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[RECE][SUB] Farewell to the Ark

Traduzione di Shimamura81, revisione battleroyale

14 risposte a questa discussione

#1 Shimamura

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Inviato 18 May 2010 - 12:34 PM

Farewell to the Ark
(Addio all'Arca)


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Titolo originale: Saraba hakobune (さらば箱舟)
Nazione: Giappone
Anno: 1984
Genere: Drammatico/Fantastico
Durata: 127 '
Regia: Terayama Shuji
Traduzione: Shimamura81
Revisione: battleroyale



"Per parecchio tempo il colonnello Aureliano Buendìa non riuscì a ricuperare la serenità. […] Era perduto, smarrito in una casa estranea dove ormai nulla e nessuno gli suscitava la minima ombra di affetto. [...]Un mattino trovò Ursula che piangeva sotto il castagno, appoggiata alle ginocchia di suo marito morto. Il colonnello Aureliano Buendìa era l'unico ospite della casa che continuava a non vedere il potente vecchio incurvato d mezzo secolo di intemperie. «saluta tuo padre» gli disse Ursula. Lui si fermò per un attimo davanti al castagno, e ancora una volta si accorse che nemmeno quello spazio vuoto suscitava in lui una parvenza di affetto.
«Cosa dice?» chiese.
«È molto triste» rispose Ursula, «perché crede che morirai».
«Gli dica» sorrise il colonnello, «che non si muore quando si deve, ma quando si può»".



*

"Macondo era già un pauroso vortice di polvere e macerie centrifugato dalla collera dell'uragano biblico, quando Aureliano saltò undici pagine per non perder tempo coi fatti fin troppo noti, e cominciò a decifrare l'istante che stava vivendo, e lo decifrava a mano amano che lo viveva, profetizzando sé stesso nell'atto di decifrare le ultime pagine delle pergamene, come se si stesse vivendo in uno specchio parlante. Allora saltò oltre per precorrere le predizioni ed appurare la data e le circostanze della sua morte. Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, perché era previsto che la città degli specchi (o degli specchietti) sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini nell'istante in cui Aureliano Babilonia avesse terminato di decifrare le pergamene, e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cento anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra".



"Cent'anni di solitudine"
Gabriel Garcìa Màrquez1



Terayama Shuji (寺山 修司).

Nato il 10 dicembre del 1935 ad Hirosaki, nella prefettura di Aomori, Terayama2 era figlio unico. Il padre muore durante la guerra del Pacifico3, quando il giovane Shuji ha appena nove anni. Per sopravvivere, la madre è costretta ad affidare il figlio ad alcuni parenti, a Misawa, sempre nella prefettura di Aomori, mentre lei si trasferisce nel Kyushu, per lavorare in un'industria bellica. È in questi anni che Terayama conosce gli orrori della guerra, sopravvivendo miracolosamente ai raid americani che, ad Aomori, uccisero oltre 30,000 persone.
Terminata la guerra, nel 1954 Terayama si iscrive alla prestigiosa Università di Waseda [Waseda Daigaku (早稲田大学)], per tentare la laurea in Lingua e letteratura giapponese, ma è costretto ad abbandonare per problemi di salute. Terayama soffre infatti di "sindrome nefrotica"4, una malattia che colpisce i reni, che in quegli anni fa la sua prima apparizione e con il quale il regista dovrà convivere per il resto della sua vita. Da questo momento in poi Terayama frequenterà un'unica scuola: la vita. Comincia infatti a lavorare nei bar del quartiere di Shinjuku (新宿区), a Tokyo, e contemporaneamente studia da autodidatta tutto quello che gli serve.
Siamo all'inizio degli anni sessanta, ed il giovane Terayama si fa subito notare negli ambienti culturali della capitale, in specie per la sua cultura proteiforme, capace di trattare di poesia giapponese, quanto di letteratura straniera, di boxe, quanto di corse di cavalli. Numerosi i saggi che egli scrive in quegli anni. È questo un periodo di forti contestazioni sociali, quello che Oshima Nagisa (大島 渚) descriverà nella sua "tetralogia" per la casa di produzione cinematografica Shochiku (松竹株式会社), e che lo stesso Terayama descriverà nel suo secondo lungometraggio: Sho o suteyo, machi e deyō [書を捨てよ、町へ出よう(Getta i tuoi libri e corri per strada!); tit. int.: Throw Away Your Books, Run into the Streets!], del 1971.



