ispira un sacco... grazie! :em10:


OT la tua firma è disturbante :em07:


ringrazio per i subs, anche se ridotti a quanto ho capito :em07:
Messaggio modificato da Woo-jin il 07 February 2010 - 06:41 PM
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 foto Cignoman 07 Feb 2010

Troppe cose preziose ultimamente... GRAZIE ! ! !
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 foto yotsuya-san 07 Feb 2010

Visualizza MessaggioWoo-jin, il 07 February 2010 - 06:39 PM, ha scritto:

ringrazio per i subs, anche se ridotti a quanto ho capito :em41:

Se non ricordo male quando lo vidi hardsubbato, manca persino qualche sottotitolo. Ma, ripeto, a parte paradossalmente ciò che Choi non riesce a dire una volta giunto a destinazione, il resto potrebbe tranquillamente fare a meno delle parole. Le metafore, spesso, perdono gran parte del loro fascino se troppo "spiegate" ;-)
Messaggio modificato da yotsuya-san il 07 February 2010 - 09:23 PM
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 foto ArabaFenice 08 Feb 2010

Sembra proprio interessante,grazie.
PS
se qualcuno mi sa indicare dove aspide si trova questo coso qui :em41:
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