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[RECE][SUB] 1987 - When the Day Comes

 foto SulFiloDeiRicordi 07 Mar 2019

1987 – WHEN THE DAY COMES


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SCHEDA TECNICA:

  • Titolo: 1987: When The Day Comes
  • Conosciuto come: 1987
  • Regista: Jang Joon-Hwan
  • Scritto da: Kim Kyung-Chan, Jang Joon-Hwan
  • Prodotto da: Jang Young-Hwan
  • Direttore fotografia: Kim Woo-Hyung
  • Data di uscita: 27 Dicembre 2017
  • Durata: 129 min (2h 9min)
  • Genere: Drammatico/ Basato su storia vera / Anni 80
  • Distribuito da: CJ Entertainment
  • Lingua: Coreano
  • Paese: Corea del Sud
  • Traduzione: SulFiloDeiRicordi

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SINOSSI

Il film è tratto dagli eventi reali che circondano le elezioni parlamentari della Corea del Sud nel 1987 che misero fine al regime militare del Presidente Chun Doo-hwan. Le proteste studentesche iniziarono a divenire delle sommosse contro il governo quando fu rivelato che lo studente attivista Park Jong-chul, che aveva partecipato ad una manifestazione pro-democrazia contro il regime, era stato ucciso con torture durante un interrogatorio. Questa era stata ordinata dal Commissario Park Cheo-won, il cui lavoro era quello di sradicare le attività comuniste nella maniera più assoluta. Le autorità coinvolte nella tortura cercano di nascondere la morte di Park Jong-chul, ma un gruppo di persone cerca di portare alla luce la verità sull’incidente. Il Pubblico Ministero Choi concentra il suo sforzo nel negare il proprio consenso alla cremazione del corpo dello studente, come invece richiesto dai poliziotti, i quali sono certi che una simile azione permetterebbe di eliminare ogni possibile prova che potesse in qualche modo rivelare le avvenute torture. Il PM Choi trova la richiesta sospetta ed esige che il corpo venga sottoposto ad autopsia (sarebbero dovute passare poche ore dalla scoperta della sua morte alla cremazione e la famiglia non avrebbe avuto occasione di vedere il ragazzo). Anche dopo continue sollecitazione dai poliziotti e aver avuto un litigio col Commissario Park Cheo-won, Choi non acconsente alle richieste. Il primo viene così licenziato e segretamente lascia i suoi documenti sull’incidente al giornalista Yoon Sang-sam che investigava sulla situazione con l’intento di svelare i crimini del Commissario, che vengono fatti passare per sforzi per il bene del paese. Yoon Sang-sam svela che la vera causa della morte dello studente fu il soffocamento e non un improvviso arresto cardiaco come affermato dalle autorità. Per salvare la propria carriera, il Commissario Park Cheo-won svela che il Tenente Jo Han-kyung ed un altro investigatore erano i colpevoli. In cambio ai due investigatori viene promesso una sentenza di assoluzione, mentre in realtà verranno condannati alla detenzione per tortura ed omicidio. Lì entra in scena Han Byung-yong: una guardia carceraria a cui viene affidato il compito di comunicare dei fatti cruciali e delle informazioni importanti riguardo al caso di un attivista politico che si è dato alla macchia dopo esser stato incastrato come “comunista”, per via della sua vicinanza ai due principali Candidati Presidenziali dell’opposizione, Kim Dae Jung e Kim Young Sam. E grazie a questo attivista, la verità scoperta dalla guardia e dal suo direttore, filtra alla più ampia rete degli attivisti pro-Democrazia e Giustizia, anche per mezzo della collaborazione tra capi Cattolici e Buddhisti che a turno passano le informazioni ai media. Yeon-hee è una studentessa del College che non è coinvolta nella rivoluzione democratica ma svolge alcune commissioni per suo zio, la coraggiosa guardia carceraria, in cambio di regali. Un giorno, durante un’uscita con una sua amica si “impiglia” nel fuoco incrociato tra attivisti universitari e poliziotti. Così incontra un ragazzo che accende il lei un certo tipo di interesse. Il ragazzo è Lee Han-yeol, uno studente attivista della Università di Yonsei che insieme agli altri cinque personaggi svolgerà un ruolo cruciale nel cambiamento politico avvenuto in Corea nel 1987.