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La svolta per Terayama avviene nel 1967, quando decide di fondare una compagnia tetrale, che lui stesso battezza Tenjo sajiki (天井桟敷)5, "I bambini del paradiso", un omaggio all'opera di Marcel Carné, e al suo "Les enfantes du paradise"6. Grazie alla sua compagnia teatrale Terayama diviene la personalità più in vista della cultura e del teatro d'avanguardia in Giappone, oltre che uno degli autori più importanti dell'Avant-garde internazionale. Le rappresentazioni, numerosissime, si susseguono senza sosta, ed il regista vi prova molte pièces che poi riprenderà anche in forma cinematografica. Nel 1981, addirittura, dà una rappresentazione del romanzo/capolavoro di Gabriel Garcìa Màrquez: "Cent'anni di solitudine"7.



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Ma è già nel 1971 che il regista prova l'esperienza cinematografica8. Prima con Throw Away Your Books, Run into the Streets!, poi nel 1974, con il capolavoro, l'autobiografico Den'en ni shisu [田園に死す, (Pastoral, to Die in a Country)]. Nel 1977 omaggia una delle sue passioni, la boxe, con un film discreto, ma non all'altezza dei precedenti, Bokusa [ボクサー, (The Boxer)].
Nel frattempo, oltre a continuare le sue rappresentazioni teatrali con il Tenjo sajiki in tutto il mondo, ormai, non rinnega la sua passione per i cortometraggi, cui già si dedicava dal 1960, e che gli permettono di lavorare con una sceneggiatura più libera, spesso improvvisata, secondo prerogative quasi jazzistiche. Il primo di un certo rilievo è sempre del 1971, Tomato kecchappu kotei [トマトケッチャップ皇帝, (Empereur Tomato Ketchup)], un cortometraggio sconvolgente9, ambientato in un futuro immaginario, in cui i bambini governano sugli adulti. Segue, nel 1974, uno dei suoi più famosi: Rolla [ローラ, (Roller, ma noto anche come "Laura")]. Da qui in poi, fino al 1979, ne seguiranno altri dodici. L'ultimo, Kusa Meikyū, [草迷宮, (Grass Labyrinth)], della durata di circa 50 ', interpretato dal regista Itami Juzo (伊丹 十三)10. Segue una lunga pausa, a causa di problemi di salute, che non significa però inattività. Oramai personalità molto in vista, scrittore e saggista autorevole, Terayama viaggia per il mondo, invitato dai direttori dei Festival più importanti del pianeta.



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Il 1983 è l'anno del ritorno dietro la macchina da presa. Il film verrà presentato in anteprima a Cannes, in concorso. Terayama è molto amato dalla critica francese, e lui ricambia, d'altronde non ha mai nascosto la sua passione per il cinema e per la letteratura francese.
Non vede l'ora di partire.

Terayama Shuji non arriverà mai a Cannes. Il 4 maggio 1983 muore in seguito ad un attacco di cirrosi epatica. Il Tenjo sajiki si scioglie poche settimane dopo.
Il suo ultimo film, presentato a Cannes nel 1984, è Farewell to the Ark.



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Saraba hakobune (さらば箱舟).

