Sarà che il protagonista è un marinaio smarinaiato, che visti i primi cinque minuti t'immagini già gli altri centosessantuno, che c'è un pacifismo da parrocchia e che la love story si piglia troppo spazio... ma qui di western cult c'è solo il paese. Che è grande, come da titolo, e tutti ce lo ripetono allo sfinimento. Non serviva, gli avremmo creduto lo stesso.
All'uopo bastano due sequenze davvero memorabili: la scazzottata al chiar di luna tra i due antagonisti in amore ripresa in campo lungo e la resa dei conti, per potere e vecchi attriti, tra i due antagonisti anziani ripresa dall'alto di un canyon da urlo. Ecco è proprio qui, mentre i primi due se le suonano a mani nude e i secondi giungono all'appuntamento atteso da una vita, che si ha sentore del grande paese. E' solo qui che il film si lascia andare al western concedendosi al gioco e al mito. Per il resto invece si prende sul serio, la tira per le lunghe - perché è un grande paese? - e non si sporca le mani. Insomma: molte prediche, poco sudore.
A pensarci dà quasi l'impressione di un film costruito su misura per Gregory Peck, che non a caso è anche co-produttore, oppure di cui egli si sia via via appropriato per poter snocciolare battute politically correct.
Messaggio modificato da BadGuy il 04 January 2011 - 07:31 PM