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RECENSIONE


È cosa difficile per un regista affrontare episodi controversi nella storia recente; un incidente ricordato ed anche vissuto dai soggetti rappresentati. È una scelta coraggiosa da parte di Jang Joon-hwan quella di fare 1987: When the day comes, una drammatizzazione sugli eventi della “Rivolta Democratica di Giugno” della Corea del Sud: una invocazione nazionale della democrazia in contrapposizione alle ingiustizie dello spietato governo militare del paese.

Un dottore ed un infermiere sono due nervosi passeggeri di un van da cui non sono autorizzati a sbirciare fuori da delle finestre coperte. Al loro arrivo in un edificio indistinto uno scenario orribile si rivela: Un giovane mezzo nudo ricoperto di lividi, prono, bagnato fradicio, e senza coscienza a terra. Diventa presto evidente che non c’è possibilità di salvarlo, ma comunque al Dottore viene ordinato da degli agenti che gli stanno intorno di provare a rianimarlo. Impossibile: il ragazzo è morto. La sua morte provocherà una scintilla nazionale in una polveriera che era già pronta ad esplodere da lungo tempo.

Nei decenni successivi alla Guerra di Corea, il governo del paese è stato comandato da personaggi di potere militari; generali che non hanno sentito necessità di lasciare neanche una minima parte del loro potere assoluto nelle mani dei cittadini della nazione per mezzo di qualcosa somigliante ad un voto. Comandano col pugno di ferro; reprimendo velocemente ogni tipo di dissenso o ribellione pubblica, usando i loro battaglioni di polizia e forze militari. Come residuo dalla Guerra, i Primi Ufficiali etichettano i dissidenti come “comunisti” dato che quell’epiteto “funzionava” ancora. Dagli anni ’80 il paese ha iniziato a stufarsi delle brutalità così spesso commesse dal governo di Presidente Chun Doo-hwan. Nell’ambito di una rivolta studentesca nella città di Gwangju le milizie di Chun entrarono in azione e cominciarono un massacro che macellò oltre 600 cittadini. L’orrore di quel momento arde ancora nei giovani e sette anni più tardi, gli studenti continuano a protestare, mentre le forze di Chun continuano a fare di tutto per opprimere le loro voci.

È la strategia della mano pesante di quegli agenti che portò all’assassinio di uno studente di lingue ventunenne: Park Jong-chul. Egli venne catturato e sottoposto ad un letale Waterboarding (tortura dell’acqua) dagli investigatori, con conseguente entrata in azione dei lacché di Chun che si adoperano frettolosamente per insabbiare il fattaccio. Il loro intento è quello di bruciare il corpo il più velocemente possibile in modo tale da distruggere ogni possibile prova di tortura; provvedimento che però richiede l’approvazione legale da parte di un Pubblico Ministero: il signor Choi Hwan, che non ha alcuna intenzione di eseguire l’ordine da parte dei suoi superiori. Tutta la fretta di una direttiva così sbrigativa puzza, insieme il fatto che in questa società, così reverenziale verso i legami familiari, il corpo del giovane dovrebbe essere cremato senza né una autopsia né fatto vedere prima a dei familiari per identificarlo o salutarlo per l’ultima volta. Il PM, noto per avere una grande forza di volontà e una testa dura, viene anche minacciato dal temibile Commissario Park Cheo-won, leader delle Indagini Anti-Comunismo del Presidente Chun, che cerca di convincere Choi a fare la cosa “giusta”. Non passa molto prima che la voce sulla morte dello studente si diffonda per le strade di Seoul, che è ulteriormente infiammata dalle ridicole dichiarazioni pubbliche rilasciate che sosterrebbero una morte a causa di arresto cardiaco del 21enne.