Addio all'arca, in inglese Farewell to the Ark, ma il film è conosciuto anche con il titolo Goodbye Ark, è un film visivamente splendido. Abbiamo già detto che è stato l'ultimo film di Terayama, con tutti gli annessi e connessi. In genere ci si spreca nel dire che è l'ultimo film, quindi testamento spirituale dell'autore oltre che summa della sua opera. Saraba hakobune non è niente di tutto questo, ovvero è anche tutto questo, o meglio, potrebbe essere tutto questo...11
Voglio dire...
Il film è stato girato dal regista gravemente ammalato, consapevole che oramai non gli restava molto da vivere. In esso Terayama affronta un tema a lui carissimo, un tema già protagonista di buona parte delle sue pellicole, quello dei ricordi. Oltre a questo tema, il regista tratta anche del tema della famiglia. Si tratta per lo più di ricordi personali che Terayama usa come punto di partenza e che trasforma/reinventa/riscrive per adattarli nel miglior modo possibile alle sue storie. In tal senso il film può essere inteso come testamento morale dell'artista e come summa della sua opera, se non fosse che, in realtà, il film si discosta, per molti aspetti, dai suoi lavori anteriori, configurandosi, più che altro come il suo capolavoro della maturità.



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In primo luogo differisce per l'ispirazione, che non viene dalla vita del regista12, ma da un romanzo, l'epocale capolavoro di Gabriel Garcìa Màrquez: "Cien años de soledad", del 1967.
L'epopea narrata dallo scrittore colombiano scosse il mondo della letteratura, apportandogli nuova linfa. Garcìa Màrquez creava un mondo letterario fuori dal tempo, dove il continuo susseguirsi negli anni degli Aureliani e degli Arcadi costituisce il simbolo di un universo, di un'Arcadia, che si poggia su fondamenta del tutto intonse, non sfiorate né dalla paura né dalla recriminazione, né dal giudizio né da qualsiasi altra forma di selezione dell'esistente. I morti che tornano e le assunzioni al cielo, neonati con la coda di porco e cantori bicentenari, entrano/penetrano nella mente del lettore, confondendone la percezione del reale, violandone e sovvertendone le fondamenta. E nel fare questo, ci introducono alla "mitopoietica" màrquesiana, in un mondo "altro", del tutto privo della necessità di un "Assoluto", dominato da una speranza pagana irriducibile all'osservanza di qualsiasi legge/ordine precostituita/o.
Un romanzo del genere difficilmente non poteva non interessare il regista, che decise prima di trarne un lavoro teatrale13, abbastanza fedele all'originale, e poi un film, svincolato, invece, dalla trama del romanzo: Saraba hakobune.



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Terayama ha tessuto un incantesimo fatto di magia e di critica sociale intorno alla amore proibito fra due cugini. Su-e [Ogawa Mayumi (小川 まゆみ)]14 e suo cugino Sutekichi [Yamazaki Tsutomu(山崎 努)]15, discendente di una delle famiglie più importanti del villaggio, i Tokito, vivono insieme ma non possono avere rapporti sessuali, perché il padre di Su-e la costringe ad indossare una cintura di castità. Come altri abitanti del villaggio, infatti, egli crede che, se dei cugini dovessero avere dei figli insieme, questi ultimi nascerebbero mostruosamente deformi. Inutile dire che tutto ciò sottopone il povero Sutekichi al dileggio dei suoi compaesani, oltre che dei suoi familiari. Non potendo sopportare oltre, Sutekichi uccide Daisaku, capo della famiglia Tokito, e poi scappa con Su-e. Passato del tempo, i due ritornano al villaggio, ma Sutekichi dovrà ad affrontare i fantasmi del passato e le conseguenze delle proprie azioni...
Stilisticamente, il film non si discosta molto dai precedenti lavori di Terayama: telecamera quasi fissa, l'uso di filtri video (le c.d. "gelatine"), insomma, una messa in scena che molto deve al classico teatro giapponese. C'è qui, tuttavia, una maggiore sobrietà, meno voglia di stupire lo spettatore, e molta più voglia di raccontare. Ne consegue, quindi, anche uno stile più sobrio rispetto al passato, nonostante i numerosi aspetti "folkloristici" della storia.



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Terayama, in quest'opera, affronta i temi dello scontro tra tradizione e vita moderna, del progresso e del nostro personale rapporto con il passato, nel bene e nel male... Esplora il tema delle donne e del loro ruolo, della loro liberazione e della loro sessualità. È evidente un profondo simbolismo, ma è il film stesso ad essere unico, bizzarro e affascinante, a volte anche bello, con i suoi strani rituali e i suoi ballerini, con i suoi momenti che sfiorano l'assurdo, con i suoi anacronistici e selvatici costumi, con le sue colorate immagini surreali, e con tutti i suoi strani comportamenti. Infine, un finale bellissimo, intriso di struggente malinconia, sembra avvolgere ogni cosa.



