L'intendente Sansho
(Sanshô Dayû)
Traduzione di Mizushima76
Revisione di Polpa
imbt
Legend.of.Bailiff.Sansho.1954
Trama
Nel Giappone dell'XI secolo, il governatore della provincia di Tango è costretto a dimettersi a causa delle sue idee umanitarie. Rifiutandosi di aumentare le tasse ai contadini per finanziare la guerra e arricchire ulteriormente la nobiltà feudale, viene condannato all'esilio nella lontana Tsukushi. La moglie (Tamaki) e i due figli piccoli (Zushio e Anju) vengono affidati al fratello di lei.
Prima del soffertissimo distacco, il governatore affida una piccola statuetta, raffigurante la Dea della pietà, a suo figlio maggiore, cercando di trasmettergli, insieme ad essa, i suoi insegnamenti e i suoi valori morali.
Dopo sei anni, Tamaki viene allontanata dalla casa del fratello. Abbandonati da tutti, la donna, la nutrice e i due bambini decidono di affrontare un lungo e pericoloso viaggio per poter reincontrare il padre, di cui non hanno più notizie...
Commento
un po' spoileroso
...Tratto da una leggenda medievale rielaborata dal romanziere Mori Ogai (sceneggiata da Yoda Yoshikata e Fuji Yahiro) è uno dei capolavori dell'ultimo Mizoguchi. Insolitamente più maschile che femminile rispetto ai film precedenti, segue un percorso duplice: da una parte si presenta come un "film di formazione" in cui il giovane protagonista apprende la necessità di una propria rivolta morale, dall'altra è un'intensa meditazione sull'oppressione sociale e politica esercitata dalla Storia e dal Potere. Energico e brusco nella prima parte (che contiene dei flashback, rarissimi per l'autore), più disteso ed elegiaco nella seconda, culmina in una scena finale - il ritrovamento della madre sulla spiaggia - che è uno dei momenti più emozionanti di tutto il cinema di Mizoguchi.
Dal dizionario Mereghetti
Con "L'intendente Sansho", Mizoguchi ottiene il terzo Leone d'argento consecutivo alla Mostra del cinema di Venezia dopo Vita di Oharu, donna galante, 1952 e I racconti della luna pallida d'agosto, 1953, affermandosi come uno dei maggiori registi sulla scena internazionale.
Di rara perfezione formale, il film possiede anche una sceneggiatura impeccabile, sia nel soggetto che nei dialoghi, davvero memorabili. Inutile aggiungere che la fotografia (noti i riferimenti ad Utamaro nella filmografia del regista) raggiunge cime di ineguagliata bellezza così come la recitazione della sempre eccellente Tanaka Kinuyo.
Oltre alla riflessione morale, sociale e politica, questa volta Mizoguchi azzarda anche dei pensieri filosofici sul rapporto fra storia umana e natura, fra inutili violenze e sopraffazioni della prima e la potenza soverchiante della seconda: spesso è proprio l'insistenza sul paesaggio, lirico e poetico in contrapposizione alla brutalità umana, ad essere particolarmente eloquente.
Se è vero che "L'intendente Sansho" è il più "maschile" fra quelli del regista, il più femminista e femminile dei registi giapponesi conferma ancora una volta la sua nomea: sono le figure femminili della madre e della sorella, infatti, a infondere a Zushio la forza e la convinzione necessarie per perseguire con determinazione, a discapito del successo materiale e sociale, gli ideali di umanità comunicategli dal padre; così come sono le donne, tranne alcune significative eccezioni, a incarnare i valori positivi condivisi dal regista.
"L'intendente Sansho" è un film profondamente pessimista, in cui gli uomini sono hobbesianamente paragonati a lupi, assetati di sangue e di potere. Mizoguchi si rifiuta di idealizzare il passato di fronte all'avanzare della modernità (come spesso accadeva nei contemporanei jidaigeki); il regista denuncia invece con forza l'universalità della malvagità umana nel tempo e nello spazio.
Non a caso chiamamo "classici" quelle opere d'arte che riescono sempre a rimanere terribilmente attuali.
Per chi desideri approfondire l'analisi di questo capolavoro del cinema mondiale consiglio questa bella recensione in inglese: Bailiff Sansho
Info sul film
Regia: Mizoguchi Kenji
Nazione: Giappone
Anno: 1954
Durata: 120m
Sceneggiatura: (dal racconto di Mori Ogai: "Sanshô Dayû") Yahiro Fuji, Yoda Yoshikata
Prodotto da: Nagata Masaichi (Daiei)
Musiche originali: Hayasaka Fumio, Mochizuki Tamekichi, Odera Kanahici
Fotografia: Miyakawa Kazuo
Montaggio: Miyata Mizuso
Scenografia: Ito Kisaku, Nakajima Shozaburo
Interpreti: Tanaka Kinuyo (Tamaki), Hanayagi Yoshiaki (Zushio), Kagawa Kyôko (Anju), Shindô Eitarô (Sansho)
Premi: Leone d'argento, Venezia, 1954
Un grazie di cuore a Polpa :flow: che, con la consueta gentilezza e competenza, ha dato un contributo più che determinante alla qualità complessiva della traduzione.
Buona Visione
Messaggio modificato da Kiny0 il 21 April 2012 - 12:02 AM