L’arresto di Park Jong-chul è stato solo uno dei tanti in quel tempo di tumulti, e le prigioni sono piene di dissidenti il cui unico crimine era quello di cercare la democrazia in barba al governo. La lotta continua anche in prigione, dove un direttore, disgustato dalla legione di ingiustizie, fa da intermediario tra i lottatori per la libertà dietro le sbarre e gli organizzatori dei combattenti anti-governo là fuori, nascosti dalla polizia. L’eroismo del direttore ed il desiderio di agire per il giusto mettono sempre più in pericolo la sua famiglia, mentre allo stesso tempo la sua giovane nipote incrocia il proprio destino con quello di un attivista.

Jang Joon-hwan ha dipinto un quadro tragico di storie umane che si combinano e avvicinano l’un l’altra, incrociandosi in maniera tale da cambiare per sempre le vite dei protagonisti. C’è la storia onnicomprensiva della corruzione che ha permeato la politica Coreana e ha assoggettato i cittadini, che hanno dovuto vivere nella paura della loro stessa polizia e delle loro autorità. In questo film siamo testimoni del controllo assoluto ed inattaccabile che il Presidente Chun ha inflitto agli stessi cittadini che il governo doveva servire, e della sua abilità nel controllo degli organi di stampa più importanti usata per nascondere ogni sua malefatta. Ci vengono proposte persone comuni che non sopportano più la tirannia, obbligati a rischiare tutto in strategie e sotterfugi al fine di organizzare una crescente pressione in direzione della libertà. In qualche modo, entra anche un raggio di sole sotto forma di amore che sboccia nel mezzo del terrore.

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SOTTOTITOLI

(versione: bluray - unknown)




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Messaggio modificato da SulFiloDeiRicordi il 20 March 2020 - 04:34 PM
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 foto fabiojappo 07 Mar 2019

Grazie SulFiloDeiRicordi. Ricordo che il film ha vinto il Far Est Film Festival di Udine nel 2018

Interessante nel ricostruire il clima storico-politico della Corea di quel periodo, anche se nello sviluppo drammatico si affida troppo a collaudati meccanismi cinematografici. A una retorica, a un'enfasi a tratti eccessive.
Messaggio modificato da fabiojappo il 08 March 2019 - 10:57 AM
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 foto ahmalavo 08 Mar 2019

Visualizza Messaggiofabiojappo, il 07 March 2019 - 09:31 PM, ha scritto:

Grazie SulFiloDeiRicordi. Ricordo che il film ha vinto il Far Est Film Festival di Udine nel 2018

Interessante nel ricostruire il clima storico-politico della Corea di quel periodo, anche se nello sviluppo drammatico si affida troppo a collaudati meccanismi cinematografici. A una retorica, a un'enfasi a tratti eccessive.

Io invece ho trovato che il film sia riuscito a non sbrodolare troppo a livello di retorica ed enfasi, a differenza di tanti film coreani pure acclamati come "A taxi driver". Poi certamente non è un film che rivoluziona le regole del genere: è realizzato sul solco di una lunga tradizione, ma ben confezionato come i migliori film hollywoodiani.
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 foto JulesJT 09 Mar 2019

Grazie, SulFilo!
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 foto ggrfortitudo 22 Mar 2019

Grazie SulFiloDeiRicordi,
ottima traduzione... sarebbe stato difficile seguirlo con i sub in inglese perché il ritmo dei dialoghi è martellante.
Mi sono sempre piaciuti i drammi giudiziari e questo merita gran considerazione nel suo genere.
Un po' ampolloso in certi tratti ma forte ed efficace.

"L'ultima arma che abbiamo è la verità".

:em63: :em63: :em63:
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 foto Iloveasia 24 May 2019

Sono d'accordo con Fabiojappo quando dice he il film segue schemi fin troppo collaudati: ritmo, azione e un po' di enfasi retorica. Non si può però sottovalutare il coraggio del regista nell'affrontare con piglio deciso e trascinante un momento cruciale della storia delle Corea (come se a Cina, un giorno, potesse fare un film su Piazza Tien an men). Mezzo voto in piu' per rimediare a un voto scriteriato di chi non dimostra interesse alcuno per la storia tormentata dell'Asia.
Un grazie a Sulfilodeiricordi per la bella traduzione.
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