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Ho trovato l'ultimo lavoro di Terayama Shuji uno dei suoi film migliori.
L'opera che conferma non solo l'incredibile talento di quest'artista giapponese, ma anche la sua incredibile duttilità.
Malinconicamente, c'è da chiedersi cosa avrebbe potuto dare un regista del suo calibro, al cinema giapponese, se fosse vissuto più a lungo.
Spero possiate apprezzare il suo commiato dal mondo del cinema, dalla vita, e da Noi, così come ho fatto io...



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Desidero naturalmente porre i miei più sentiti ringraziamenti al mio fidato revisore, battleroyale. :em41:



La versione dei sottotitoli è quella in 2 CD, da 1,36 GB.

Per qualsiasi cosa, errori o difficoltà a reperire il film, non esitate a contattarmi.


See ya' soon. :em69:



Note alla recensione.

1 Gabriel Garcìa Màrquez, Cien años de soledad, 1967. L'edizione italiana è a cura di Mondadori.

2 Ho già accennato qualcosa del discorso su Terayama Shuji nella Recensione del cortometraggio "Laura", cui mi permetto di rinviare.

3 In Indonesia, cioè, durante la Seconda guerra mondiale.

4 In realtà non si tratta di una malattia, ma di una "sindrome", appunto. Cioè di una serie di sintomi che coinvolgono l'apparato renale e che derivano per lo più da patologie che colpiscono non solo i reni, ma anche l'intero apparato urinario. Non è facile indagarne l'origine. Oggi le cause si identificano per lo più grazie ad una "biopsia". Ai tempi di Terayama ciò era molto difficile, tant'è che il regista non saprà mai di cosa realmente soffriva...

5 Sul Tenjo sajiki mi permetto di rinviare di nuovo alla [RECE-SUB] di "Laura".

6 Amanti perduti (Les enfantes du paradise), di Marcel Carné, 1945. Scritto in collaborazione niente poco di meno che con Jacques Prévert, il film non solo rappresenta l'apice dell'opera cinematografica di Carné, ma anche una delle vette più alte del cinema francese. Il film è infatti un inno all'amore universale, girato magistralmente e recitato in maniera grandiosa. Il titolo, che a prima vista sembra solo poetico, in realtà fa riferimento all'ambientazione del film, che è quella degli artisti di strada, dei teatri e del circo. In Francia, infatti, vengono chiamati "le paradis", perché posizionate più in alto, dietro alle poltrone centrali, i posti a sedere più economici dei teatri. In realtà, avrebbe dichiarato poi Carné, in tal modo il titolo finiva per porre l'accento sul pubblico, e non sugli attori, veri protagonisti del film, tant'è che il titolo originale doveva essere "Funambules" . Ma alla fine si preferì "Les enfantes du paradise".

7 "Cent'anni di solitudine" (百年の孤独) venne rappresentato dal Tenjo sajiki, in cinque atti, all'interno di un grande magazzino. Il pubblico era seduto intorno al palco centrale. Oltre il pubblico altri quattro pioccoli palchetti, posti agli angoli del palco centrale, su cui venivano proiettate, a fasi alterne, ma spesso anche in simultanea, scene del romanzo. In tal modo il Tenjo sajiki costringeva gli spettatori a scegliere quale scena seguire, quasi fosse un gioco... È stata la prima rappresentazione del Tenjo sajiki ad essere anche filmata.

8 Ma, come vedremo tra breve, era già dal 1960 che si dedicava alla realizzazione di cortometraggi.

9 Del film, che suscitò scandalo per il suo alto contenuto erotico, esiste anche una versione lunga dello stesso anno.

10 Itami Juzo. Già assistente di Kurosawa Akira (黒澤 明), poi acclamato regista egli stesso. È noto, in occidente, soprattutto per Tanpopo [タンポポ, (Dente di leone)], film del 1985.

