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[RECE] Nobody Knows

 foto shane 30 Sep 2012

NOBODY KNOWS
a tutti qurlli della distribuzione

E’ ispirato ad una storia vera accaduta in Giappone. La realizzazione del film che ha avuto un anno di lavorazione ha fatto sì che i bambini, tutti esordienti, donino a lavoro una maggiore densità dovuta alla consapevolezza che nel corso del tempo li ha resi più grandi, soprattutto il protagonista Yuya Yagira di 12 anni che interpreta Akira che ha vinto la palma d’oro a Cannes nel 2004 come migliore interpretazione maschile, l’anno in cui nella giuria il presidente era Q. Tarantino.

Il film racconta di una madre che ha avuto quattro figli da diversi uomini ed è rimasta sola. Lei è ancora un’adolescente, con tutti i sotterfugi, l’inventiva e le leggerezze irresponsabili, tipiche in quell’età. Non sa prendersi cura dei figli, ma sa risolvere brillantemente la difficoltà di trovare casa, dato che in Giappone i proprietari non amano affittarle a famiglie con figli piccoli. Lei ogni tanto si innamora di qualcuno e se ne va lasciando dei soldi al figlio maggiore l’unico che può farsi vedere, mentre gli altri vivono perennemente in casa, come clandestini. Infatti nessuno va a scuola. Durante questi periodi in cui lei si allontana da casa, perché non può sostenere la pressione di tale responsabilità, si ha modo di percepire il legame che unisce questi bambini e la loro dipendenza affettiva nei confronti della madre, ma anche l’indifferenza dei maschi giapponesi verso i loro presunti figli. Succede che la madre se ne va per un periodo più lungo di quanto aveva comunicato, forse li ha abbandonati per sempre e qui la storia ha un escalation, fin all’evento nefasto. E’ interessante l’evolversi della situazione, Akira, divenuto capofamiglia a tutti gli effetti, dopo un periodo di responsabilità anche lui si lascerà andare per imitare i suoi coetanei che vivono in famiglie normali. Questo farà precipitare le cose e il ragazzo si troverà a provare stati d’animo a cui nessuno della sua età è preparato per affrontare. Scelte che nella società attuale potremo definire eroiche, perché dentro di se sa che non ci sono alternative, c’è solo l’amore che non può essere mai merce di scambio.
E’ interessante come il film metta in evidenza anche la concezione che la società giapponese ha per gli outsiders. Grandi e piccoli tutti devono uniformarsi a questo modello culturale di stampo tecno-feudale, ma anche qui Kore-Eda il regista, non lo fa in maniera ideologica, rendendo così ancora più potente la denuncia, mostrandoci che anche in una società così rigida ci possono essere oasi di compassione per le vicende altrui, osservando attentamente queste personaggi, che a loro volta subiscono umiliazioni per la condizione sociale da cui provengono. Ci vorrebbero pagine intere per parlare di come il regista sia riuscito con pochissimi gesti e situazioni a mostrare un mondo con notevole maestria nell’introspezione psicologica e sociale. Si ha la sensazione che la durata del film sia superiore a quella effettiva per la densità del racconto. Non basta vederlo una volta, perché nelle visioni successive, conoscendo già la trama, si riescono a cogliere sfumature ed espressioni che solo un grande maestro del cinema sa cogliere. Una su tutti, ma ce ne sarebbero parecchie da segnalare, nella scena in cucina con la madre che aiuta Akira a fare degli esercizi su un abecedario, mentre lui arranca, lei lo stimola puntandogli la matita in testa. Il modo con cui lui si schernisce è commovente, tanto è pregnante quella autenticità extraesegeta. Un film interpretato magistralmente da bambini che parla espressamente agli adulti come raramente si è visto fare nel cinema (Rossellini “Germania anno zero”), ma che allo stesso tempo sa cogliere il linguaggio dei bambini come farebbe un bambino. Un film giapponese nel vero senso del linguaggio, perché Kore-Eda sa mostrare da un particolare il mondo intero.
E’ raro in questi anni trovare film così grandi.
Un’annotazione infine sul doppiaggio nel DVD italiano, perché dire che è pessimo è un eufemismo. La verità è che ha distrutto il film, perché l‘ha spolpato di ogni emozione al di fuori della trama, mentre la grandezza del film è dovuta proprio alle emozioni che l’interpretazione, i suoni, le voci, e la regia riescono a trasmettere indipendentemente dal significato delle parole. Per capire quello che dico vi racconto come sono entrato in contatto con Nobody Knows. Ho visto il film per la prima volta in una TV tailandese in lingua originale con sottotitoli in thai. Io non conosco né il giapponese, né il tailandese e nemmeno so leggere i caratteri thai, ma la forza del film è tale che non ho potuto distogliere lo sguardo fino alla fine. Questo film mi è rimasto nel cuore e poi grazie a Ghezzi che l’ha trasmesso su “Fuori Orario” in lingua originale con sottotitoli in italiano, ho potuto sapere il tutto, ma non era poi così diverso da quello che già sapevo. Questa piccola storia la dice lunga anche sullo stato di salute del cinema italiano e di coloro che sono alla guida di questa società che ha anche il compito di valorizzare il nostro cinema. Se la sensibilità per un film di tale portata è questa, immaginate cosa può essere il nostro cinema, quando i nostri autori si imbattono con industriali di questo calibro…
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 foto fabiojappo 02 Oct 2012

Hai ragione shane. E a parte il doppiaggio (che a me interessa poco perché non lo guarderei mai doppiato) fanno schifo i sottotitoli. Peccato un'edizione così per un film grandissimo.

p.s. avviso i subber che ho aggiunto qualche immagine alla rece perché erano scomparse...
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 foto JulesJT 25 Feb 2013

Meravigliosamente struggente e..... contento di non aver mai posato lo sguardo sulla versione doppiata in italiano......
:Japan: :Japan: :Japan:
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