11 Ma che sto dicendo? O_O

12 Il cinema di Terayama aveva un carattere estremamente autobiografico, oltre che un non so che di autocelebrativo, un po' come il cinema di Fellini, a cui, per alcuni temi, alcuni critici hanno accostato il regista nipponico.

13 Vedi nota 7.

14 Già vista nel bellissimo Fukushū suru wa ware ni ari [復讐するは我にあり, (Vengeance is mine)], del grandissimo Imamura Shohei (今村 昌平).

15 Attore feticcio di Itami Juzo, vinse il Blue Ribbon Award per la sua interpretezione in questo film, a dir poco straordinaria, ma sono convinto che alcuni tra gli utenti del forum lo abbiano riconosciuto soprattutto grazie ad una delle sue ultime performance. Parlo del ruolo del signor Sasaki, in Okuribito [(おくりびと), Departures], di Takita Yojiro (滝田 洋二郎), film vincitore dell'Academy Award, nel 2009, per il miglior film straniero e che fruttò a Yamazaki il premio come miglior attore non protagonista ai Japanese Academy Award.






SOTTOTITOLI





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Messaggio modificato da JulesWU il 04 March 2017 - 05:17 PM

Hear Me Talkin' to Ya




Subtitles for AsianWorld:
AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
Focus: Art Theatre Guild of Japan
Recensioni per AsianWorld: Bakushu di Ozu Yasujiro (1951); Bashun di Ozu Yasujiro (1949); Narayama bushiko di Imamura Shohei (1983).

#2 battleroyale

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Inviato 18 May 2010 - 03:18 PM

Rece come sempre magnifica.
Shima, tu hai il dono di scrivere tanto senza annoiare il lettore ed è una cosa non comune a tutti. Le tue rece, più sono ricche di informazioni e più invogliano a guardarsi un film. Ho letto con moltissimo piacere questa tua rece, dopo aver intrapreso la revisione dei tuoi subs(ottimi già in partenza, come ti dicevo) e devo dire che mi è servita molta questa tua analisi per capire meglio un film che, sebbene rientri nella cerchia dei più accessibili di Terayama, non rinuncia comunque ad una certa sperimentazione criptica del regista giapponese (escluso forse il brutto commedio-dramma "Boxer", ma quello era un film su commissione).
Io Terayama lo preferisco quando non ha paura di osare ("Emperor Tomato Ketchup", "Throw Away Your Books, Rally In The Streets", "Sasso, Carta, Forbici", "Green Labyrinth"), ma anche "Farewell" è un film che incanta lo spettatore facendogli provare emozioni più uniche che rare.
La narrazione è decisamente più comprensibile rispetto ad altre opere del regista, sempre più interessato a raccontare il "come" più che il "cosa", ma non è comunque difficile perdere il filo del discorso in un crogiuolo di amori, delusioni e folklore come questo. Il risultato è comunque eccellente (come del resto la quasi totalità della produzione del regista), girato secondo la sua singolare tecnica e con almeno una dozzina di scene di impatto (l'urlo della donna tra la pioggia di petali gialli, il finale, le disperate scene di sesso, l'incipit).

Un film da non perdere, sicuramente. Lo consiglio soprattutto a chi non aveva amato "Throw Away Your Books, Rally In The Streets" perchè troppo difficile e arzigogolato.
Sweet Like Harmony, Made Into Flesh... You dance by my side, children sublime!


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#3 Shimamura

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Inviato 18 May 2010 - 03:34 PM

TVB Battle ;)

Il film è sicuramente da consigliare a chi Terayama non lo ha mai capito e/o apprezzato, perché rappresenta una svolta più narrativa che stilistica.
È il suo film più pacato, ma anche uno dei visivamente più belli del regista.
Le scene oniriche, la fuga dal villaggio e la scena della pioggia di petali gialli sono indimenticabili!

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AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
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#4 bowman

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Inviato 18 May 2010 - 06:28 PM

Un Terayama non si rifiuta mai, grazie mille :em66:
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#5 battleroyale

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Inviato 18 May 2010 - 06:49 PM

Visualizza Messaggiobowman, il 18 May 2010 - 06:28 PM, ha scritto:

Un Terayama non si rifiuta mai

Beh queste sono proprio parole sante :em66: :em06:






Peccato che dopo, però, questi film sono visti da pochi :em16:
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Lungometraggi subbati per aw: Lunchbox, Wool 100% , Tomie: Revenge, Sexual Parasite: Killer Pussy, Pray, Violated Angels, Go Go Second Time Virgin (Migliore attrice al XIV AW Award), A Slit-Mouthed Woman, Kuchisake, Teenage Hooker Became Killing Machine In DaeHakRoh, Marronnier, Raigyo, X-Cross, Loft (premio alla miglior regia al XV AW Award), The House, Evil Dead Trap 2 , Id, Female Market, The Coffin, Art Of The Devil 3, Coming Soon, Wife Collector, Nang Nak , Whispering Corridors 5: A Blood Pledge, Grotesque, Gonin, 4bia , Lover, Unborn But Forgotten, Life Is Cool , Serial Rapist, Noisy Requiem, Pig Chicken Suicide, Tamami: The Baby's Curse, Nymph, Blissfully Yours, La Belle, February 29, The Cut, Zinda, Rule Number One, Creepy Hide And Seek, M, Visage, Female, Naked Pursuit, Today And The Other Days, Red To Kill, Embracing, Kaleidoscope, Sky, Wind, Fire, Water, Earth, Letter From A Yellow Cherry Blossom, The Third Eye, 4bia 2, The Whispering Of The Gods, My Ex, The Burning, The Haunted Apartments, Vegetarian, Vanished, Forbidden Siren, Hole In The Sky (fabiojappo feat. battleroyale), Invitation Only, Night And Day, My Daughter, Amphetamine, Soundless Wind Chime, Child's Eye, Poetry, Oki's Movie , Natalie, Acqua Tiepida Sotto Un Ponte Rosso, The Echo, Gelatin Silver, Love, Help, Hazard, Late Bloomer, Routine Holiday, Olgami- The Hole, Caterpillar, The Commitment, Raffles Hotel, Ocean Flame, The Sylvian Experiments, Bloody Beach, The Vanished, Dream Affection, White: The Melody Of The Curse, Eighteen, I Am Keiko, Guilty Of Romance, Muscle, Birthday, Journey To Japan, POV: A Cursed Film, Exhausted, Uniform Virgin: The Prey, Gimme Shelter

Serie tv subbate per aw: Prayer Beads

Cortometraggi subbati per aw: Guinea Pig: Flowers Of Flesh And Blood, Guinea Pig: Mermaid In The Manhole, Guinea Pig: He Never Dies ,4444444444, Katasumi , Tokyo Scanner, Boy Meets Boy , Kyoko Vs. Yuki, Dead Girl Walking, Sinking Into The Moon, Suicidal Variations, House Of Bugs, Tokyo March, Emperor Tomato Ketchup, Birth/Mother, I Graduated, But..., Fighting Friends, Ketika, Lalu dan Akhirnya, South Of South, Incoherence, Imagine

L'altro Cinema: Drawing Restraint 9 , La Concejala Antropofaga, Subjektitüde

Inwork: Rec (60%), Kisses (50%), Serbis (90%)

#6 battleroyale

    Kimkidukkiano Bjorkofilo

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Inviato 18 May 2010 - 07:06 PM

Visualizza MessaggioShimamura81, il 18 May 2010 - 03:34 PM, ha scritto:

TVB Battle :em66:


'chio! :em06: :em16: :em41:
Sweet Like Harmony, Made Into Flesh... You dance by my side, children sublime!


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#7 Cignoman

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Inviato 18 May 2010 - 07:55 PM

Grazie ancora una volta per lo splendido lavoro di traduzione e per la recensione ineccepibile!

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#8 _Benares_

    Soft Black Star

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Inviato 19 May 2010 - 11:01 AM

Grazie, ogni Terayama in più è una lacuna colmata.

#9 Kitano

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Inviato 19 May 2010 - 12:31 PM

Grazie infinite... ad entrambi. Sempre film di qualità







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